Juventus, il valore di Paratici senza Marotta

Fabio Paratici saluta con molto stile la Juventus che ha salutato con meno stile lui, fra i principali artefici dei tanti successi dell'ultimo decennio

4 Giugno 2021 di Stefano Olivari

Fabio Paratici saluta con molto stile la Juventus che ha salutato con meno stile lui, fra i principali artefici dei tanti successi dell’ultimo decennio e con il contratto lasciato scadere nel silenzio. Nella conferenza stampa di addio l’ormai ex amministratore delegato dell’area sportiva della Juventus ha addirittura ringraziato gli Agnelli, perché a questo mondo non si sa mai ma in Italia si sa benissimo: non puoi fare il critico del sistema, in alcun ruolo (dirigente, allenatore, giornalista, per non dire arbitro) se poi nel sistema vuoi lavorare.

Veniamo velocemente al punto: quale è stato il vero Paratici? Il bravissimo direttore sportivo ma soprattutto super-osservatore di Marotta o il dirigente con ambizioni internazionali finito a prendere a calci i tabelloni pubblicitari e a fare l’arrogante con gli arbitri, mentre ricorreva al web per scoprire la nazionalità del principale obbiettivo di mercato della Juventus? Senza contare la vicenda di Perugia, che ha aggiunto prestigio all’immagine dell’università locale (finora nota solo per Amanda Knox) e che ancora potrebbe produrre penalizzazioni ai danno della Juventus.

Paratici ha operato alla Juventus senza la tutela di Marotta dalla fine del 2018, ma di fatto era stato così già dall’estate, dall’operazione Cristiano Ronaldo fortemente voluta da Agnelli, osteggiata da Marotta e accolta con freddezza dal pur aziendalista Allegri dell’epoca. Fra le operazioni di successo, in relazione ai soldi spesi (anche solo per ingaggi e commissioni) o incassati, metteremmo Chiesa, Cancelo, Kean. Fra quelle di insuccesso Rabiot, Ramsey, McKennie. Fra quelle non spiegabili, o che non abbiamo capito, Romero. Impossibili anche solo da contare gli esuberi gestiti male, per colpe proprie o dei tempi sbagliati, da Higuain a Rugani, da De Sciglio a Douglas Costa a Sturaro a Dybala, eccetera. Il supercolpo sfumato non per colpa sua, che lo aveva costruito con pazienza? Dybala al Manchester United con Lukaku alla Juventus, saltato per le indecisioni dell’argentino e le pressioni di Conte sul belga.

E Cristiano Ronaldo? Rimaniamo convinti che guadagni troppo poco, in relazione a ciò che produce in campo, anche da campione in declino, e come immagine internazionale. Alla fine è stata una buona mossa, costata di ingaggio come quattro Rabiot ma per un giocatore che vale cento Rabiot. E quindi, il giudizio sui tre anni di Paratici senza Marotta? Paratici rimane uno dei dirigenti italiani più competenti, avrà successo anche in altre squadre. Ma per questo ultimo periodo ci rifacciamo alle immortali parole di Ugo Bologna.

Fabio Paratici says goodbye to Juventus. Paratici, one of the main architects of the many successes of the last decade and with his contract left to expire in silence. In his farewell press conference, the former Juventus sporting director even thanked the Agnelli family, because in this world you never know, but in Italy you know very well: you cannot be a critic of the system, in any role (manager, coach, journalist, not to mention referee) if you want to work in the system.

Let’s come quickly to the point: who was the real Paratici? The excellent sporting director, but above all Marotta’s super-observer, or the manager with international ambitions who ended up kicking billboards and playing the arrogant referee, while using the web to find out the nationality of Juventus’ main market target? Not to mention the Perugia affair, which has added prestige to the image of the local university (hitherto known only for Amanda Knox) and which could yet produce penalties against Juventus.

Paratici has operated at Juventus without Marotta’s tutelage since the end of 2018, but in fact this had been the case since the summer, since the Cristiano Ronaldo operation strongly desired by Agnelli, opposed by Marotta and coolly welcomed by the aziendalist Allegri at the time. Among the successful operations, in relation to the money spent (even if only for wages and commissions) or received, we would put Chiesa, Cancelo, Kean. Among the unsuccessful ones Rabiot, Ramsey, McKennie. Among those that cannot be explained, or that we have not understood, Romero. Impossible even to count the poorly managed redundancies, due to their own faults or to the wrong timing, from Higuain to Rugani, from De Sciglio to Douglas Costa to Sturaro to Dybala, and so on. The super-hit that disappeared through no fault of his own, who had patiently built it up? Dybala at Manchester United with Lukaku at Juventus, blown because of the Argentine’s indecision and Conte’s pressure on the Belgian.

And Cristiano Ronaldo? We remain convinced that he earns too little in relation to what he produces on the field, even as a declining champion, and as an international image. In the end it was a good move, costing as much as four Rabiots but for a player worth a hundred Rabiots. 

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