Il loro primo calcio d’angolo

11 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Andrea e Marco Lippi
La partita più famosa mai giocata al Sarrià, vista con gli occhi di un brasiliano…

5 luglio 1982 
Che cos’è la storia, se non una favola  su cui ci siamo messi d’accordo? (Napoleone)
 Italia: Zoff; Gentile – Cabrini – Collovati – Scirea; Oriali – Conti – Tardelli – Antognoni; Rossi – Graziani.
Brasile: Valdir Peres; Leandro – Junior – Oscar – Luisinho; Toninho Cerezo – Falcao – Socrates – Zico; Eder – Serginho.

L’inizio del match è strano. Forse siamo troppo rilassati e certi di farcela. Dopo quattro minuti Paolo Rossi, il centravanti azzurro che tanto bene aveva fatto quattro anni prima in Argentina e che fino ad allora era stata una delle più cocenti delusioni della nazionale italiana, fallisce la deviazione al volo su cross di Cabrini. Ma cinquanta secondi dopo l’Italia non perdona. E’ Bruno Conti che manovra la palla a centrocampo e pesca Cabrini, libero sulla sinistra con un bel lancio, il terzino italiano supera Leandro e crossa al centro. La nostra difesa è immobile. Sulla palla si avventa proprio Rossi che la colpisce di testa da cinque, sei metri e la infila alle spalle di Valdir Peres. Sembra un incubo. Dovevamo fare polpette degli italiani, abbiamo la squadra per annientarli e siamo sotto uno a zero. Ma anche contro Urss e Scozia era accaduto lo stesso eppure eravamo riusciti a rimontare. Del resto mancano ancora ottantacinque minuti.
Alla ripresa del gioco sembra tutta un’altra storia. Prima ci prova Eder su punizione, poi è Junior che lancia Serginho che sfrutta un rimpallo e si presenta solo davanti a Zoff ma calcia malamente fuori alla sinistra della porta italiana. Se solo ci fosse stato qualcun altro su quel pallone… Siamo al dodicesimo. Socrates riceve la palla a centrocampo. C’è Zico, quindici metri più avanti che si fa vedere, ma quel mastino di Claudio Gentile non lo molla. Socrates prova il passaggio lo stesso, Zico riceve e con una finta e un colpo di tacco mette a sedere Gentile. Nel frattempo Socrates ha seguito l’azione e sta tagliando come un treno verso l’area italiana sulla fascia destra. Zico chiude la triangolazione di esterno destro, il “dottore” riceve in area e fulmina Zoff con una rasoiata sul primo palo. Pareggio e le cose ritornano a posto. Ora bisogna solo metterli definitivamente ko.
Gli italiani sembrano in confusione e finalmente l’arbitro Klein ammonisce Gentile che ha già strappato la maglia a Zico. La palla è sempre in nostro possesso e non stiamo correndo alcun pericolo…Al minuto ventiquattro Valdir Peres ha ricevuto palla bloccando un innocuo campanile su punizione di Antognoni. Si prepara a reimpostare l’azione di attacco appoggiando verso Cerezo. Toninho forse si fida un po’ troppo degli automatismi brasiliani in difesa e cerca un passaggio laterale. La palla transita in mezzo a Junior e Oscar che un po’ si guardano e un po’ non si capiscono e nel tempo di un battito di ciglia sulla palla è arrivato Paolo Rossi, ancora lui che ancor prima di entrare in area di rigore lascia partire un secco destro. Il tiro non è angolato, ma Valdir Peres non è Yashin e l’Italia – inspiegabilmente – ripassa in vantaggio. Sappiamo che tempo e talento giocano a nostro favore. Non ci si può abbattere, anche di fronte alla seconda distrazione difensiva che ci è costata carissima.
Ripartiamo a spron battuto decisi a raddrizzare la situazione prima dell’intervallo. Cerezo cerca di farsi perdonare e crossa al centro, dalle retrovie sbuca Socrates che incorna ma Zoff para con sicurezza. Su punizione ci provano Junior e Eder, l’Italia non passa la metà campo. Ancora Socrates che prova a imbeccare Zico, continuamente massacrato da Gentile, tiro del “Galinho” e respinta di pugno di Zoff. E’ il quarantacinquesimo. Chiudiamo il primo tempo sotto due a uno e non ci sembra possibile. Ma è ancora lunga. Le squadre rientrano in campo senza variazioni alle formazioni, se si esclude il cambio effettuato dall’Italia nel primo tempo con Bergomi subentrato a Collovati per infortunio. Si riparte forte, così come si era concluso il primo tempo. La palla ce l’abbiamo sempre noi, ma riusciamo solo ad andare alla conclusione da lontano, con Zico e Leandro, con scarsi risultati. Gli azzurri sono pericolosi solo in contropiede, ma si sa che da che mondo è mondo ne hanno fatto una filosofia di gioco e reclamano addirittura un mezzo rigore per presunto fallo di Luisinho su Rossi. L’arbitro fa proseguire e, lo dico senza faziosità, fa bene. Al minuto cinquantacinque Zico riaccende la luce in campo e dà una palla filtrante in profondità per Cerezo. Sarebbe un gol fatto se il portiere Zoff non gli uscisse sui piedi a sventare la minaccia. C’è mancato poco. Continuiamo ad attaccare senza sosta, l’Italia si arrocca in difesa, ma ancora una volta rischia di fregarci in