Calcio

Come un’azienda

Stefano Olivari 22/01/2009

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I meno giovani fra i lettori di Indiscreto possono ricordare l’epoca in cui sui media dilagavano studiosi simil-yuppie che ci spiegavano che ‘il calcio va gestito come un’azienda’. Poi le aziende del cui collegio dei sindaci questi professori marchettari facevano parte sono fallite (spesso in maniera fraudolenta) o sono state inglobate in realtà più grosse, così il pendolo della storia da qualche anno va nella direzione cialtrona opposta: le aziende vanno gestite come una squadra di calcio. Meglio per i volti noti, che alla Kissinger possono campare di conferenze basate sul nulla, senza più l’ansia dei risultati. Lippi ci ha vissuto due anni, fra un ‘normale intercalare toscano’ e l’altro. E lunedì prossimo all’università di Parma Arrigo Sacchi sarà la stella di un incontro all’insegna della concretezza, dal titolo ‘Spettacolo e strategia per vincere nello sport. L’esempio calcio’. Incontro che serve in sostanza per lanciare la prima edizione del Master in Organizzazione dello Sport e dello Spettacolo Sportivo (Moss: da non confondere con il più noto Ronn, il Ridge di Beautiful). Grande allenatore, anche per gli antipatizzanti, ma che credibilità ha Sacchi come organizzatore e dirigente? Magari parlerà ai futuri studenti delle parentesi in un Parma con l’acqua alla gola, dove non poteva incidere e dove in ogni caso si occupava solo dell’area tecnica, ed in un Real che lo cacciò dopo pochi mesi. Poi fra i membri del comitato scientifico del Moss oltre a dirigenti veri (Pancalli su tutti) ci sono anche Dario Fo e Max Rosolino, quindi alla fine Sacchi ci sta tutto. Iniziative come queste stanno fiorendo in tutta Italia con marchi accademici meno prestigiosi di quello di Parma, un po’ come quella scuola per telecronisti reclamizzata dal barbiere con un famoso faccione Mediaset: qualcuno ci crede, qualcuno no. Come con lo spamming, qualcosa resta attaccato sempre.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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