Doppio Axel

1 Giugno 2009 di Alec Cordolcini

di Alec Cordolcini

Bilancio semi-serio di un anno di Jupiler Pro League, la massima divisione belga. Spunti, protagonisti, flop e curiosità di un campionato dal livello innegabilmente medio-basso, però mediamente divertente. Dedicato a chi non ne può più dei tormentoni IbraKakà-progetto Juve.
1. Standard Liegi campione con merito, anche se è stato necessario un doppio spareggio-scudetto contro l’Anderlecht, deciso da un rigore di Axel Witsel dopo l’1-1 dell’andata a Bruxelles. Proprio Witsel è stato premiato a gennaio con la Gouden Schoen (Scarpa d’Oro), trofeo assegnato dai giornalisti al miglior giocatore dell’anno. Mbark Boussoufa dell’Anderlecht si è invece imposto nel Provoetballer van het jaar (Calciatore professionista dell’anno), premio identico al primo. ma in questo caso basato sulle preferenze espresse da allenatori e giocatori. E’ rimasto a bocca asciutta invece il miglior attaccante visto sui campi belgi negli ultimi anni, ovvero il congolese Dieumerci Mbokani, 31 reti in due stagioni. “Il Belgio è un paese razzista”, ha commentato dopo la vittoria di Witsel. Lo hanno trattato come se fosse il solito coloured frignone. Poi però non gli hanno fatto vincere nemmeno la Ebbenhouten Schoen (Scarpa d’Avorio, assegnata la miglior calciatore africano di Belgio), finita nella bacheca del solito Boussoufa.
2. Tom De Sutter è l’attaccante belga del futuro. La sfortuna, sotto forma di un grave infortunio ai legamenti, gli ha negato una maglia da titolare alle Olimpiadi di Pechino; l’Anderlecht non si è però dimenticato di lui, prelevandolo a gennaio dal Cercle Brugge per sostituire l’infortunato cronico Frutos (tre quarti di stagione in infermeria, e adesso è guerra contro lo staff medico dei bianco-malva). Ha chiuso a quota 16 reti, da vice-capocannoniere, tenendo il club di Bruxelles in corsa per il titolo fino alla fine nonostante gioco e qualità generale delle rosa fossero un paio di gradini inferiori ai rivali dello Standard. Missione compiuta.
3. Serata sfortunata quella di venerdì 28 novembre per Daniel Zitka, che in uno scontro di gioco con un paio di avversari nei minuti finali di Dender-Anderlecht si è procurato la rottura della tibia e di un paio di denti. Ma i dolori del 33enne portiere ceco non erano ancora finiti; mentre veniva trasportato fuori dal campo in barella, uno dei portantini ha perso l’equilibrio facendo cadere rovinosamente a terra Zitka, che ha così subìto un nuovo colpo all’arto fratturato. La tragicomica scenetta, con tanto di risate trattenute a malapena dai telecronisti di Belgacom, grazie a YouTube ha già fatto il giro di internet.
4. Il difensore dell’Anderlecht Marcin Wasiliewski è uno che sa come farsi volere bene. Nei minuti finali dello spareggio per il titolo ha colpito con una gomitata prima il brasiliano De Camargo, poi il serbo Jovanovic. Paghi uno e prendi due. Una filosofia che il compagno di squadra Jonathan Legear, l’erede di Christian Wilhelmsson (i tifosi della Roma rabbrividiranno, ma in Belgio lo svedese sembrava davvero un più che valido giocatore), ama seguire alla lettera nei bar di Bruxelles e dintorni, di fronte ad una bottiglia di vino. Per questo una sera è andato a sbattere con la sua auto contro il muro di una casa. L’indomani un giornale locale gli ha consigliato di modificare la scritta “Veni, vidi, vici” tatuata sul suo braccio in “Vini, vidi, vici”.
5. Campione di Belgio lo scorso anno sulla panchina dello Standard, Michel Preud’Homme ha scelto una paga più alta trasferendosi al Gand. Il risultato è stato un quarto posto finale (con gli stessi punti dell’Fc Brugge terzo classificato, che però vanta una miglior differenza reti) di assoluto prestigio, che conferma come l’ex fuoriclasse dei Diavoli Rossi sia un tecnico emergente da tenere d’occhio. Con tanti ringraziamenti al costaricano Bryan Ruiz, autore di un campionato strepitoso sull’out di sinistra dei Bufali. Se in Serie A gioca Datolo, può benissimo starci anche lui.
6. Da rivedere invece in un contesto dove possibilmente i libri contabili non indichino il numero 0 alla voce “soldi rimasti in cassa”, Vincenzo Scifo, partito bene con il suo Moeskroen prima che le esigenze di bilancio gli sfasciassero la squadra (il bomber Adnan Custovic in primis, ceduto a gennaio al Gand a prezzo di saldo). Da febbraio in poi l’avversario principale del Moeskroen è stata la commissione per la concessione della licenza di club professionistico. Il profilarsi all’orizzonte di un possibile investitore spagnolo ha tenuto il vita il club. Oggi c’è la licenza, non (ancora) i soldi.
