Djokovic è un’altra cosa

14 Aprile 2021 di Stefano Olivari

Novak Djokovic ha dato una dura lezione a Jannik Sinner, al di là del 6-4 6-2 con cui l’ha battuto nel secondo turno, il primo per il serbo, del Masters 1000 di Monte Carlo. Usiamo il termine ‘lezione’ soltanto perché era stato Sinner, di sicuro imbeccato da altri perché lui è giustamente ambizioso, a pronunciare l’ormai odiosa frase “O vinco o imparo”, quella che si sente dagli allenatori da progetto.

Djokovic, al rientro agonistico a due mesi dalla vittoria negli Australian Open, ha semplicemente costretto l’italiano a giocare la sua partita, facendolo andare fuori giri sul diritto e senza nemmeno aprire la sua borsa dei trucchi. Questo non deve far dimenticare che il numero 1 del mondo, vincitore di 18 tornei dello Slam, ha quasi 34 anni e che il numero 22 ne ha 19 e mezzo, quindi gli anni, se non addirittura i mesi, lavorano a favore della rivincita di Sinner. Che ha già il tennis per competere con quelli forti, a livello di un quarto di finale al Roland Garros o allo U.S. Open, ma non ancora quello per fare male ai supertop.

Con Djokovic era il primo confronto vero, dopo esibizioncine e allenamenti. Contro Medvedev ha perso 2 volte su 2. Contro Nadal ha straperso, però ai quarti dell’ultimo Roland Garros dopo avere battuto Goffin e Zverev. Contro gli altri forti, il livello Tsitsipas-Zverev, se la gioca bene già adesso e non potrà che andare meglio. Nella storia del tennis Sinner entrerà per merito suo e per i 15-16 anni che lo dividono da Djokovic e Nadal, senza citare il quasi ritirato Federer. Non è antipatriottico dirlo: era solo per rendere i giusti onori ai vari Wawrinka, Murray, Cilic, Del Potro, che qualcosa di importante hanno vinto, per non dire Berdych, Tsonga, Gasquet, Raonic, Anderson. Pensiamo, senza averne la certezza (diversamente vivremmo di scommesse), che Sinner alzerà più trofei di tutti loro.

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