Gli otto minuti di Rocheteau

25 Febbraio 2007 di Stefano Olivari

Nel nostro racconto di 15 anni di calcio francese torniamo al 31 marzo 1976: dopo la grande impresa contro la Dinamo Kiev, il Saint-Etienne deve affrontare in semifinale i Campioni d’Olanda del PSV Eindhoven, la squadra che ha scalzato il mitico Ajax dal trono olandese (Ajax senza Johann I & II già al Barcelona, d’accordo, ma ci sono ancora Haan, Geels, Krol, Suurbier e i due Muhren), e che è allenata da Kees “Trottinette” Rijvers, che sul finire degli anni ’50 aveva militato proprio nel primo grande Saint-Etienne delle stelle Mekloufi e N’jo Lèa. Il PSV è una squadra molto solida, ha eliminato nei quarti l’Hajduk Spalato con una clamorosa rimonta in casa completata nei supplementari (come il Saint-Etienne l’anno prima), e la sua ossatura è formata dai giocatori che due anni dopo arriveranno a pochi centimetri dalla Coppa del Mondo in Argentina (il famoso palo di Rensenbrink, eccetera); le stelle sono i due gemelli Willy e Renè Van de Kerhof, ma ci sono anche il fortissimo portiere Van Beveren, poi Van Kraay, Poortvliet, Van der Kuijlen e Huub Stevens, e in attacco insieme a Dahlqvist c’è il gigante svedese (193 cm, altezza insolita per l’epoca) Ralf Edstrom, quello del fantastico gol con tiro al volo contro Sepp Maier in Germania Ovest-Svezia dei Mondiali 1974, con annessa esultanza leggendaria. Si comincia al Geoffroy Guichard, e questa volta il Saint-Etienne non può fallire la gara d’andata sperando nell’aiuto del pubblico al ritorno; occorre vincere, se possibile con più di un gol di scarto, per poi difendere con tranquillità il risultato. La partita si mette bene subito dopo 14′: Rocheteau si beve Van Kraay che lo stende al limite, Jean-Michel Larquè aggira la barriera con un tiro basso e angolato e porta il Saint-Etienne in vantaggio. I Verts continuano ad attaccare ma Van Beveren è in giornata di grazia, poi i Van de Kerkhof diventano incontenibili e trascinano avanti il PSV, anche se Edstrom è in giornata-no, ben controllato da Piazza; la partita termina 1-0, un buon risultato che però non può lasciare tranquilla la squadra di Herbin. Al ritorno il PSV si presenta caricato da una prestigiosa vittoria in casa dell’Ajax, lo stadio è strapieno, ma dopo 4 minuti Rocheteau va in gol, annullato (forse ingiustamente) dall’arbitro per fuorigioco; il PSV attacca ma i Verts interpretano magistralmente la partita sul piano tattico (in particolare per quanto riguarda il fuorigioco) senza nemmeno doversi difendere “à l’italienne”, dopo un’ora di gioco si infortuna seriamente Rocheteau alla coscia limitando le possibilità di contropiede per i Verts, ma questa è veramente “la” partita di Yvan Curkovic, che compie autentici miracoli salvando ripetutamente la propria porta, soprattutto nel finale su un tiro destinato all’incrocio di Renè Van de Kerkhof e sul corner successivo, su un colpo di testa ravvicinato di Peter Dahlqvist, con una parata che ricorda quella di Banks su Pelè. La partita finisce a reti inviolate e diciotto anni dopo il mitico Stade Reims di Kopa e Fontaine una squadra francese raggiunge la finale di Coppa dei Campioni. Al ritorno in Francia accade però una tragedia, il piccolo Fokker che riporta, alle 3 del mattino, i Verts a Saint-Etienne è preso d’assalto dai tifosi in delirio; prima che sia ancora fermo un tifoso si avvicina troppo all’aereo e viene colpito da un’elica che lo uccide all’istante; i giocatori sono sconvolti, così come Herbin, che tuttavia non tradisce il suo comportamento da sfinge davanti alla stampa che lo accusa di insensibilità; ora Herbin è “vincente”, di conseguenza inattaccabile, ma appena arriveranno le difficoltà i giornalisti non mancheranno di rinfacciarglielo. La finale è programmata per il 12 maggio 1976 all’ Hampden Park di Glasgow, lo stadio del Celtic. Quell’anno il Saint-Etienne ha già giocato a Glasgow, ma ad Ibrox Park, casa dei Rangers, vincendo per 2 a 1 e disputando una splendida partita; quel giorno solo Rocheteau ha notato una cosa piuttosto curiosa, anche se non vi ha dato molto peso: i pali delle porte sui campi scozzesi sono a sezione quadrata, a differenza di tutto il resto d’Europa dove, anche per motivi di sicurezza, i pali e la traversa sono rotondi; sembra un dettaglio minimo, ma questi “poteaux carrès” influenzeranno in maniera determinante l’albo d’oro della Coppa dei Campioni, e di conseguenza, tutta la storia del calcio francese e non. Per il terzo anno di fila alla finale arrivano i fortissimi tedeschi del Bayern Monaco, in cui militano il “Kaiser” Franz Beckenbauer, Sepp Maier, Gerd Muller e un giovanissimo talento di nome Karl-Heinz Rummenigge; con un percorso senz’altro meno impegnativo di quello dei Verts, i campioni in carica hanno eliminato nell’ordine la Jeunesse d’Esch, il Malmo FF, il Benfica (con 5 gol) nei quarti ed il Real Madrid di Breitner e Netzer (ma anche Amancio, Del Bosque, Santillana, Pirri e Camacho) in semifinale con tre gol di Gerd Muller. La grande esperienza del Kaiser e dei suoi compagni li porta a non sottovalutare il Saint-Etienne, anche se purtroppo per i Verts durante l’ultimo incontro di campionato a Nimes si sono infortunati Farison e la “formica” Christian Synaeghel, cosicchè Herbin, che peraltro non sa ancora se potrà disporre di Dominique Rocheteau, è costretto a sostituirli rispettivamente con Repellini e Jacques Santini. 12 Maggio 1976, Hampden Park è completamente ricoperto di Verde, sono oltre trentamila i tifosi giunti in Scozia da ogni angolo della Francia con ogni mezzo per vedere la finale della squadra amata da tutta una nazione; Rocheteau alla fine non ce la fa, gioca al suo posto Sarramagna. Il Saint-Etienne parte all’attacco, il Bayern, squadra esperta, si difende con ordine aspettando il momento di colpire; Bathenay e Santini ci provano senza fortuna dalla lunga distanza, e a metà del primo tempo ancora Bathenay salta di forza Uli Hoeness e Kappelmann scaricando un siluro da 25 metri. Maier è battuto, ma la palla rimbalza sulla parte bassa della traversa quadrata e quindi sul terreno di gioco; Schwarzenbeck si dimentica Hervè Revelli ma il centravanti francese, tradito dal rimbalzo anomalo del pallone sulla traversa, e forse non accortosi di essere completamente solo, non riesce a colpire bene di testa e consegna letteralmente la palla in braccio a Maier, da 2 metri. Il Bayern reagisce con l’unica vera azione del primo tempo, una staffilata di Hoeness (pescato da un lancio di esterno strepitoso del Kaiser) da posizione decentrata che Curkovic para miracolosamente in due tempi sulla linea di porta, ma è il Saint-Etienne ad attaccare con grande forza e continuità: al 40′ Oswaldo Piazza si trascina dietro tutto il centrocampo del Bayern, apre sulla sinistra per Christian Sarramagna che si beve Hansen, va sul fondo e crossa teso, in anticipo sul primo palo arriva Jacques Santini a volo d’angelo, l’impatto di testa con il pallone è perfetto, Maier è una statua di sale ma di nuovo la parte bassa della traversa quadrata respinge un gol già fatto per il Saint-Etienne, per la disperazione dei numerosissimi tifosi verts. C’è ancora tempo per una punizione di Sarramagna che termina sull’esterno della rete e finisce un primo tempo nel quale il Saint-Etienne ha dominato il Bayern, ma nel quale il risultato è ancora di parità; è molto probabile che il Saint-Etienne sarebbe in vantaggio di due gol, se solo si fosse giocato in un altro stadio, con altri pali… Il secondo tempo inizia ancora con i Verts all’attacco, Patrick Revelli accelera sulla fascia destra e crossa forte in area, Sarramagna in tuffo di testa sfiora il palo. Il Bayern è alle corde, sembra possa capitolare da un momento all’altro ma la Dea Fortuna proprio non vuole aiutare i Francesi; al 57′ Beckenbauer verticalizza per Gerd Muller: spalle alla porta, sfiorato da Oswaldo Piazza, il barbuto centravanti si lascia cadere (in Italia direbbero che è stato bravo a cercare il contatto), inducendo all’errore l’arbitro ungherese Karoly Palotai che fischia punizione dal limite; le veementi proteste dei giocatori in maglia verde non servono a nulla se non a ritardare il posizionamento della barriera, Beckenbauer tocca rapidamente

