Invito per Clubhouse

È un social network basato sull'audio, anzi dove esiste solo l'audio, lanciato nell'aprile 2020 e che per il momento funziona solo sui dispositivi iOS, cioè solo nel mondo Apple. 

5 Febbraio 2021 di Stefano Olivari

Cos’è Clubhouse? È il social network di cui tutti gli appassionati del genere stanno parlando fra di loro da una settimana, convinti che possa spostare qualcosa nella vita della gente. Invece Clubhouse è secondo noi una boiata pazzesca, al livello dell’app Immuni, e probabilmente arricchirà soltanto chi ci ha investito e saprà uscirne al momento giusto. Si è letto che varrebbe già un miliardo di dollari, il mitico billion, ma senza quotazione di Borsa e soprattutto senza un compratore a fare il prezzo sono soltanto congetture. Detto questo, per scrivere questo modesto post ci siamo iscritti ieri notte a Clubhouse grazie ad un amico che ci ha invitato.

Sì, perché come per il Facebook delle origini, per il momento Clubhouse vuole aumentare gli iscritti (pare già oltre i 6 milioni) mantenendo una aura di pseudoesclusività. Un po’ come i paninari che si facevano cucire sui jeans le pezze di Naj Oleari, che ‘valevano’ però solo se regalate da una ragazza, se no erano da sfigati. Ma cos’è, in breve, Clubhouse? È un social network basato sull’audio, anzi dove esiste solo l’audio, lanciato nell’aprile 2020 e che per il momento funziona soltanto sui dispositivi iOS, cioè solo nel mondo Apple.

Quando ci si iscrive si viene invitati anche a specificare le proprie preferenze, così ci verranno segnalate le stanze (room) e i personaggi in teoria per noi più interessanti, oltre a quelli ritenuti interessanti dai nostri contatti (che però si possono anche non condividere, non è obbligatorio). Fondamentale è sapere che tutto avviene in diretta, cioè non è che si posta un contributo e poi gli eventuali follower, o magari anche gente interessata d interagire, lo leggono quando gli pare. In pratica, se Elon Musk o Drake dicono che stasera alle 22 parleranno nella loro stanza o in quella di un gruppo specifico, bisognerà essere lì a quell’ora come nella vita reale, come se fossimo a teatro.

Bisogna sapere anche che Clubhouse non è che dia la parola a tutti, a meno che non si sia gestori della propria stanza. Il vip di turno, o il suo moderatore, può darci la parola, ma nel 99,9% dei casi vuole che noi rimaniamo pubblico. E a volte nemmeno quello, perché molte stanze sono chiuse, o aperte dietro iscrizione. Clubhouse non è solo per vip, comunque, perché qualunque piccolo ayatollah con un seguito di 10 persone può ‘convocare’ il suo popolo per fargli ascoltare i propri sproloqui.

Detto questo, ad una prima occhiata ci sembra che Clubhouse sia un luogo frequentato soprattutto da aspiranti oratori in cerca del loro personalissimo Speakers’ Corner. In estrema sintesi, si tratta di un podcast con in più la possibilità, relativa, di interazione, ed in meno quella di ascoltarlo quando ci pare. Clubhouse ci sembra insomma una boiata pazzesca, tranne che per chi ci guadagna, anche se magari fra due giorni creeremo la stanza di Indiscreto.

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