Hic sunt leones

21 Marzo 2010 di Stefano Olivari

di Andrea e Marco Lippi 
Senegal 2002, Marocco 1998, Nigeria 1994 e soprattutto Camerun 1990: storia di una consacrazione mondiale che per l’Africa sembra proibita…

Ognuno è fabbro della sua sconfitta, ognuno merita il suo destino 
(Francesco De Gregori, da Vai in Africa, Celestino !)

Mondiale 2002. Quarti di finale tra Turchia e Senegal. I primi novanta minuti si sono conclusi in parità, sul risultato di zero a zero. Sono i tempi supplementari a decidere quale delle due squadre approderà alla semifinale…La crudele legge del golden gol, però, impiega poco tempo ad emettere il suo inappellabile verdetto: non sono passati nemmeno quattro minuti nel corso del primo tempo supplementare, quando Mansiz mette in rete con uno splendido esterno destro al volo il pallone che manda in delirio i turchi e rispedisce a casa i senegalesi…
Mondiale 1998. La partita tra Marocco e Scozia è appena finita con un secco tre a zero in favore degli africani. A bordocampo, i giocatori del Marocco mostrano la maglietta bianca con la scritta “Allez Maroc”… Eppure, sono tutti in lacrime… Sono in lacrime perché hanno appena appreso che il loro Mondiale è finito… La Norvegia ha infatti battuto a sorpresa per due a uno il Brasile campione in carica, ribaltando addirittura nei minuti finali il risultato che li vedeva indietro di un gol e segnando la rete decisiva a tre minuti dal termine con un calcio di rigore realizzato da Rekdal
Mondiale 1994. E’ il minuto ottantotto dell’incontro degli ottavi di finale tra Italia e Nigeria. La squadra allenata da Arrigo Sacchi si trova incredibilmente in svantaggio per uno a zero… Con soli due minuti ancora sul cronometro, gli italiani hanno già un piede sull’aereo… Nell’ultimo disperato assalto alla porta nigeriana, il terzino destro Mussi scende sulla fascia… Entra in area e, invece di tirare, serve al centro il numero dieci in maglia bianca, Roberto Baggio, lasciato inspiegabilmente solo dalla retroguardia nigeriana… Il pallone accarezzato da Baggio rotola lento ma precisissimo, passa in mezzo ad Eguavoen e Massaro, che allunga il piede ma – purtroppo o per fortuna – non riesce a toccarlo, e finisce la sua corsa proprio accanto al palo destro della porta difesa da Rufai…E’ il gol dell’insperato pareggio per l’Italia, che ai tempi supplementari si imporrà per due a uno, grazie ad un’altra rete, stavolta su calcio di rigore, di Roberto Baggio…
Mondiale 1990. Il tabellone luminoso dello stadio San Paolo di Napoli illumina un punteggio sorprendente: a sei minuti dal termine, il Camerun sta battendo l’Inghilterra per due a uno… Con questo risultato, la squadra africana guadagnerebbe l’accesso alla semifinale contro la Germania, vittoriosa nel pomeriggio contro la Cecoslovacchia…Mancano soltanto sei minuti… Non c’è che dire, il Camerun ha incantato tutti fin dall’inizio…Fin da quell’incredibile incontro inaugurale contro l’Argentina. Davide contro Golia. Doveva finire in goleada, e invece… E invece l’Argentina campione del mondo in carica, l’Argentina di quel Diego Armando Maradona che quattro anni prima aveva conquistato il mondo con le sue giocate eccezionali, si era dovuta arrendere di fronte all’inaspettata organizzazione di gioco del Camerun.
Sono trascorsi sessantacinque minuti dall’inizio del Mondiale, il Camerun è ridotto in dieci dall’espulsione di Kana-Biyck, e l’Argentina sta tentando il tutto per tutto per sbloccare il risultato, ancora fermo sullo zero a zero: il tecnico Bilardo ha messo in campo una seconda punta di ruolo – Caniggia – al fianco di Balbo, per tentare di finalizzare al meglio le giocate di Maradona. Ma proprio quando il gol del vantaggio per i biancocelesti sembra imminente, ecco che invece il calcio mostra una volta di più la sua imprevedibilità… Makanaky scende sulla sinistra, aggira un avversario e mette al centro… Omam-Biyck svetta a centro area e colpisce di testa… Il pallone indirizzato verso la porta argentina trova durante la sua corsa la complicità dell’estremo difensore dei sudamericani, Pumpido, che con una papera gigantesca non fa altro che accompagnare in rete la sfera, tra lo stupore e la gioia dei giocatori africani. Uno a zero. E’ una delle più grandi sorprese della storia dei Mondiali.
