Meno pagine per Tamberi

6 Settembre 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i pescatori di Portoferraio nella darsena medicea dove hanno trovato uno squalo morto, era un pesce porco che di solito sta nel mar Nero. Nessuno stupore, se ti guardi intorno ne vedi tanti di pesci porco. Nella vita e quindi nello sport. Per fortuna siamo reduci dalle due settimane purificatrici delle Paralimpiadi. Se i Giochi di Tokyo ci dovevano insegnare qualcosa questo è avvenuto davvero, certo è costato tanto, di sicuro non tutti saranno stati felici proprio in Giappone, ma se  i Giochi rinviati e poi messi in scena nell’estate ci hanno detto che si poteva rinascere, tornare a vivere, quelli della tribù Zanardi, i campioni paraolimpici ci hanno insegnato il modo di combattere davvero.

Emozioni forti, al di là dei record e delle medaglie, noi, lo ripetiamo, avremmo premiato tutti perché ogni storia era una lezione, un modo per guardarsi allo specchio e non sputarsi in faccia. Vero, come ha detto Ruzzo, che anche le Paralimpiadi hanno visto primeggiare le nazioni ricche, mentre erano quasi assenti quelle dove ci sono più mutilati, le più povere. La vera pandemia del mondo è anche questa, ma andatelo a dire a quelli che s’ingozzano col PIL  ma tremano davanti ad un voto perdibile se si parla di vaccinazioni obbligatorie, se si tenta, ma non con gli amici, di avere una carta verde che permetta di stare insieme.

Tokyo e quelle ali spezzate che in due settimane ci hanno insegnato  a volare ancora, anche se menomati. Certo il giorno di Tamberi e Jacobs resterà indimenticabile, ma quelle tre velociste italiane sul podio nel paralimpico, la Sabatini cresciuta nel giardino del Giomi ex numero uno della nostra atletica, la Caironi entrata a palazzo anche come dirigente, la bersagliera che ha perso la gamba in Afghanistan che ancora prega e benedice quelle terra, be’, sono felicità diverse, anche se ci aiutano a credere che lo sport non sia soltanto gioco. È molto di più perché avete visto fiorire storie grandi in quel mondo così trascurato quando non ci sono telecamere in giro, nelle isole del volontariato, dove ci si batte  davvero, soprattutto contro l’ignoranza della scuola, delle famiglie avide, dei genitori nati allenatori o taxisti, come dicevano bene in Cosa ti dice il cervello. Nell’isola che c’è una generazione può sconfiggere l’indifferenza e indignarsi se il potente vende titoli e, magari, fa dimettere il valletto ambizioso al posto del principe. Siamo sicuri che tutto verrà dimenticato in pochi giorni. Succede.

Guardate come si arrampicano sugli specchi adesso che la Nazionale di calcio i rigori li sbaglia e non segna quasi più. Si consolano con il record d’imbattibilità, una bella cosa, ma in mezzo alle grandi sfide anche avversari vestiti col burro.  Certo dopo imprese ci vuole tempo per digerire e smaltire. L’atletica lo dimostra. Nelle gare diamante, quelle dove i campioni vengono scambiati per slot machine, vanno bene soltanto i delusi dai Giochi. Gimbo Tamberi, il più bel tifoso del basket, il più affascinante dei nostri ambasciatori dello sport nelle case dei riluttanti, di quelli che sghignazzano se dici mente sana in un corpo sano, ci ha messo settimane prima di ritrovare il successo, gli altri sono tutti alla ricerca di un momento per  riflettere tenendo fuori dalla stanza agenti e diavoli tentatori con in bocca i nuovi contratti dello sponsor.

Certo che la vittoria santifica, ma spesso la sconfitta purifica. Guardate le ragazze della pallavolo che adesso, dopo aver vinto l’europeo, domandano a voce alta dove stanno i critici che le hanno inchiodate dopo il flop olimpico. Stanno dove si annida sempre la smania di andare contro corrente. Ricordiamo bene la maledizione olimpica di Velasco e della sua squadra del secolo. Quando tornavamo in redazione dovevamo minacciare legnate davanti a chi ci diceva che Julio, campione del mondo, medaglie, scudetti, grandi vittorie, era in fondo un perdente. Nel basket hanno  tormentato persino Peterson che non vinceva coi bassotti e Tanjevic che dopo il capolavoro con Caserta ha visto il suo fedelissimo Marcelletti vincere finalmente lo scudetto tante volte sfiorato dal Boscia che in carriera ha trionfato in tanti paesi e con la Nazionale italiana ci ha dato un oro europeo.

Le cose vanno così a Portoferraio davanti al pesce porco e in giro per i palazzi del potere in questa Italia dove fa più paura la perdita del cadreghino delle varianti di un virus che ci ha cambiato la vita, molte volte in peggio, altro che inno cantato al balcone e solidarietà dei vicini come potrebbe filmare la Guzzanti che a Venezia ha portato davvero un capolavoro sul degrado, la grande indifferenza, l’ignoranza dei razzisti, dei fanatici religiosi, già messi in difficoltà dalle medaglie multietniche di Tokyo, ora mandati a raccogliere pomodori con le stesse tariffe imposte ai rifugiati dai caporali, dalle pallavoliste, perché la squadra del marchigiano errante Mazzanti era davvero la nuova Italia e Paola Egonu miglior giocatrice dell’europeo la sua stella insieme alla capitana Sylla.

