Italia di Coppa Davis del 1976 o del 2023?

27 Novembre 2023 di Stefano Olivari

Meglio l’Italia di Panatta che vinse la Coppa Davis nel 1976 in Cile o quella di Sinner che l’ha vinta nel 2023 a Malaga? Un Di qua o di là scontatissimo, dopo il trionfo azzurro a Malaga, ma non per questo meno interessante visto che permette di confrontare due epoche del tennis molto diverse ma non così diverse come, per esempio, il 1976 rispetto alle finali di Coppa Davis con il Pietrangeli giocatore. Sia 47 anni fa sia adesso, infatti, parliamo di tennisti professionisti a tutti gli effetti, con un calendario fittissimo ed una carriera individuale slegata dai successi di squadra. Invece molto diversa è l’importanza della Davis: nel 1976 di poco al sotto degli Slam (il che non impediva ad alcuni fuoriclasse, Connors e qualche volta Borg, di rifiutare le convocazioni, mentre ad esempio McEnroe era più patriota) e oggi nemmeno paragonabile.

Panatta-Barazzutti-Bertolucci-Zugarelli, con Pietrangeli capitano, contro Sinner-Arnaldi-Musetti-Sonego (più Bolelli), con Volandri capitano. Chi vincerebbe? Con Berrettini sano non ci sarebbero dubbi, ma con queste formazioni la discussione ha cittadinanza a prescindere dalla formula, quella di una volta con i due singolari il venerdì, il doppio al sabato e gli ultimi due la domenica, tutto al meglio dei cinque set, e quella di oggi con due singolari ed il doppio nella stessa giornata, tutto al meglio dei tre set. A questo proposito, l’abbiamo già scritto ma ci ripetiamo: la formula Piqué sta funzionando, non è che di per sé convinca sempre i grandi ad esserci (del resto non accadeva nemmeno prima), ma ha tempi  e dinamiche più moderni, senza maratone e senza partite a risultato acquisito.

Tornando a noi, possiamo dire che Sinner asfalterebbe Panatta (per ipotesi parliamo del miglior Sinner e del miglior Panatta, non del loro livello medio) su qualsiasi superficie tranne la terra battuta, dove le punte di rendimento di Panatta, unico uomo ad avere battuto Borg al Roland Garros in 8 partecipazioni di Borg al torneo parigino, rimangono ancora ineguagliate. Più difficile il confronto fra i secondi singolaristi di Malaga e Barazzutti, che al di là dei grandi risultati (i migliori sempre sulla terra, semifinali a Roland Garros e US Open) e del numero 7 ATP aveva un tennis possibile soltanto con le superfici e le racchette dell’epoca, difficilmente riconvertibile: ma vale anche il contrario, con lo sweet spot delle racchette del 1976 tanti colpi di oggi finirebbero in tribuna. Il doppio premierebbe quasi certamente Panatta e Bertolucci, colpevoli di non averci davvero mai creduto nei grandi tornei. Italia del 1976 o Italia del 2023?

stefano@indiscreto.net

 

 

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