The Song Remains the Same

7 Marzo 2024 di Stefano Olivari

Il 25 marzo tornerà al cinema The Song Remains the Same, film di culto in un’epoca in cui era facile esserlo, visto che non si vedeva quasi niente e quel poco arrivava ingigantito dal mito. Così fu per questi concerti dei Led Zeppelin al Madison Squadre Garden nel 1973, poi integrati da successive registrazioni, visto che il primo regista non aveva abbastanza pellicola (!), e da altro materiale, con un risultato abbastanza sconclusionato ma che comunque offre una rappresentazione memorabile degli anni d’oro dell’hard rock, con la capacità di innovare che andava di pari passo con un divismo planetario, centinaia di milioni di dischi venduti ed anche una certa considerazione da parte della critica che ha contribuito a storicizzare quell’epoca.

Sì, perché i Led Zeppelin già a metà anni Ottanta, quando per la prima volta li abbiamo ascoltati davvero, fra l’altro proprio con The Song Remains the Same, il doppio album uscito nel 1976, erano storia: l’ultimo disco, Coda, è del 1982 quando già di fatto si erano sciolti dopo la morte di John Bonham due anni prima. E la reunion del 2007 alla fine si sarebbe risolta in un solo concerto e nella promozione di un un greatest hits: insomma, per sempre i Led Zeppelin saranno le icone degli anni Settanta, al di là della loro importanza musicale. Ed il loro mito è invecchiato meglio di quello, per dire, dei Deep Purple nonostante poi tutti abbiano fatto altre cose, John Paul Jones meno di Robert Plant e Jimmy Page. Solito discorso: se Coppi fosse morto a 80 anni sarebbe stato considerato come Bartali.

Cosa stiamo faticosamente cercando di dire? Che è molto bello vivere in quest’era tecnologica, generatrice di un eterno presente. Molti giovani di oggi conoscono i Led Zeppelin meglio di quanto noi li conoscessimo pochi anni dopo il loro scioglimento, per la semplice ragione che noi dovevamo comprare i dischi (in radio passavano pochissimo), o comunque registrare su cassetta quelli degli amici, e quelli di oggi no. Quindi c’è senz’altro più cultura a disposizione, per chi non sia una capra, nel 2024 che nel 1984. In negativo contro il 2024 si può dire che nessuno di noi avrebbe mai ascoltato la musica di suo padre o, a questo punto, di suo nonno. Al massimo quella dei fratelli maggiori e solo per grandissimi come i Led Zeppelin.

stefano@indiscreto.net

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