Il tennis antico di Dimitrov

29 Marzo 2024 di Paolo Morati

Il tennis superlativo che Grigor Dimitrov ha regalato nella semifinale di Miami dominata contro Carlos Alcaraz è stato una lezione per chi sostiene che il giovane e già iper vincente spagnolo sia l’imbattibile e incontrastato dominatore del circuito. Ma anche per chi ritiene che il rovescio a una mano non possa giocarsela contro le diagonali e la potenza di quello bimane, discorsi esplosi dopo l’uscita di Tsitsipas dai primi 10 ATP. Una lezione che potrebbe essere utile anche a Musetti, che in termini di talento puro non ha (forse) niente da invidiare a Dimitrov, il quale ha praticamente messo nell’angolo Alcaraz proponendo un tennis vicino parente di quello di Roger Federer.

La sua vittoria – al di là di come finirà il torneo – è quella del tennis (ma anche della vita) che preferiamo e che, attualizzato, Adriano Panatta aveva tracciato nel cameo nel film La profezia dell’armadillo in cui veniva messo al centro, esplicitamente, il contrasto di chi cerca solo il risultato a discapito del bel gioco e del bel punto: il servizio con lo slice a uscire per fare una bella volée, il colpo piatto che fa ‘poff’, l’armonia e la musica, per usare le parole del campione romano. Intesi, Alcaraz è un talento enorme con il braccio così come con le gambe (anche in semifinale abbiamo visto alcuni dei suoi recuperi incredibili che costringono a giocare un punto in più) ma Dimitrov lo ha ridimensionato con l’arte della racchetta.

Il bulgaro di 32 anni ha scombinato il gioco del ventenne di El Palmar probabilmente già sicuro (come gli scommettitori, Direttore a parte) della vittoria, mettendolo in seria crisi davanti a un pubblico in gran parte a supporto del giovane campione. Aggressivo e rapido, con un piede in più dentro al campo in risposta, ma anche delizioso nel tocco di altri tempi, Dimitrov ci ha emozionati. Rassicurandoci sul fatto che a volte il passato, diverso e meraviglioso ma comunque aggiornato al presente, può tornare prendendosi le sue rivincite.

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