7. Promessa mancata del calcio belga, il portiere Silvio Proto è stato ceduto in prestito dall’Anderlecht al Germinal Beerschot per poter giocare. Dal momento però che il giocatore non è un mostro di simpatia, ad Anversa è stato accolto da un nutrito gruppo di tifosi che indossavano una maglia con il suo cognome anagrammato in Rot Op, che significa vaff******. Un paio di settimane dopo ha realizzato di testa una rete contro il Gand. E magicamente sugli spalti dell’Olympisch Stadion la scritta Rot Op si è ritrasformata in Proto.
8. Amato da molti anche fuori dai confini nazionali, il Mechelen è arrivato ad un passo da uno storico ritorno nel calcio europeo. Guidato dalle reti del duo Bjorn Vlemincx-Giuseppe Rossini e dai dribbling di Nana Asare (già ceduto all’Utrecht), il club fiammingo è arrivato sino alla finale di Coppa di Belgio, dove però ha dovuto arrendersi di fronte ad una doppietta di Marvin Ogunjimi del Genk. L’ultima piazza disponibile per l’Europa League è pertanto andata ai ragazzi delle miniere, dove ha saputo ritrovare sé stesso Tom De Mul dopo la stagione e mezza buttata a Siviglia. E le tre big? Tutte fuori prima dei quarti di finale, evento che non succedeva da 27 anni.
9. La missione impossibile della matricola Tubeke si è rivelata tale. Il minuscolo club che lo scorso anno centrò una sorprendente promozione in Jupiler Pro League con una squadra costruita a costo zero, tornerà in Tweede Klasse. Due erano i motivi di orgoglio dei tifosi del Tubeke: il bel calcio giocato dalla loro squadra e lo splendido manto erboso del Leburton, impianto da 4mila posti che, come ci ha raccontato il lettore Jeremy, da fuori è paragonabile ad uno stadio della nostra Serie D. Del primo quest’anno però non si è vista traccia (nonostante l’exploit del francese Jeremy Perbet, finito in doppia cifra); il secondo invece ci ha pensato a rovinarlo un gruppo di studenti in libera uscita notturna.
10. Farà compagnia al Tubeke in Tweede Klasse il disastrato Mons, terminato all’ultimo posto. I due club saranno sostituiti dal Sint Truiden, vincitore del campionato cadetto. La riduzione da 18 a 16 squadre della massima divisione belga ha inoltre reso necessari dei play-off promozione/retrocessione modello campionato olandese. Vi partecipano: il Roeselare del giramondo Sherjill MacDonald, ex enfant prodige nell’Ajax che vanta più maglie cambiate che gol realizzati (almeno fino a quest’anno); il Dend
er dei separati in casa Boskamp-Asselmann, ovvero unico caso al mondo dove allenatore e vice siedono in panchina senza guardarsi in faccia perché non si sopportano; la nobile decaduta Anversa, 126 anni di storia festeggiati in Tweede Klasse; il Lierse di una vecchia volpe dell’area di rigore quale Tomas Radzinski. La formula è quella del girone a quattro con incontri di andata e ritorno. Alla fine gioia per uno solo.
11. Il premio relativo alla topica arbitrale più grande spetta al signor Gumienny, che nell’incontro Tubeke-Anderlecht non ha convalidato un rigore calciato da Frutos perché due giocatori dei bianco-malva, Boussoufa e Legear, erano entrati in area con troppo anticipo. Tiro da ripetere? Niente affatto. L’arbitro ha fischiato la ripresa del gioco con un calcio di punizione a favore del Tubeke.
12. La cosa migliore proveniente da Brugge quest’anno è stato il film “In Bruges” con Colin Farrell e Ralph Fiennes, il che è tutto dire vista l’esilità della storia. Una pellicola che si salva in corner solo grazie alle splendide immagini della città fiamminga, davvero un gioiellino. Poco da segnalare invece sul fronte calcistico; l’Fc ha chiuso terzo grazie alle reti dell’eterno Sonck, ma nessuno ha voglia di festeggiare, mentre il Cercle è tornato nei ranghi dopo l’exploit dello scorso anno. Le uniche emozioni le ha regalate il derby, sempre vibrante e combattuto fino all’ultimo secondo.
13. La doppia sconfitta contro la Bosnia-Erzegovina, con conseguente addio ai sogni di qualificazione a Sudafrica 2010 e licenziamento in tronco del ct Renè Vandereycken, ha lasciato pesanti strascichi nella nazionale belga. Se tra Wesley Sonck e il duo Marouane Fellaini-Axel Witsel c’è stato uno scontro verbale a mezzo stampa (“giovani senza personalità” ha dichiarato il primo, “frustrato perché a fine carriera” la risposta dei secondi), tra il capitano Timmy Simons e Sebastien Pocognoli si è arrivati allo scontro fisico. Pocognoli, accusato di “atteggiamento irridente”, è stato colpito anche dal portiere Stijn Stijnen (ma quale crimine ha commesso Gillet per non meritarsi una convocazione in nazionale nemmeno per la più inutile delle amichevoli?). E’ caos Belgio. Solita storia, insomma.
14. Top 11 di fine stagione dominata dal binomio Standard Liegi-Anderlecht (3-4-1-2): Boubacar Copa (Lokeren); Gilet (Anderlecht), Onyewu (Standard), Juhasz (Anderlecht); De Mul (Genk), Witsel (Standard), Defour (Standard), Ruiz (Gand); Boussoufa (Anderlecht); De Sutter (Anderlecht), Mbokani (Standard).
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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