Ci sono negri italiani

3 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Cerchiamo di leggere e guardare qualsiasi cosa riguardi calcio e basket, ma abbiamo dei limiti. Quindi forse ci sono sfuggiti i virulenti editoriali che insieme al comportamento di Balotelli subito dopo il rigore di Inter-Roma stigmatizzassero il comportamento sub-umano dei tifosi giallorossi in trasferta nei confronti del diciottenne attaccante, che nell’immaginario mediatico è diventato il colpevole della maleducazione presente nel sistema calcio. In sostanza, come può confermare chiunque fosse a San Siro (tranne i giornalisti che dormivano), per gran parte della partita ogni tocco di palla di Balotelli è stato sottolineato da simpatici buu (non aspettatevi il pistolotto contro il razzismo, bastano le orecchie) e in diverse fasi la curva della Roma ha ripreso sottoforma di coro il contenuto di uno striscione juventino apparso durante il Trofeo Tim: ‘Non ci sono negri italiani’. In questo contesto davvero marginale il ‘tanto lo sbagli’ gridatogli da Panucci prima della battuta del rigore. Quindi ci sta tutto che un diciottenne provocato risponda con una linguaccia (uguale a quella più volte mostrata da Del Piero, però targato grande campione e grande uomo) ad insulti del genere, perché non è vero che il cliente ha sempre ragione. In molti hanno sognato che mostrasse il dito medio, ma Balotelli si è dimostrato maturo ed intelligente più del penoso Panucci: che a Trigoria deve preservare la carrozzeria dell’auto, come i cronisti impauriti e/o complici. Insomma, siamo con Balotelli ma anche con Stefano Okaka, altro negro italiano, quando avrà la sfortuna di tornare alla Roma. Troverà anche lui, da parte di qualcuno che detesta la squadra giallorossa, inviti a spezzargli una gamba: qualche demente è apparso anche su questo sito (l’abbiamo cancellato in tempo, ma non escludiamo che ricompaia) e gli mostriamo un metaforico dito medio. Ci ha però colpito che in articoli, servizi e domande agli artisti del lamento Mourinho e Spalletti si sia parlato solo dei fatti di gioco, come se la partita fosse stata disputata a porte chiuse. Si dice che il miglior giornalista sia quello scapolo e orfano, noi aggiungeremmo anche non residente nella città della squadra di cui parla.
stefano@indiscreto.it
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