Come ragiona il bookmaker

26 Novembre 2008 di Stefano Olivari

Comprendere il modo in cui ragiona un bookmaker è fondamentale per scegliere certe giocate e soprattutto per evitarne certe altre. Come ragionano quindi i quotisti delle principali case? La base di tutto è la valutazione sportiva dell’evento, mettiamo Inter-Panathinaikos di stasera, dopo aver considerato tutte le informazioni a disposizione (stato di forma, infortunati, condizionamenti esterni, voci di eventuali tarocchi). Diciamo che per noi la squadra di Mourinho ha il 70% di possibilità di vincere, il che significa che la quota tecnica della vittoria nerazzurra dovrebbe essere 1,42 (100/70), il 20 % di pareggiare (quota 5,00) ed il 10% di perdere (10,00 quindi la quota tecnica dei greci). E’ evidente che non troveremo da nessuna parte un book di questo tipo: 1,42, 5 e 10 sono quote che metterebbero sullo stesso piano il singolo bookmaker ed il singolo scommettitore, ma a parte il piccolo particolare che non ci sarebbe nessun aggio per il banco (la somma delle probabilità ribaltate, 100/1,42, 100/5 e 100/10 darebbe esattamente 100), il singolo bookmaker ‘gioca’ contro la massa degli scommettitori e non contro un singolo. Traduzione: al di là del fatto che il Pana non sia favorito, la Snai della situazione non gradirebbe che tutti li scommettitori puntassero sulla vittoria di Ten Cate, situazione che in linea teorica potrebbe portare allo sbancamento. Il sogno di questa Snai molto ipotetica (come abbiamo detto, la somma delle probabilità ribaltate deve essere superiore a 100 se no i bookmaker non potrebbero esistere) è che il 70% del volume di gioco vada sull’Inter, il 20% dul pareggio ed il 10% sulla vittoria greca. Con tutti e tre i risultati la vincita netta sarebbe uguale a zero, ma fra poco faremo scendere in campo aggio ed allibraggio per avvicinarci a realtà più concrete, che rendono quasi una discussione da bar la previsione tecnica sulla partita. La grandezza del bookmaking ben fatto è proprio questa: di quello che giochiamo al bravo banco importa meno di di niente. Non è un caso che campionati e partite truccati dai bookmaker siano stati nella storia infinitamente meno di quelli truccati da scommettitori o attori stessi dello spettacolo.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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