Nella gara successiva, contro la temibile Romania di Hagi, Lacatus, Raducioiu e Dumitrescu, i “Leoni d’Africa” concedono il bis: stavolta il mattatore è Roger Milla, che entra in campo a mezz’ora dal termine sullo zero a zero e mette a segno una doppietta che stende i rumeni. Finisce due a uno, con una rete di Balint allo scadere, che rende il passivo meno pesante per la compagine europea. Milla si rivela l’arma in più dei camerunensi: a trentotto anni, l’attaccante non può certo avere i novanta minuti nelle gambe, tuttavia il suo ingresso in campo nell’ultima mezz’ora di gioco si dimostra quasi sempre decisivo. Oltre che un giocatore dotato di un ottimo tocco di palla, Milla è un vero leader in campo ed il suo carisma è un valore aggiunto per la squadra nei momenti decisivi. Dopo sole due gare, il Camerun ha matematicamente conquistato il passaggio del turno, e può permettersi di perdere l’ultimo incontro del girone contro l’Unione Sovietica.
Agli ottavi di finale, la nazionale guidata dal tecnico Nepomniacji incontra un’altra outsider, la Colombia di Higuita e Valderrama. Ancora una volta è una doppietta di Milla, nuovamente subentrato a metà ripresa, a risolvere la partita. Ma ciò che rimane nella memoria di tutti è l’incertezza dello stravagante portiere colombiano Higuita in occasione della prima rete dell’attaccante: volendo partecipare alla costruzione dell’azione assieme ai compagni, Higuita si fa soffiare la palla da Milla sulla propria trequarti, per poi lanciarsi in una furibonda rincorsa che non impedisce però al centravanti camerunense di depositare la sfera nella porta sguarnita. La partita si conclude sul due a uno, dopo i tempi supplementari. Ed è così che il Camerun arriva a giocarsi con l’Inghilterra l’accesso alle semifinali. L’incontro si gioca a Napoli, il 1° luglio 1990. Forse, il più bel confronto di tutta la manifestazione.
Gli inglesi possono contare su una squadra dalle grandi potenzialità, che ha però superato i turni precedenti non senza difficoltà, battendo il Belgio agli ottavi di finale soltanto grazie ad una prodezza di David Platt al centodiciannovesimo minuto di gioco. L’undici scelto da coach Robson per la sfida con il Camerun è il seguente: Shilton; Parker – Pearce – Butcher – Walker; Wright – Beardsley – Waddle – Gascoigne; Lineker – Platt. I Leoni d’Africa rispondono con: N’Kono; Tataw – Ebwelle – Kunde – Massing – Libiih; Maboang – Pagal – Mfede; Makanaky – Omam-Biyck.
Dopo una fase iniziale di studio, è l’Inghilterra a portarsi in vantaggio: sul cross dalla sinistra di Waddle la difesa dei Leoni si fa trovare impreparata, e Platt è bravo a schiacciare in rete di testa. Uno a zero per gli inglesi. Nonostante la rete di svantaggio, il Camerun non si perde d’animo, gioca bene, ed infatti in difesa l’Inghilterra soffre, soprattutto per le percussioni del fantasista Makanaky, che si rende pericoloso in più di un’occasione. La retroguardia di coach Robson riesce comunque a tenere nei primi quarantacinque minuti, ed infatti si torna negli spogliatoi sul punteggio di uno a zero per gli inglesi. A questo punto il tecnico russo Nepomniacji è costretto a giocarsi il tutto per tutto, ricorren
do anzitempo all’utilizzo di Roger Milla, che entra in campo ad inizio ripresa al posto di Maboang. L’innesto di Milla si rivela come al solito determinante: al sessantetreesimo minuto il trentottenne attaccante si infila alla perfezione nello spazio centrale della difesa inglese, procurandosi un nettissimo calcio di rigore, che il difensore Kunde trasforma per il meritato uno a uno. Gli inglesi giocano estremamente contratti, subendo notevolmente le scorribande dei camerunensi, galvanizzati dalla rete del pareggio e trascinati da uno scatenato Milla. Cinque minuti dopo il pareggio di Kunde, il Camerun raddoppia. Milla stavolta veste i panni dell’uomo assist, tagliando in due la difesa inglese con un magistrale passaggio che smarca Ekeke, mettendolo a tu per tu con Shilton. Tocco sotto e palla in rete. Camerun 2, Inghilterra 1. La semifinale non è più un sogno adesso. Sarebbe un risultato sensazionale.
