Invisibili come Zango

18 Gennaio 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con le ciaspole in Val Palot per cercare, insieme alla guardia boschiva che lo ha visto per primo, il gallo cedrone riapparso nella neve quando sembrava estinto. Volevamo chiedere a lui, con la consulenza del cervo e del gattino che si sono incontrati sulla strada innevata in Abruzzo, come vivere queste giornate di depressione. La politica, con i costruttori distruttori, con ciarlatani al servizio del caos. Lo sport nella torbiera di troppi fallimenti. La sanità lasciata sola da litiganti con coda di paglia lunga come questa povera penisola dove i truffatori, gli evasori, gli speculatori, i malavitosi, giocano a fare le vittime mentre una signora sindaco sistema pesci pregiati per amici ricchi e manda ai poveri il pacco degli sfigati.

Dicevamo dello sport, mentre al Coni non sanno più con chi parlare e presto neppure il CIO saprà con chi discutere se l’Italia potrà andare con la sua bandiera a Tokyo e magari ai giochi invernali in Cina dove speriamo di avere tutte le nostre principesse della sciolina, cominciando da Marta Bassino che, raccontando la sua storia, dovrebbe spiegare a ministri e altri  finti competenti come si arriva lassù. Con il gallo cedrone avremmo anche voluto parlare  della soffocante settimana che ha preceduto l’apoteosi interista e la caduta della Juventus pallida e senza sangue  dentro quelle maglie.

Ci hanno servito di tutto. Parrucchieri che sanno far diventare ridicoli giocatori già imbarazzanti quando non sanno stoppare una palla, passarla almeno al più vicino. Compagne di assi che non vedranno l’ora di tornarsene a casa se queste dee sono così belle e brave, certo più di allenatori esigenti, di compagni che ascoltano tutto e tutti, meno chi dovrebbe fare squadra con loro. In questa apoteosi del futile sportivo, naturalmente, abbiamo dovuto aspettare la meravigliosa scheda di Giorgio Cimbrico per sapere di Fabrice Zango, triplista del Burkina Faso, ex Alto Volta, volato oltre i 18 metri e il record del suo allenatore da quando vive in Francia. Avrà anche lui un parrucchiere, una compagna. Chissà, magari è la stessa cosa in tutti i continenti e subcontinenti che hanno al momento almeno un primatista del mondo in atletica, sport da cui far partire tutto anche se non procura vantaggi a chi se ne occupa da credente. Senza scuse ti servono la loro sbobba chiamando gli affari sport, mandando messaggi su tutto quello che si perde, senza dirci come fare per salvarci da questa falce epidemica.

Con questo stato d’animo ci saremmo presentati al gallo cedrone, avremmo cercato di capire perché un gattino nero può andare d’accordo con un cervo nelle vie piene di neve. Niente da fare. Confusi fra  i colori delle zone, sapendo che gli stessi che invocavano la rossa e avutala ora fanno ricorso aspettando a casa una pizza con il drone, perché ai poveracci in bici bisogna pagare persino l’assicurazione, come direbbe l’amico Rapuzzi cittadino del mondo dove la gente sa soffrire. Aspettando che la Mannoia torni venerdì sul palco della Rai per la sua meravigliosa trasmissione musicale, arte vera, felici che la Vanoni e Virginia Raffaele siano davvero amiche dopo l’urticante incontro fra una grande cantante ed una splendida imitatrice nata nel circo. Grandi artiste e grandi persone. Per Ornella bastava la parola di Indro Montanelli quando la si incontrava nel ristorante dove tenevano i fagioli all’occhio per l’uomo di Fucecchio che prenderebbe a calci gli urlatori del momento.

Cari amici animali che su di noi ne avreste da raccontare, crudeli sempre, altro che doppiette ecologiche, vi lascio perché, sul settimanale che il Corriere serve al venerdì, troviamo un articolo di Pier Aldo Rovatti, filosofo, nel magistero del pensiero debole che servirebbe a questi tracotanti propositori di  finti pensieri ed uomini forti, ex cestista, mancino con un bel tiro. Arnaldo Taurisano un suo maestro al Pavoniano di Recalcati e Fratel Brambilla. Mario Borella la sua guida al Leone XIII dove cresceva il giovane Faina. Scuole, mondi. Lui ci stava benissimo ed era bravo a cambiare la vita della gente sapendo cosa dire, dove indirizzare chi aveva fame di cose nuove. Un maestro, un amico, un cugino come gli piaceva presentarsi sui campi quando si raccontava di aver inventato un basket da camera che tormentava i vicini, ma esaltava i partecipanti a tornei interni di qualità. Così  devi pensare anche se giochi a tollini. Così devono credere i partecipanti ad un campionato di basket  senza eguaglianza competitiva, dove non  sai mai che squadre andranno in campo, con quale allenamento, con quali certezze.