Insomma ci sarebbero cose su cui meditare, ma voi direte e questo basket quando entrerà davvero nella rubrica di fatti e misfatti? Pazienza. Squadre in rodaggio anche se gli smaniosi già criticano per le sconfitte nella supercoppa, torneo benedetto, bella invenzione della Lega in un periodo dove nessuno organizza tornei per evidenti motivi. Il basket vive, anche se spesso non lotta come vorremmo noi dove si comanda, si discute sul futuro, dimenticando il passato, facendo poco per il presente.

Cari cestomanti, vi basti la telefonata del  campione europeo di pallavolo con le azzurre al Meo Sacchetti che ora apparirà sullo stesso manifesto dei ricercati da abbattere nella Belgrado che mai pensava di vedere due squadre italiane addolorare così tante le grandi armate dei serbi. Siate felici vedendo Tamberi che dopo ogni bel salto riuscito mima un tiro in sospensione, sapendo che Gimbo si allena e si rilassa giocando al baloncesto marchigiano, magari col nuotatore Paltrinieri. Cara gente ci sono anche altri sport e altri mondi oltre al calcio anche se fa star male vedere la distribuzione delle pagine omaggio sui compro e vendo casa sportivi. Per togliervi dall’astinenza da insulto per lo sdentato che aspetta di capire chi davvero darà fastidio a Milano, con la Virtus Bologna alle prese con il difficile recupero fisico del talento Mannion, colpo dell’estate, vi serviamo pagelle da microforno.

10 Al BELINELLI nuovo capitano della Virtus campione che giustamente voleva elogi e non critiche per la rinuncia alla Nazionale. Senza di lui Azzurra bonsai non è andata poi così male. Le squadre esistono se diventano famiglia e non feudo al servizio dei potenti.

9 Al presidente PETRUCCI per essersi trattenuto dopo aver letto l’intervista ad Alessandro Gentile che mancava da tanto tempo. Il nostro campione errante ha detto che la Nazionale non è fra le sue priorità. Discorso da volpe e l’uva a parte, avrebbe dovuto immaginare il dolore del numero uno che secondo Bianchini vive e pensa sola ad Azzurra.

8 Alle SOCIETÀ che trovano più tempo per lavorare, creare, insegnare che per lamentarsi. In una serie A dove  poche stanno nella cabina lusso della nave ci danno speranza quelli che credono davvero in ciò che fanno. Così come in A2 anche questa volta vediamo più progetti, partendo da Udine, uomini e donne come a Venezia, Cantù dove non si sentono vittime, che nella massima serie.

7 Alla VIRTUS BOLOGNA che non si è dimenticata dell’avvocato Porelli affiancando la fondazione gestita da Zanetti per un Memorial  dove anche Brindisi ha reso omaggio all’avvocatone.

6 Ai RAGAZZI del campetto sotto casa intitolato al maestro Borella perché in questo fine settimana su quello del basket c’erano più giovani leve che sul ruvido del calcetto monopolizzato da grossi squali adulti.

5 Alla GUARINO e a GANZ che allenano Inter e Milan femminili di calcio, perché le cose interessanti che hanno detto nelle loro interviste ci fanno maledire i polpettoni e le banalità dei professoroni del pallone, i voli astrusi di molti allenatori nel basket.

4 Ad Enrico CAMPANA, vecchio nemico-amico ai tempi della Gazzetta, in una lunga tormentata storia professionale, perché abbiamo dovuto dirgli bravo per il modo in cui ha presentato l’allenatore esordiente Vertemati che ora guida  la sua amata Varese che ci faceva litigare se speronava la nostra amata Milano. Una lezione per maestrini dalla penna rossa che imbrattano giornali.

3 All’ARMANI se dovesse farsi intimorire avendo scoperto che fra i dieci più pagati dell’eurolega non c’è nessuno dei suoi. Meglio così, a mene che qualche agente non entri al Forum  chiedendo una revisione dei compensi.

2 A LeBron JAMES l’immenso  non tanto per aver scelto Capri e il suo mare, ma per aver risvegliato al basket testate che neppure sanno di avere una squadra in serie A.

1 Al BARCELLONA del calcio che ha svenduto Messi per i troppi debiti, ma che nel basket sembra davvero navigare nel lusso se il più pagato in Europa è il suo Mirotic (4 milioni e mezzo), anche se l’oro vero scorre fra Istanbul e Mosca.

0 Agli UNDER 30 se davvero come il ventottenne Malagò diranno alla futura moglie che nei sogni c’è la presidenza del CONI. Lui lo ha visto avverato, ma quella rosa, come sa, è ancora piena di spine se, come nell’atletica, si impossessano delle medaglie quelli che davvero hanno soltanto ereditato buone gestioni e campioni allevati con criterio più che saggezza.

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