Attualità
Eurovision, il rock è la droga dei Måneskin
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2021-05-23
I Måneskin hanno vinto l’edizione numero 65 dell’Eurovision Song Contest, ai nostri tempi conosciuto come Eurofestival, con la canzone Zitti e buoni che già aveva trionfato a Sanremo e diventata un tormentone amato da giovani e soprattuto giovanissimi: non esiste bambino italiano che non la conosca, con buona pace di chi disprezza tutto ciò che ha successo. Non a caso i quattro ragazzi romani hanno vinto grazie al televoto che, pesando per il 50%, ha ribaltato il risultato delle giurie, che comunque li avevano apprezzati visto che erano al quarto posto.
I Måneskin hanno superato la Francia di Barbara Pravi, con la sua Voilà quasi ad evocare Edith Piaf, e la Svizzera di Gijon’s Tears, più in linea con il pop impalpabile da Eurovision. Personalmente abbiamo trovato di grande impatto gli ucraini Go_A, arrivati quinti, e in quota rock, come i Maneskin, i finlandesi Blind Channel, sesti e anche loro trascinati in maniera enorme dal televoto. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di precisare che noi canottierati rivedremo più volte l’esibizione della greca Stefania e delle serbe Hurricane. Incredibile che Germania e Regno Unito, terre che hanno regalato all’umanità Kraftwerk e Beatles, abbiano mandato a Rotterdam Jendrik e James Newman.
Ma tornando ai Måneskin, di tutte le canzoni dell’Eurovision 2021 quella più ascoltata su Spotify, al di là dell’avere tolto a Toto Cutugno l’onore di ultimo italiano vincente (nel 1990 con la trascinante Insieme 1992, bellissimo inno europeista e al tempo stesso italiano), bisogna sottolineare alcune cose. La prima è che la loro esibizione, come già scritto da Paolo Morati, è stata curata anche in tutti gli aspetti scenici e in un grande spettacolo televisivo (non si stava suonando in una cantina) questo conta.
La seconda è che la loro musica non è quella che tradizionalmente funziona all’Eurovision, per questo le discussioni da sessantenni su cosa sia rock e cosa no sono appunto da sessantenni o da trentenni invecchiati male, quelli che, da Leonard Cohen ad Haddaway, da Beethoven a Baby K, ti spiegano immancabilmente che “Il primo disco era meno commerciale”. Vi meritavate Fedez… La terza è che si tratta di uno dei rari casi di successo all’estero di una canzone cantata in italiano ma senza fare gli italiani, come stereotipi e immaginario. La quarta è che i Maneskin hanno capito bene le leggi dello spettacolo, come prova la polemica sulla loro presunta sniffata di cocaina durante la serata. Non importa che l’episodio sia vero o falso, anzi secondo il teorema di Enrico Lucherini se è falso meglio ancora, ma che se ne parli.