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Federer italiano

Stefano Olivari 07/06/2009

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Nella storia del tennis raramente è successo che il pubblico tifasse per la vittoria dello strafavorito in tre set: pagato il biglietto, si spera sempre in una partita da leggenda. Però questo Roland Garros ha fatto eccezione, complici anche la pioggia che minacciava di peggiorare e di togliere quindi ai presenti il piacere dei racconti del genere ‘Io c’ero’ ed un certo senso della grandeur che vorrebbe salvaguardare gli albi d’oro dai Gaudio e dagli Albert Costa della situazione. Roger Federer ha giocato a tratti il suo miglior tennis, aveva la missione di vincere l’ultimo torneo dello Slam che gli mancava e l’ha compiuta fra paure (Haas, Del Potro), invasioni di campo e lacrime: a quota quattordici eguaglia Sampras e con il Nadal semi-rotto che rischia di saltare Wimbledon il futuro immediato volge al bello. Dopo un anno in cui in pratica gli è stato dato del bollito perchè ‘solo’ numero due è insomma ancora vivo, anche se le distanze fra lui è gli altri extra-Nadal (specialmente con Murray) si sono molto ridotte. Più che analizzare una partita che hanno visto tutti gli interessati, anche alla lontana, a questo sport, troviamo interessante sottolineare come il tennis abbia sconfitto da anni la logica del tifo becero (con molte eccezioni, a seconda della latitudine) per l’atleta di casa: nel quarto Federer-Monfils il concetto è stato ancora più chiaro. A chi davvero importa se non ci sono italiani nei primi dieci del mondo? Forse, ma proprio forse, a Sky. Di sicuro agli eroici giornalisti che per strappare tre righe devono inventarsi un caso umano: se Federer tradisse Mirka con, mettiamo, Ana Ivanovic, sarebbe tutto più facile…L’unica manifestazione a c’entrare poco con lo spirito del tennis alla fine è la Coppa Davis, che non a caso viene giudicata importante proprio da chi segue poco l’argomento.
(foto tratta da RolandGarros.com)

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