Il Camerun non si accontenta, continua ad attaccare ancora, e va vicino alla rete in più occasioni, con un Makanaky che imperversa in mezzo alla difesa inglese: è Shilton a dire no alle conclusioni degli attaccanti avversari. Ma all’ottantaquattresimo minuto, quando mancano soltanto sei giri d’orologio al termine e la semifinale si può quasi toccare con mano, ecco che l’incanto si spezza. Il Camerun sta uscendo da una mischia nella propria area di rigore, ma il rilancio di un difensore è troppo corto e diventa preda dei centrocampisti inglesi. Sull’immediata verticalizzazione, Lineker si fa trovare inspiegabilmente smarcato, entra in area e viene atterrato da dietro. Rigore ineccepibile. Dal dischetto, lo stesso Lineker è freddissimo e non sbaglia. Due a due.
La gara va ai supplementari. Per il Camerun è tutto da rifare, la semifinale che sembrava già in tasca è di nuovo lontana. Ma i Leoni d’Africa non si danno per vinti, e ripartono all’attacco anche ai supplementari: sono sempre loro a fare il gioco, con le iniziative dei soliti Milla e Makanaky. Da un’incursione di quest’ultimo nasce una mischia in area che Shilton riesce a risolvere con qualche difficoltà. Il Camerun ci crede. Il pareggio degli inglesi in extremis è stato duro da digerire, è vero, ma la partita si può ancora vincere, si può ancora andare in semifinale ad affrontare la Germania. E invece no. Al minuto centocinque Gascoigne inventa un lancio per il solito Lineker: la difesa dei camerunensi è ancora una volta disattenta, Lineker si presenta a tu per tu con il portiere N’Kono che non può far altro che metterlo a terra. Ancora rigore. Dal dischetto si prepara ancora Lineker. Prende la rincorsa Gary Lineker, così come farà Roberto Baggio quattro anni dopo a Boston, contro la Nigeria, e così come farà Rekdal, a Marsiglia, dopo altri quattro…Il tiro di Lineker è centrale ma potente. Non lascia scampo a N’Kono. Tre a due.
E il Camerun torna a casa. Come farà la Nigeria quattro anni dopo. Come farà il Marocco otto anni dopo. E come farà il Senegal dodici anni dopo. Nel corso delle diciotto edizioni dei Campionati del Mondo che sono stati finora giocati, non tutti i continenti sono riusciti a portare una squadra in semifinale almeno una volta. Le eccezioni sono due: una è ovviamente l’Oceania, che per ora è stata rappresentata ai Mondiali in sole tre occasioni, dall’Australia nel 1974 e nel 2006, e dalla Nuova Zelanda nel 1982; l’altra è l’Africa. Solitamente sono Europa e Sudamerica a contendersi i posti nelle semifinali, tuttavia nel primo Mondiale del 1930 il Nordamerica piazzò una squadra nelle prime quattro, gli Stati Uniti, mentre nell’edizione del 2002 è stata l’Asia a centrare l’obiettivo con la Corea del Sud. La Nigeria del 1994, il Marocco del 1998, il Senegal del 2002, il Ghana nel 2006 sono esempi di nazionali africane che nelle ultimi edizioni dei Mondiali hanno espresso un gioco estremamente convincente, riuscendo nell’impresa di sconfiggere nazionali ben più illustri: la Nigeria nel 1994 ha battuto la Bulgaria (che sarebbe poi giunta quarta), il Senegal nella gara inaugurale del 2002 ha superato addirittura la Francia campione del mondo, il Ghana nel 2006 ha battuto la Repubblica Ceca prima di arrendersi negli ottavi al Brasile. Ma l’Africa non ha mai avuto una propria nazionale così poco distante dalle semifinali come il Camerun a Italia ‘90. Distante solo sei minuti. Due disattenzioni difensive, due calci di rigore dell’implacabile Lineker sono costati al Camerun lo storico approdo tra le prime quattro. In un Mondiale mediocre come quello italiano, sarebbe stato logico che una delle poche squadre divertenti e convincenti raggiungesse quanto meno il piazzamento nelle semifinali. E invece, proprio perché di logica e di giustizia gli dei del calcio non vogliono proprio sentir parlare, i giocatori del Camerun fanno le valigie quella sera del primo di luglio, a Napoli, con negli occhi l’immagine del tabellone luminoso del San Paolo che segna 2-1 e solo sei minuti da giocare. Solo sei minuti alla semifinale con la Germania.
Andrea Lippi e Marco Lippi
(per gentile concessione degli autori, brano tratto dal loro libro ‘Linea di porta – Emozioni e ingiustizie in 14+1 episodi della storia del calcio’)
 

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