contropiede con il maledetto Rossi che grazie a Dio stavolta ci grazia. Il mancato gol dell’Italia ci galvanizza ancora di più. Sappiamo, siamo sicuri, di potercela fare. Eder tira un’altra punizione, è un siluro, ma è centrale e Zoff non ha difficoltà a bloccare il tiro. Al minuto sessantotto, finalmente, il calcio si ricorda di avere una logica. Paulo Roberto Falcao riceve palla a venticinque metri dalla porta italiana, ha davanti Tardelli che non ha alcuna intenzione di lasciarlo né passare né tirare. A questo punto Socrates, che ha un cervello da scienziato, ha una grande intuizione, vede la difesa italiana sbilanciata e scatta sulla destra, dettando il passaggio a Falcao. Paulo Roberto va per il passaggio, Tardelli lo sa e fa un passo per anticiparlo. A questo punto però sono il talento e la classe, il talento e la classe sublimi che noi brasiliani abbiamo per questo gioco del pallone, questo gioco che abbiamo nel sangue e che interpretiamo come nessun altro al mondo, sono il talento e la classe a fare la differenza. Falcao vede il movimento di Tardelli e invece di passare il pallone se lo porta sul piede sinistro. L’italiano è ormai sbilanciato, Falcao ha davanti a sé campo libero per andare al tiro. Parte una fucilata che Zoff riesce solamente a sfiorare e che si infila alla sua destra. E’ 2 a 2!
La parte brasiliana dello stadio Sarrià è in festa, mancano solo ventidue minuti al raggiungimento della semifinale, e forse addirittura finirà ancora meglio di così, perché ormai il pallino del gioco è nelle nostre mani, anzi, forse lo è sempre stato e magari invece di pareggiare vinceremo e andremo così ad affrontare la Polonia per giocarci l’accesso alla finale mondiale! L’allenatore Telè Santana, vuole vincere, tutti noi la vogliamo vincere questa partita contro questi codardi italiani capaci di colpirci solo alle spalle, di rimessa. Fuori il macchinoso Serginho, dentro il più mobile Paulo Isidoro. Non smettiamo di attaccare. Un cross pericoloso di Cerezo mette in ansia Zoff, poi è ancora Zico da fuori area che mette alto. Teniamo la palla con sicurezza anche in difesa, ora sta arrivando a Cerezo che la gira di testa verso Valdir Peres, però, accidenti, Cerezo sbaglia il disimpegno e regala il calcio d’angolo all’Italia. E’ il loro primo angolo della partita. Lo batte Bruno Conti, sulla palla saltano in tre, due brasiliani e un italiano, la palla schizza verso Tardelli che batte al volo verso la porta. E’ un tiro lento, assolutamente innocuo, ma i nostri sono così immobili, così inspiegabilmente paralizzati, da rimanere lì fermi a guardare Paolo Rossi, sempre lui, battere in rete a tre metri dalla porta. E’ il g
ol del 3 a 2. Non è possibile.
Gli italiani festeggiano increduli. Noi siamo ancora lì che ci rifiutiamo di credere che questo gioco sia così ingiusto e vogliamo ancora provare ad attaccare, per questi ultimi quindici minuti. Gli italiani sembrano a Fort Apache, Eder batte un’altra punizione a lato, Socrates tira una bordata che un difensore o non so chi riesce a respingere. Gli italiani ci riprovano ancora, manco a dirlo in contropiede, e segnano anche, ma stavolta la Provvidenza illumina l’arbitro che annulla il gol per fuorigioco. Manca ormai così poco. E’ ancora punizione per noi. La batte manco a dirlo Eder, dalla sinistra. Il cross è perfetto, tagliato al centro dell’area, come solo un campione brasiliano lo può battere. La palla supera la difesa italiana. Per colpirla saltano in aria Paulo Isidoro, Cerezo, Oscar, non si sa bene ancora oggi chi sia andato su in cielo a colpire quel pallone (Oscar, comunque). Forse era tutta una nazione che aspettava di colpire quella palla nell’area di rigore dell’Italia. Il colpo di testa arriva ed è secco e angolato, saltiamo in piedi con le braccia alzate, è gol…. Ancora oggi, quando ripenso a quell’estate di più di venti anni fa, la prima immagine che mi salta in mente è quella dei guantoni di Dino Zoff sul quel pallone colpito di testa da un intero popolo al novantesimo minuto di quel maledettissimo 5 luglio. I guantoni e il pallone, che non aveva passato la linea di porta. Mi sono chiesto spesso, in tutto questo tempo, che effetto avrà fatto quell’incredibile partita ai tifosi italiani. Sui giornali scrissero di impresa eroica, di trionfo del gioco all’italiana e di presunzione di noi brasiliani che non ci eravamo accontentatoi del pareggio per cercare un’inutile vittoria. Le solite inutili spiegazioni dei giornalisti che cercano inutilmente di inquadrare il calcio in un teorema. Bearzot aveva previsto il disimpegno sbagliato di Cerezo, rimanere 70 minuti senza battere calci d’angolo era stato un colpo di genio. Questa è la storia.
Andrea Lippi e Marco Lippi
(per gentile concessione degli autori, brano tratto dal loro libro ‘Linea di porta – Emozioni e ingiustizie in 14+1 episodi della storia del calcio’)

Share this article