Il calcio del Novecento

25 Giugno 2008 di Stefano Olivari

1. Germania-Turchia e Spagna-Russia, dunque. Le semifinali che non ti aspetti, almeno per quanto riguarda turchi e russi. Come al solito abbiamo sbagliato quasi tutti i pronostici di inizio torneo, anche se la nostra prevista finale (Spagna-Germania) è ancora possibile. Nelle sorprese indicate abbiamo centrato la Russia mentre la Romania, partita bene, è crollata proprio sul più bello. Non ci aspettavamo invece una Francia così giù: va bene perdere alla fine di un ciclo, ma questo Europeo per loro è stato una vera e proprio Waterloo. Le sorprese, dicevamo. Della Russia stanno parlando tutti e secondo noi bene ha fatto Rossano Donnini sul Guerin Sportivo a ribattezzare la squadra di Hiddink come “Matrioska meccanica”. Anche su Hiddink sono state spese tante parole e noi sottoscriviamo in pieno l’opinione del Direttore, avendo per l’olandese una stima quasi infinita. Ovvio quindi il paragone che da più parti è stato fatto con la nazionale olandese degli anni ’70, visto che i russi coprono benissimo il campo, corrono come forsennati, raddoppiano e soprattutto ti danno un’idea di movimento collettivo e continuo che solo quell’Olanda e successivamente – ma non sempre – il Milan di Sacchi hanno fatto vedere.
2. A noi è venuto in mente anche un altro paragone. Il 2 maggio del 1986, infatti, pensammo di aver assistito ad uno spettacolo di calcio unico, che difficilmente si sarebbe potuto ripetere negli anni a venire. Quella sera a Lione si giocava la finale di Coppa delle Coppe fra Dinamo Kiev e Atletico Madrid. Gli allora sovietici in quella calda sera francese ci sembrarono invincibili. Comandati in panchina dal Colonnello Lobanovskyi e trascinati in campo dai vari Zavarov, Belanov, Demianenko e Blokhin, i bianchi schiantarono gli spagnoli, mostrando a tutta Europa un calcio spettacolare, veloce, aggressivo. In una sola parola, anche se un po’ abusata, totale. All’epoca si parlava di “calcio del Duemila” e tutti volevano entrare nel famoso laboratorio di Lobanovskyi. Quella Dinamo, quella stessa estate, venne poi trapiantata nella nazionale sovietica, che doveva giocare i Mondiali messicani. Nella prima partita sulle alture messicane, l’impressione che ci arrivò dai teleschermi fu la stessa di quella notte di Lione, 6 a 0 all’Ungheria (allora una signora squadra) e una dimostrazione di forza impressionante. Nella seconda partita del girone i sovietici pareggiarono con la Francia di Platini e conclusero al primo posto il girone passeggiando nell’ultima partita, vinta 2 a 0, contro il Canada. Negli ottavi di finale si pensava che gli uomini del Colonnello avrebbero fatto un sol boccone del piccolo Belgio, ma sorprendentemente furono i Diavoli Rossi a passare – vincendo 4 a 3 ai supplementari – anche grazie a gol in fuorigioco e decisioni arbitrali quantomeno discutibili. Il famoso calcio del Duemila forse finì lì, anche se due anni dopo in Germania i sovietici dettero ancora spettacolo durante gli Europei, schiantando in semifinale l’Italia prima di essere abbattuti in finale dagli scatenati Gullit e Van Basten. Nel 1990 l’Urss che si presentò al Mondiale italiano era solo la brutta copia dello squadrone che fu, anche se subì l’ennesimo clamoroso torto arbitrale nella partita contro l’Argentina: il solito colpo di Maradona, senza nemmeno potersi attaccare alle Malvinas. Di lì a breve non scomparve solo quel gruppo che tanto aveva fatto sperare, ma si sfaldò politicamente la stessa Unione Sovietica.
3. Oggi nella Russia di Zhirkov, Arshavin e Pavlyuchenko rivediamo qualcosa di quello che abbiamo iniziato a vedere quella notte a Lione. In questo caso però il mago non viene più dai laboratori dell’Est, ma dalla patria del cosiddetto calcio totale. Non sarà un caso che Hiddink ovunque vada riesca ad ottenere risultati e soprattutto a far giocare bene le sue squadre. Prima con il Psv, poi con la Sud Corea – che a parte aiuti arbitrali evidenti ai Mondiali del 2002 (anche lasciando stare Moreno) non si può dire che giocasse un brutto calcio -, l’Australia nel 2006 e oggi la Russia. Anche quest’anno le avvisaglie di un ritorno alla grande del calcio che viene dall’est l’avevamo avuto da una finale di coppa europea, quando lo Zenit dell’altro olandese Advocaat ha schiantato i Rangers. Fra poco vedremo ciò che accadrà. La nostra previsione per la finale rimane quella di partenza, ma Russia e Turchia non pensiamo siano stanche di stupire.
4. Piccola annotazione finale sull’Italia: ogni volta che si perde ai rigori(fateci caso, mai quando si vince) si riaccende la polemica se siano la soluzione giusta per decidere partite così importanti. Ricordiamo comunque che prima che le partite in parità fossero decise dal dischetto a decidere era il lancio della monetina, una soluzione pensiamo un po’ meno sportiva dei calci di rigore. Non siamo d’accordo neanche con chi sostiene che sui rigori ci si possa seriamente allenare. Troppo diverso il clima in allenamento da quello che poi si respira dopo 120 tiratissimi minuti. Non è neanche un caso poi che a sbagliare siano quasi sempre i calciatori che sono stati i migliori in campo: Platini contro il Brasile nel 1986, Baggio e Baresi contro gli stessi brasiliani nel 1994, De Rossi proprio qualche sera fa. Insomma difficile fare un’analisi seria sui calci di rigore, ma il calcio moderno non prevede ripetizioni (non c’ è il tempo) e forse non è il caso di tornare al lancio della moneta.

Luca Ferrato

ferratoluca@hotmail.com

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