Karate Kid 4, nascita di Hilary Swank

13 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Non tutti i fan della saga di Karate Kid, e quindi anche dello splendido Cobra Kai, hanno visto The Next Karate Kid, da noi venduto come Karate Kid 4 grazie alla presenza di Pat Morita, per sempre il maestro Miyagi. Certo non c’è Ralph Macchio come nei tre film anni Ottanta e come in Cobra Kai, ma questa opera del 1994 rivista di recente su Amazon Prime Video ha lo stesso un suo perché, visto che in chiave femminile ripropone lo schema del ragazzino solitario e bullizzato da un gruppo plagiato da un adulto cattivo.

Qui il Kreese della situazione è Dugan, un credibilissimo Michael Ironside, ma soprattutto Daniel è una ragazza, Julie Pierce: una bravissima Hilary Swank, qui praticamente agli esordi ed anche abbastanza in età, vent’anni per interpretare una diciassettenne. Meglio del suo spasimante, Eric, che sarebbe un suo compagno di scuola ma sembra il padre.

Miyagi è un ex commilitone del nonno di Julie, che è orfana e vuole abbandonare la scuola. La nonna chiede quindi al maestro di occuparsi della vicenda e da lì inizia una trama abbastanza prevedibile, ma comunque piena di momenti emozionanti (su tutti il momento della liberazione dell’aquila e quello del vestito comprato da Miyagi), alternati ad altri ironici, come i monaci buddisti al bowling, comunque coerenti con la filosofia di Karate Kid. ‘Dai la cera, togli la cera’ non manca.

Noi adolescenti degli anni Ottanta possiamo rinunciare a tutto, perché in fondo non ci importa niente di niente, ma su una cosa non transigiamo: il combattimento finale di sera in un luogo isolato. C’è anche in Karate Kid 4, questa volta con Julie e Miyagi. Film che si lascia guardare e che ha lanciato la carriera della Swank, arrivata ai due Oscar per Boys Dont’ Cry e Million Dollar Baby e a tanto altro. Meglio questo del reboot del 2010 con Jackie Chan e il figlio di Will Smith, in ogni caso il giusto modo per scaldarsi in attesa della quarta stagione di Cobra Kai che Netflix dovrebbe mandare in onda (ma si dice ancora ‘mandare in onda?’) alla fine dell’anno.

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