Chi si lamenta è un provinciale

26 Febbraio 2008 di Stefano Olivari

Grazie Juve. Ridere fa sempre bene, lo dicono i medici, i sociologi ed addirittura i giornalisti. Ridere é salutare, però i tempi sono duri, l’inflazione reale è superiore a quella dell’Istat e onestamente mancano i motivi per far vedere i trentadue denti. Per fortuna la società Juventus ce ne ha offerto uno. Come tutti sapranno, i mattacchioni di Corso Ferraris hanno pensato bene di scrivere una letteraccia, del genere ‘Se si continua così, noi non ci stiamo’. Perbacco. Domanda: se contro il Toro il povero arbitro Rizzoli sbaglierà, quale sarà la risposta bianconera? Uscire dal campo? Togliersi le mutande? Pernacchie? E poi l’Atalanta, oppure il Siena, il Catania, il Genoa e le altre perché mai non dovrebbero fare la stessa cosa? O si é deciso che solo contro la Juve si fischia in maniera errata? Lo sappiamo, l’argomento é noioso: arbitri pro e contro i bianconeri, negli ultimi due giorni se ne è parlato a non finire.
Noi vogliamo solo fare una piccola e modestissima considerazione. Visti dall’estero, dove abbiamo vissuto i nostri primi tren’anni, i numeri uno della Juventus non ci hanno mai entusiasmato. Gianni Agnelli faceva ridere solo i giornalisti italiani, che si rotolavano per terra prima ancora che l’Avvocato aprisse bocca. Umiliazione in più, umiliazione in meno cosa contava per loro? Tanto poi raccontavano agli amici come il patron della Fiat (patron quando faceva utili, in caso contrario pagavate voi) portasse l’orologio e questo bastava per dare un senso alla propria vita. A proposito, provate oggi a indossare l’orologio sopra la camicia: ve ne direbbero di ogni. A meno che non diate pubblicità ai media, in quel caso diventereste chic e trendy. Spirato l’Avvocato é arrivato il fratello, grado di simpatia meno mille. Capita. Ora c’é Cobolli Gigli, uno che di caccia al fagiano sembra saperne una più del diavolo ma sul calcio le spara a caso. E’ il classico ragazzo che alle feste del liceo ballava il lento quando gli altri si scatenavano. Fuori situazione, sempre. Gran brava persona, ma forse é arrivato troppo in fretta a dare lezioni sul calcio; solo due anni addietro aveva dubbi sul fatto che si giocasse in undici oppure in sette, su un campo d’erba oppure sulla neve. Guardare una gara di polo a Cortina, vestito con il pellicciotto ed un calice di champagne in mano ci sembrerebbe più nelle sue corde.
Una lettera da lui scritta crea un effetto strano, cioé l’effetto contrario a quello desiderato. Altro che indignazione. E’ come guardare Stanlio e Olio. Ha continuato la verace (si fa per dire) protesta Alessio Secco, uomo buono come il pane. Di lui pensiamo ogni bene, al di là della cattiva stampa che ha (come se Moggi telefonasse solo a lui, in Italia). Sono loro che gridano contro le ingiustizie? Ma dai. L’unico vero, in senso calcistico, é Claudio Ranieri, difatti i bianconeri guadagnano molto in immagine quando ad apparire è lui. Il resto pare uno scherzo riuscito male. Un grande club (non è il caso di questa Juve) avrebbe semplicemente scritto una nota secca e da venir i brividi freddi: “Noi, Juve, sappiamo solo lavorare, lottare, sempre e comunque, e lo faremo ogni attimo della nostra vita nonostante gli arbitraggi negativi. Nessuno piegherà mai i nostri giocatori, i nostri ideali, i nostri valori. Siamo nati per vincere”. Troppo semplice, forse. La conclusione è la solita: o c’è un disegno contro la Juventus, cosa che non si può escludere a priori, ed allora Cobolli deve far saltare tutto il calcio italiano, da Abete in giù, a colpi di denunce alla magistratura sportiva ed ordinaria, oppure non c’è ed allora le lettere ed i dossier mettono i bianconeri sullo stesso piano delle piccole squadre. I sopracitati giornalisti che si sbellicavano dalle risate ricorderanno la battuta del’Avvocato loro idolo: ”Chi si lamenta è un provinciale”.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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