per Franz “Stier” Roth che scarica un tiro potentissimo alle spalle dell’incolpevole Curkovic e porta in vantaggio i Bavaresi (mentre Larquè sta ancora guardando col braccio alzato il proprio portiere per posizionarsi). Il Bayern ora si difende meglio, Beckenbauer fa il libero e il regista, ovviamente benissimo, e ai generosi Verts sembra mancare qualcosa per incidere, sicuramente mancano Dominique Rocheteau e le sue giocate di classe e fantasia. L’ “ange vert” è ancora in panchina e non si sa se potrà entrare a dare una mano; finalmente a 8 minuti dalla fine Herbin si gioca il tutto per tutto e lo manda in campo al posto di Sarramagna. Il pubblico si carica e si esalta; questi “huit minutes de bonheur” di Rocheteau entreranno nella storia del calcio francese come i sei minuti di Rivera nella finale in Messico sono nella storia del calcio italiano; Rocheteau mette da solo (e con una gamba infortunata) a ferro e fuoco la difesa bavarese, nessuno riesce a tenerlo, e allo scadere, dopo aver scartato quattro avversari con una progressione fenomenale, libera Patrick Revelli solo davanti a Maier, Revelli però è stremato e calcia debolmente tra le braccia del portiere l’ultima occasione per il Saint-Etienne. Palotai fischia la fine e il Bayern, grazie all’ esperienza dei suoi migliori giocatori, e soprattutto grazie alla fortuna materializzatasi sotto forma di “poteaux carrès”, vince la terza Coppa dei Campioni di fila; Santini è in lacrime, Piazza corre negli spogliatoi e li distrugge rifiutando di ritirare la medaglia, ma tant’è; l’illusione è finita, il Saint-Etienne ha giocato meglio del Bayern ma non è riuscito a vincere. Al ritorno però tutta la Francia scende in piazza a festeggiare i propri eroi che sfilano sugli Champs Elysées, osannati come vincitori. Il mito romantico dell’epopea dei Verts è arrivato all’apogeo, il Saint-Etienne ha perso l’occasione della vita, ma un altro campionato francese è stato vinto, il che significa che ci sarà ancora un’altra possibilità di vincere la Coppa dei Campioni nella primavera del 1977. Questa volta l’avversario più forte si chiamerà Kop.

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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