Così è facile spiegare quasi tutto, anche le crisi di chi come Reggio Emilia, Cremona e Trento  aveva incantato nella prima parte della stagione. Come giudicare Pesaro senza Carlos Delfino e tormentata  dal male nella stessa settimana in cui tutti celebravano Repesa e una società ben guidata da campioni veri come Costa che ha voluto al suo fianco il Walter Magnifico con cui incantava tutti e non soltanto il regno di Scavolini, l’uomo che sapeva andare in bicicletta fra i sentimenti della gente, dei suoi dipendenti. Cosa possiamo aspettarci da Varese ferma ormai da settimane? È ultima in classifica. L’incubo della retrocessione condiviso con Cantù che adesso, però, potrebbe aver ritrovato la spinta per risalire in una classifica dove i ricchi e i poveri mangiano davvero a tavoli diversi.

In questa camminata sul ciglio del burrone, di qua la finzione, oltre la chiusura di tutto, non soltanto dei palazzetti, l’Armani, bisogna dirlo, rende onore alla sua storia e ad una munifica proprietà in questo mese dove non si ferma mai e, fortunatamente per il fegato di Messina, difficilmente la fermano. Merito di un generale che non è mai contento, ma che sa cercare dentro la testa  della gente, per arrivare al cuore ci vorrebbe la carestia, non è il caso, né il momento. Siamo sicuri che anche senza un centro di gravità permanente riuscirà a far sapere all’Europa che pure qui, nella terra di mezzo, quella del basket un altro sport, abbiamo squadre e società di valore. La stessa cosa si  deve dire della Virtus Bologna imbattuta nel suo torneo europeo, la seconda coppa ULEB, torneo di qualità secondo soltanto all’Eurolega, che non si fermerà per la ridicola bolla che in febbraio farà andare in campo nazionali mascherate e senza la metà di quelli più bravi.

Qui da noi, mentre Brindisi fatica  a digerire i troppi complimenti arrivati nel giorno in cui inflisse a Milano la prima e unica sconfitta del campionato, sfinita dal doppio impegno, le altre che siedono al tavolo dei sciuri stanno andando bene, perché Sassari si sta rinforzando nei punti giusti, perché la Reyer, mai sana del tutto, ora ha guai con Fotu, sta trovando i rematori da mettere sui duri banchi della stagione. Sapendo che non ne potete più eccovi le pagelle sapendo bene di aver tradito il suggerimento del calendario che ci ricordava di renderci indimenticabili se non fossimo riusciti ad essere insostituibili.

10 A DALMASSON e GHIACCI, allenatore e creatore della vera Trieste, perché quello che hanno fatto dopo la crisi Covid, il miracolo della resurrezione seguendo l’unica vera legge dello sport, fatica, sudore qualche lacrima, ci dice che nel basket italiano c’è gente che vale.

9 A Sergio RODRIGUEZ e TEODOSIC perché anche quando hanno la luna di traverso non dimenticano che il gioco di squadra può diventare poesia se  si sanno valorizzare i compagni.

8 A GRAZULIS triestino e GAMBLE virtussino, spesso trascurati, il primo perché sembrava nella squadra della sfortuna, il secondo perché non capiva cosa serviva davvero a Djordjevic per arrivare sotto le mura di Ettorre Messina.

7 Al MENETTI garantito dal Logan senza confini. Questa Treviso marcia bene, va fin dove la porta il cuore, perché l’artiglieria pesante sta in altre banche.

6 A POZZECCO, se non ha voluto fare dell’ironia con l’allenatore che gli negò la gioia scudetto con la Fortitudo, per aver reso omaggio al lavoro di un Repesa furente per la finta Pesaro presentata a Sassari.

5 A TRENTO se perderanno la fiducia dopo settimane dove troppe cose sono andate male. Credendo nella società, in Brienza, siamo sicuri che seguendo il cuore di Forray torneranno a sorridere.

4 A LEGA e FEDERAZIONE se, pensando giustamente a formule alternative in caso di collasso generale, non decideranno di abolirla questa maledetta retrocessione che è un po’ come le multe per società dalle casse vuote.

3 A GIUDICI FEDERALI ed ARBITRI se non troveranno punizioni diverse in questo momento dove multare l’inciviltà dei pochi ammessi sui campi non ha proprio senso. Pene corporali? Be’, non esageriamo. Ma potrebbe essere un idea mettere vincoli su stipendi futuri.

2 A TORTONA e FORLÌ imbattute in A2 nei loro gironi se si faranno scoraggiare da chi pensa ad una Lega dove saranno ammessi soltanto quelli con garanzie. Certo il basket è più visibile se lo si gioca nelle grandi città, ma lo sport va onorato dove sanno onorarlo.

1 A Frank VITUCCI se non troverà tre giornate di silenzio per ritrovare la bella squadra che aveva fatto tremare Milano e che anche adesso nessuno vorrebbe incrociare nella Coppa Italia in programma ad Assago olentissima per febbraio.

0 Al FUNZIONARIO RAI che andrà scodinzolando nella sala dei bottoni per far sapere che la diretta basket Trento-Treviso in concomitanza con Inter-Juventus e, magari il Tempo di Fazio, ha fatto davvero pochi spettatori. Sappia che noi sappiamo.

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