Il cucchiaio torna a Panenka

5 Giugno 2008 di Stefano Olivari

Gli Europei, finalmente. Le manifestazioni estive programmate ogni due anni, che siano Mondiali od Europei, le aspettiamo sempre con un certo entusiasmo. Ci piace l’atmosfera di festa che si respira nel Paese ospitante, i colori dei tifosi allo stadio (e in questo gli olandesi sono insuperabili), l’attesa per il grande evento con gli immancabili speciali – in televisione e sulla carta stampata – sulle edizioni precedenti e la presentazione delle squadre che si giocheranno la Coppa. L’Italia sembra vivere anche questa attesa con distacco, come sempre del resto. Pronti però a tirare fuori il bandierone e a buttarsi nelle fontane appena si raggiungeranno le semifinali della competizione. Per ora però si è più concentrati su Mourinho all’Inter, sul non-mercato del Milan, oppure sulle nuove fiamme di Cristiano Ronaldo. Sui nostri giornali degli Europei si parla sì, ma nelle pagine centrali per ora, dopo che di Mourinho abbiamo saputo anche che preferisce il vino rosso a quello bianco. Generalmente gli italiani non si sono mai appassionati alle competizioni fra squadre nazionali, il club viene prima di tutto e difficilmente si riescono a superare le antipatie verso quei giocatori che la domenica odiamo tanto: gli stessi tra l’altro che a fronte di un buon ingaggio sarebbero pronti a venire a giocare per la nostra squadra (a quel punto cambia anche il giudizio). Ci piace evidenziare ancora una volta però che gli scontri fra Nazionali sono l’unica occasione per sapere se un portoghese sia più o meno bravo di un turco nell’arte della pedata, anche se in entrambe le nazionali prese ad esempio hanno giocato i soliti brasiliani naturalizzati.

Poi non possiamo dimenticare le sfide che gli Europei ci hanno regalato. Come non ricordare ad esempio Francia-Portogallo, semifinale dell’Euro 84, con doppiette di Domergue per i galletti e di Jordao per i lusitani e gol vincente di un certo Michel Platini al 119° minuto? Quella partita giocata a Marsiglia il 23 giugno viene ricordata come una delle più belle della storia del calcio e non a torto: ovviamente in queste graduatorie facciamo riferimento sempre alle partite trasmesse in televisione, perché sicuramente anche negli anni ’30 ci saranno state partite epiche ma dove reperiamo filmati dell’epoca che possano testimoniarlo? Il 1984 fu anche l’anno della splendida Danimarca di Elkjaer, diventata poi “Danish Dynamite” nel Mondiale del 1986. Una squadra dal gioco scintillante, capace di sommergere di gol gli jugoslavi nel girone eliminatorio per poi soccombere solo in semifinale e ai rigori contro gli spagnoli. Sempre la Danimarca compirà poi il miracolo agli Europei svedesi del 1992. Chiamata all’ultimo momento in sostituzione dei ripudiati jugoslavi, la squadra seppe incredibilmente raggiungere la finale e battere i vicini tedeschi con un netto 2 a 0.

I tedeschi, appunto. A parte alcuni tornei abbastanza imbarazzanti (ci riferiamo agli Europei del 2000 e 2004 e parzialmente ai Mondiali del ’98) i teutonici sono sempre stati la squadra su cui puntare, quella che eravamo sicuri sarebbe arrivata fino in fondo, in un modo o nell’altro. A differenza degli olandesi, quasi sempre belli, spettacolari, affascinanti ma che solitamente si fermavano un passo o due prima della finale. Per non dire degli inglesi o degli spagnoli, abbonati alle uscite nei quarti di finale. E poi non dimentichiamo le sorprese. Il Belgio del 1980, la Repubblica Ceca di Pavel Nedved del 1996, fermata solo dal golden gol di Bierhoff a un passo dal sogno. E ancora il Portogallo di Figo, Rui Costa e Nuno Gomes del 2000, fermato in semifinale dalla Francia di Zidane, bella e fortunata. Per arrivare poi all’ultima sorpresa, forse la più grande, la Grecia di Otto Rehhagel di Euro 2004. Catenaccio vecchio stile, pochi piedi buoni e tanta grinta. Un attaccante che l’ha messa dentro per un’estate (Charisteas) e poi è sparito.

Non abbiamo detto delle finali ma come dimenticare il gol di Van Basten in Olanda-Urss dell’88 o Italia-Francia del 2000? Per non parlare della finale di Belgrado 1976 fra Cecoslovacchia e Germania Ovest, bella e combattuta fino alla fine e decisa da un rigore a cucchiaio di un certo Panenka. Sì, sembra incredibile ma lui fu il primo ad azzardare quel tiro dal dischetto in una competizione di tale importanza. Poi in Italia ovviamente ne attribuiamo la paternità a Totti, ma anche nel giornalismo l’ignoranza sembra non essere più una colpa. Quest’anno come andrà a finire? Difficile a dirsi. Molti dicono Spagna, e non a torto secondo noi, ma c’è sempre quella sindrome da quarti di finale. Forse l’Italia, che ha perso Cannavaro ma ha un gruppo di tutto rispetto e si presenta da Campione del Mondo. Un’altra sorpresa dopo la Grecia? Possibile ma improbabile. Attenzione però alla Romania, che è nello stesso girone degli azzurri e alla Russia di Hiddink, che consideriamo uno dei migliori allenatori in circolazione. Siamo anche convinti che, nonostante il pronostico sfavorevole, una fra Svizzera e Austria accederà ai quarti di finale, più i primi dei secondi. Probabilmente sbaglieremo tutti i pronostici, come sempre o quasi, ma il bello della settimana precedente ad Europei e Mondiali è proprio questo, tutti possono vincere e nessuno tornerà a casa deluso. Da sabato però si fa sul serio. A Basilea Svizzera e Repubblica Ceca cominceranno a far rotolare la palla, sperando che a quel punto la notizia di Gourcuff al Bordeaux venga relegata nelle pagine centrali.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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