Ferrari, tutta colpa di Rueda

1 Agosto 2022 di Stefano Olivari

La disfatta tattica della Ferrari all’Hungaroring, disfatta in proporzione al potenziale della macchina e dei piloti, per la maggior parte dei giornalisti che seguono la Formula 1 ha un colpevole. John Elkann, presidente della Ferrari? Non scherziamo, Fantozzi è sempre vivo anche adesso che quasi tutto è stato trasferito in Olanda. Mattia Binotto, team principale della Ferrari? Mah, sì, no, forse, lasciamolo lavorare, come dicono quelli che evitano le grane “i problemi sono più complessi”: eventualmente ne diranno il peggio quando Elkann lo caccerà. In queste ore il colpevole per la disfatta ungherese, ma lo era anche per gli errori di Monte Carlo e Silverstone, è Inaki Rueda.

In certi editoriali (ci viene in mente quello di Terruzzi sul Corriere della Sera, per citare il più autorevole) nemmeno nominato, ma giusto evocato per difendere Binotto scaricando la colpa su anonimi sottoposti e su un ancor più anonimo ‘muretto’. Quale, quello di Alassio? Quello dei ragazzi del muretto? Inaki Rueda è il responsabile delle strategie della Ferrari, può dare opinioni ma certo non è un superiore di Binotto. Sarebbe come dire che la Nazionale non è guidata da Mancini ma da Simone Contran: esoneriamo il match analyst e i Mondiali 2026 li vinciamo fischiettando.

Rimane il fatto che in Ungheria una buonissima situazione in avvio, con Leclerc tranquillo leader, è stata rovinata da una scelta cervellotica, senza copiare Verstappen con le gomme medie ma inventandosi il cambio con quelle hard, con i tempi dell’Alpine che già parlavano chiaro e con addirittura la Pirelli che non le consigliava, anzi non le aveva nemmeno previste nelle varie combinazioni di possibili strategie. Una scelta senza senso con qualsiasi scenario metereologico, che ancora una volta ha azzoppato la F1 75 e Leclerc, una scelta fra l’altro in contrasto con la filosofia Ferrari, di solito conservativa.

Tutto questo ci porta ad un discorso a noi caro, che di solito applichiamo agli allenatori di calcio: magari molti telespettatori conoscono la Formula 1 meglio di John Elkann o di alcuni dei giornalisti che la seguono, ma certo non di Binotto e Rueda. Fino a dove si può spingere la critica? Parliamo di giornalisti liberi, non di chi è frenato dall’amicizia o direttamente dalla tuta della Ferrari. Comunque adesso è partito il tiro a Rueda, prima di arrivare a Binotto e di dire che Leclerc e Sainz in fondo non erano così predestinati.

info@indiscreto.net

Share this article