Il miglior amico-nemico di Conte

19 Maggio 2011 di Federico De Carolis

di Federico De Carolis
Finalmente una scelta giusta alla Juventus, lo diciamo un anno prima che i risultati del campo rendano facile fare quelli che avevano capito tutto. Parliamo di Antonio Conte, che qualcuno già paragona a Trapattoni. Differenza: quando Trapattoni arrivò alla Juve, trovò una squadra che non vinceva lo scudetto da soltanto una stagione e che aveva tecnicamente tutto per vincerlo subito (come poi sarebbe successo, con annessa Coppa Uefa).
Una Juventus che vinceva grazie anche a una società fortissima e all’influenza, a livelli non solo sportivi, di Gianni Agnelli. Analogia: anche Conte ha vinto tantissimo da giocatore, proprio come quel Trapattoni, e sa cosa siano le pressioni del calcio di alto livello. Dove arrivare secondi, non diciamo settimi, è vissuto come un fallimento. Con tutto il rispetto per Del Neri, che siamo sicuri farà bene in contesti con minori aspettative.
Juventus che torna quindi a vedersela con Milan e Inter? Le intenzioni ci sono, ma non bastano. Tutti vogliono vincere, ma a toccare il traguardo dello scudetto è sempre una sola squadra e questo Antonio Conte lo sa benissimo. Sa anche, grazie alla lunga milizia in bianconero, che da quelle parti conta solo e sempre e da sempre lo scudetto. La Juve ha navigato come una provinciale neppure di lusso negli ultimi campionati, comprando un po’ alla rinfusa e senza mai puntare a quei giocatori di qualità (magari pochi, per stare nel budget) che poi sono quelli che in prospettiva trascinano i Conte (i Conte giocatore) della situazione. Capello, sempre molto ascoltato da Andrea Agnelli, dice che bisogna ripartire dalla qualità dei singoli. Per inserire qualità, chiaramente, non si può pensare di spendere sempre meno degli altri: a certi livelli non ci sono furbizie, non esistono restyling di giocatori promettenti che si sono persi strada facendo e che si spera di recuperare. Alla Juve non si può. Esistono solo campioni collaudati, magari con meno appeal mediatico di Messi e Cristiano Ronaldo, che debbono essere acquistati in concorrenza con le altre grandi squadre del mondo: i Fabregas sono sul mercato, ma non vengono regalati. Ne occorrono almeno tre, di Fabregas, per ripartire e tornare competitivi. E Conte su questo aspetto deve farsi sentire, senza fare l’aziendalista che tanto alla fine il conto sarà presentato a lui. Un campionato decente, con la riconquista di un posto in Champions (cioè almeno il terzo posto), basterà per conservargli l’affetto dei tifosi che si sono mostrati entusiasti non appena è stato ventilato il suo arrivo.
L’amico-nemico con cui dovrà fare i conti è Beppe Marotta. E’ un amico perchè un ds non può tout court essere nemico del tecnico che il presidente ha scelto magari contro il suo stesso parere, visto che lui aveva puntato tutto su Mazzarri. E’ nemico, si fa per dire, perchè Marotta non dimentica mai i giocatori che, per un verso o per l’altro, ha conosciuto quando erano giovani. Forse ha anche puntato su di loro e quando non sono esplosi, lontano dalla sua ala protettrice, è andato a riprenderseli, sicuro di rilanciarli alla grande. Il caso Motta è indicativo di quel che è successo, così come la lo sono la scelta di Del Neri e di molti giocatori che quest’anno sono stati nella Juve contribuendo alla sua debacle. La Juve non può permettersi di rischiare rilanciando giocatori, caso mai si è permessa da sempre il lusso di acquistare giovani di sicuro valore, vedi Del Piero e lo stesso Conte, per tacere di altri. Marotta che, quando vuole sa fare benissimo il suo mestiere, deve cominciare a pensare a una grande squadra in questi termini. In pratica, Conte deve chiedere i giocatori che ritiene all’altezza della sua Juve. Potrà scapparci anche l’errore, ma un tecnico che si rispetti pur non facendo nomi. ha il dovere di individuare i punti deboli di una squadra e indicare le caratteristiche dei giocatori che servono per migliorarla. La Juve non ha la necessità di essere ricostruita. Ha solo bisogno di tre giocatori che possano elevare il suo tasso tecnico e permetterle un campionato regolare e, per molti versi anche ambizioso. Rientrare nel giro delle competizioni internazionali è il minimo che si chiede a Conte.
Se l’amico-nemico Marotta agisce come sa e come può, considerando che la parte economica messa a disposizione dalla società sembra sostanziosa,
la Juve entrerà a vele spiegate nei primi posti. Se così non dovesse essere e se si dovesse tenere un organico ancora di una quarantina di giocatori, allora anche il destino di Conte sarebbe segnato. Ma il suo, per come lo conosciamo, non appare il profilo dello yes man. Da non dimenticare che rinunciò alla serie A a Bari proprio per disaccordi sulla squadra da presentare nel massimo campionato. Un giovane tecnico che conosce bene il suo mestiere, che ha imparato da Lippi e che vorrebbe come Lippi diventare il tecnico di una Juve vincente. Se poi dovesse somigliare anche a Trapattoni, tanto di guadagnato. Ad essere cambiato è tutto il mondo intorno alla Juve, Agnelli compresi. Ma gli scudetti, i secondi e i settimi posti hanno conservato lo stesso valore.

Federico De Carolis
(in esclusiva per Indiscreto)

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