Cos’è Clubhouse: la rivincita dell’audio

Il social network del momento si è smarcato dalla concorrenza puntando sull'attenzione del pubblico e soprattutto sulla diretta...

9 Febbraio 2021 di Stefano Olivari

Il social network del momento di chiama Clubhouse e pare abbia già superato i 6 milioni di utenti in tutto il mondo. Numeri da prendere con le molle, visto che la base ideologica di molte startup non solo statunitensi è gonfiare tutto prima di vendere e scappare con il malloppo, ma questo non toglie che l’idea e le prospettive di questa azienda siano molto interessanti. Anche perché puntando sull’audio Clubhouse si è fin da subito smarcata dalla concorrenza.

Dove ci sono visibilità mediatica e grandi numeri c’è Elon Musk ed il signor Tesla, fresco co-protagonista del caso Game Stop, c’entra quindi anche con il boom di Clubhouse. Il suo semplice annuncio di essere sbarcato su questo social network, per partecipare ad alcune discussioni, ha fatto schizzare verso l’alto il valore di una realtà giovanissima, lanciata nell’aprile del 2020, che secondo alcuni analisti vale adesso un miliardo di dollari. Il famoso unicorno, insomma, sogno di ogni startupper che si rispetti. Dieci volte il suo valore dello scorso dicembre, quando anche gli utenti dichiarati erano circa un decimo.

Spiegare cosa sia Clubhouse è molto facile, diversamente da quanto accade con altre app complicate già nel download. Il social network della Alpha Exploration è basato soltanto sull’audio e soltanto sulla diretta, articolandosi in stanze virtuali in cui è possibile ascoltare un personaggio e spesso interagire con lui. Ma solo in voce e solo in diretta, quindi con una logica diversa da quella del podcast. Per il momento la app, scaricabile gratuitamente, è disponibile solo per iOS, cioè il mondo Apple, ma presto lo sarà anche per Android.

Al momento non tutti si possono iscrivere a Clubhouse, ci si può mettere in lista d’attesa e attendere l’invito di uno che è già iscritto. Un meccanismo che vorrebbe creare una sorta di esclusività, simile a quella degli albori di Facebook, ma che ha anche lo scopo di risolvere gli eventuali problemi tecnici della app prima che diventi un fenomeno di massa e quindi ingestibile. Va detto che conoscere qualcuno iscritto a Clubhouse non è certo strano, per chi lavora nel web e nella comunicazione, quindi l’esclusività è relativa. Ed è sicuro che verrà abolita quando Clubhouse entrerà, se mai ci riuscirà, nella vita quotidiana delle persone.

Su Clubhouse si può creare una stanza oppure entrare in quelle di altri, sempre se sono di tipo Open, solo se si è follower se sono di tipo Social, solo su invito se sono di tipo Closed. L’iscrizione è riservata ai maggiori di 18 anni e questo non è un dettaglio, perché nella sostanza ognuno è il responsabile, dal punto di vista della giustizia penale e civile, di ciò che viene detto all’interno delle stanze. Il social network può sì intervenire, al limite anche con la cancellazione dell’account, ma solo dopo segnalazioni. Teoria, perché è evidente che nelle varie stanze confluiranno persone che su quel determinato argomento la pensano più o meno allo stesso modo.

Se un prodotto viene offerto gratis significa che il vero prodotto è l’utilizzatore. Quindi in prospettiva Clubhouse dovrebbe guadagnare dalla vendita dei nostri profili ai fini pubblicitari. Cosa scontata, ma anche potenzialmente fastidiosa visto che l’iscrizione è legata ad un numero di telefono. Va detto che nella fase di lancio il modello di business è l’ultimo dei problemi, visto che l’obbiettivo degli investitori è di solito quello di vendere al momento giusto. E fra chi ha pompato soldi dentro la Alpha Exploration c’è Andreessen Horowitz, cioè una delle più grandi società di venture capital del mondo: gente che ha investito al momento giusto su Skype, Twitter, Facebook, Groupon, Airbnb, così come su idee poi rivelatesi fallimentari ma poi ampiamente ripagate dai pochi successi planetari. In altre parole il guadagno per gli azionisti di Clubhouse è sicuro, la gestione corrente è invece un altro sport.

Al momento Clubhouse è un social network per VIP o aspiranti tali, per giornalisti, imprenditori digitali ed in generale per chiunque abbia già un suo pubblico, pur minimo. Appena ci si iscrive si nota che la maggior parte delle stanze affronta temi come tecnologia, innovazione, economia digitale: un po’ come capitare in un convegno per addetti ai lavori, con mille conferenze in contemporanea. Così almeno per il momento, fino a quando il pubblico non imporrà la presenza anche di interventi più pop. Clubhouse viene però tenuto d’occhio da quelli che contano, perché il suo puntare sull’audio e sulla diretta lo rende strutturalmente diverso dalla concorrenza. Nei giorni scorsi è stata clamorosa l’iscrizione di Mark Zuckerberg, che ha creato un suo profilo su Clubhouse per partecipare ad una discussione sulla realtà virtuale. In pratica il fondatore e principale azionista di Facebook, cioè un social network da quasi 3 miliardi di iscritti, è presente su un concorrente da 6 milioni. Se lo prende sul serio lui forse dovremmo farlo anche noi.

(Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino di lunedì 8 febbraio 2021)

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