Coppa Davis 2022, il sogno di Italia-Spagna

19 Settembre 2022 di Stefano Olivari

Dopo essersi presentata a Bologna con il suo dream team, Berrettini-Sinner-Musetti più il doppio Fognini-Bolelli, l’Italia si è qualificata per la fase finale della Coppa Davis, dal 24 al 27 novembre a Malaga: avrà nei quarti di finale gli Stati Uniti di Fritz e Paul, in semifinale (se ci andrà, chiaramente) forse il Canada di Auger Aliassime e Shapovalov, e nella finale che tutti vorremmo la Spagna di Alcaraz e magari anche Nadal. Tutte squadre con doppi super, ma la coppia azzurra ha appena superato Mektic e Pavic e non parte battuta con nessuno.

Ma a prescindere dagli azzurri la nuova Coppa Davis, che prima o poi smetteremo di chiamare nuova Coppa Davis visto che la formula è cambiata nel 2019, è bellissima ed al di là degli aggiustamenti da fare sta raggiungendo i suoi obbiettivi: essere più interessante per i migliori giocatori del mondo e far sì che ogni partita interessi qualcuno anche al di fuori delle due nazioni coinvolte. Se poi Piqué è il male e i vecchi dirigenti tromboni, fintamente dilettanti (che peraltro la Davis l’hanno venduta per soldi, non è che gliela abbiano scippata), sono il bene allora ci arrendiamo e corriamo a prendere il maglione bianco a treccia.

Le vecchie glorie, a volte nemmeno tanto glorie, rimpiangono come tutti noi la loro giovinezza, ma non ci sembra il caso di mitizzare gli arbitri di parte (aboliti dopo la scandalosa finale di Praga persa da Panatta e compagni nel 1980), il tifo calcistico contro, con la vetta del serpente lanciato contro Becker in Brasile, l’assurdità del sabato dedicato solo al doppio e di una domenica spesso inutile, le maratone scacciapubblico fra tennisti che nei grandi tornei non esistevano. Insomma, tutto è migliorabile ma questa Davis sta davvero diventando il Mondiale del tennis, inseguendo il sogno dei sogni: avere il tifo (e quindi i soldi) che possono dare le bandiere ma senza beceraggine. Un sogno, appunto.

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