Fratelli d’Olanda

24 Febbraio 2009 di Alec Cordolcini

di Alec Cordolcini

1. Anche i campioni tengono famiglia. Spesso numerosa, e cercare quindi di piazzare un parente di scarso talento può causare qualche difficoltà. Ci ha provato il giocatore attualmente più fischiato dai tifosi milanisti, ovvero Clarence Seedorf, centrocampista di squisita qualità capace di vincere quattro Coppe dei Campioni con tre squadre diverse (Ajax, Real Madrid e Milan) giocando in tre posizioni diverse. Un dato quest’ultimo sufficiente per comprendere lo spessore di mister Clarence, una carriera da voto 9.5 con le squadre di club, alla quale si affianca un’altra molto più dimessa (voto 6 di stima) con la nazionale olandese. Radio Olanda non intende inoltrarsi nel ginepraio dei fischi al giocatore (però Senderos, Ronaldinho, Shevchenko, Cardacio, Viudez, Emerson, Favalli…), bensì vola più basso lanciando un’occhiata alla Seedorf dinasty, la cui sezione calcistica si è recentemente arricchita dell’arrivo di un nuovo membro. Centrocampista classe 88, il nipotino Regilio Seedorf fa panchina per il secondo anno consecutivo nella Tweede Klasse belga (serie B) al Beveren e non lascia intravedere doti che possano far supporre una carriera un pizzico migliore di quella del fratello Stefano o dello zio Chedric.
2. Eppure agli inizi di carriera Stefano Seedorf, interno di centrocampo con spiccate propensioni offensive, sembrava potesse diventare un dignitoso surrogato di Clarence, un po’ come sta accadendo oggigiorno a Lorenzo Davids, nipote di Edgar. I limiti c’erano tutti, ma qualcosa di buono ne poteva comunque uscire. Le esperienze in Eredivisie con Nac Breda e Groningen non hanno però fornito le risposte sperate, ed è iniziato il rapido declino. Un provino fallito al Cesena, mezza stagione a Cipro con l’Apollon Limassol, la retrocessione dalla massima divisione greca con il Veria, dal quale si è svincolato grazie ad un’apposita clausola “anti-Serie B”. Oggi Stefano sbarca il lunario con il Den Bosch, Eerste Divisie olandese. Forse la sua dimensione più appropriata.
3. La serie cadetta oranje è anche il campionato dove milita Chedric Seedorf, raccomandato di ferro modello Digao ma, se possibile, ancora più scarso. Per rendersene conto basta una rapida lettura del suo curriculum vitae, dove si alternano esperienze a rendimento zero (nel senso di minuti disputati in un incontro ufficiale della prima squadra) con Ajax, Inter, Real Madrid e Milan ad altre nelle periferie più estreme del mondo del calcio (C1 con il Pizzighettone, C2 con il Legnano, terza divisione francese con il Croix de Savoie, serie B belga con l’Ostenda). Dopo esser passato senza lasciare traccia nel Cambuur Leeuwarden, storica società frisona (la provincia comprendente anche Heerenveen) tornata recentemente sugli scudi grazie al buon lavoro in panchina di Stanley Menzo, il fratello del Clarence rossonero ha trovato casa nell’Hfc Haarlem, non prima però di aver trascorso alcuni mesi a Milanello per ritrovare una forma fisica accettabile. Alla faccia di tutti quei ragazzi dei vivai italiani che, con lodevole impegno e numerosi sacrifici, tentano faticosamente di aprirsi una via all’interno del calcio professionistico. Dimmi chi sei e ti dirò dove (puoi) andare.
4. Puntata leggera come una piuma che si conclude riprendendo in salsa di tulipani la bella e assai nostalgica idea (“che fine hanno fatto?”) del direttore riguardante i giocatori stranieri transitati dalla Serie A (avviso importante: non si accettano richieste). Oggi parliamo di Ronaldo Speranza, al secolo Ronald Hoop, puntero transitato da Palermo durante la stagione 96-97, chiusa dai rosanero con una retrocessione, che qualcuno all’epoca ebbe l’ardire di presentare come il Van Basten nero. Non era esattamente così, come dimostrarono i 447 minuti raccolti in campionato con una sola rete all’attivo, un diagonale di destro in un Palermo-Venezia 2-2 che aveva permesso alla squadra di Ignazio Arcoleo di dimezzare lo svantaggio e iniziare la rimonta. Presidente era Giuseppe Ferrara, il cui braccino corto fece nascere numerose leggende metropolitane, tra cui quella che voleva Hoop venditore di perline alla spiaggia di Mondello per integrare la scarna busta paga. Tanta Olanda “minore” prima dell’arrivo in Italia, campionato svizzero (Basilea e Schaffhausen) e Oberliga tedesca dopo. Oggi, a quasi 42 anni di età, Hoop insegue ancora una palla nelle aree avversarie. Lo fa con i dilettanti dell’Elinkwijk, società di Utrecht famosa per avere dato i natali calcistici a Marco van Basten. Il quale però non è propriamente stato il Ronald Hoop bianco.
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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