Burattini senza fili

23 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

1. Una notizia letta e sentita da più parti non deve per forza essere vera, però questa del presidente di Lega lobbista (dei club grandi e medi, ovvio) presso Governo e ministero dell’Interno è purtroppo verosimile. Non è tanto questione di Matarrese sì-Matarrese no (l’ex deputato DC con un carpiato alla Louganis si sta riposizionando: chi se ne frega di Grosseto e Albinoleffe…) all’elezione del 31 marzo, ma di linea. Già archiviata la questione televisiva, con il prodotto svenduto a Sky e Mediaset per le note ragioni, i club di serie A vogliono togliere quelle limitazioni (biglietti solo nominali, stop a certe trasferte, eccetera) che a loro dire fanno passare la voglia di comprare il biglietto ai tifosi normali. Dimenticando i dati su feriti e incidenti da calcio, che da quando sono stati presi questi provvedimenti tendono al bello o almeno alla limitazione dello schifo. In questo tipo di dibattiti, con discesa in campo dei garantisti all’amatriciana quando non direttamente le mamme degli ultras, si trascura un piccolo particolare: in un paese più o meno civile come l’Italia solo i delinquenti hanno paura di essere identificati.
2. A proposito di delinquenti e di biglietti nominali, pensate che per vedere una partita dell’Inter sia sufficiente pagare il biglietto? No, stando all’episodio di vita vissuta che ci ha raccontato un amico, relativo a qualche partita casalinga fa dei nerazzurri (non diamo particolari per non far identificare il ragazzo, piuttosto conosciuto). Questo sventurato, a cui avevano affibbiato uno dei pochi tagliandi a vendita libera della curva interista, quando ha cercato di guadagnare il suo posto si è visto chiedere soldi (ovviamente non li hanno chiesti solo a lui) da una brutta faccia spalleggiata da altre brutte facce, con una motivazione di grande spessore: ”Ci servono per pagare le coreografie e gli striscioni”. Lui non è rimasto, mentre chi è rimasto ha pagato. Viva Sky, viva Mediaset: almeno lì si paga un biglietto solo.
3. A meno che non siano scesi in campo soldi da Manchester City, non capiamo perché Daria Bignardi abbia lasciato una trasmissione in prima serata su LaSette per farne una uguale in terza serata su RaiDue. Ma soprattutto non capiamo perché una persona onesta come Roberto Mancini abbia accettato di farsi intervistare per non dire niente, visto che ogni risposta sembrava dosata con il bilancino dal suo avvocato: tre anni di contratto residuo e trenta milioni di euro lordi giustificano la prudenza, ma allora tanto valeva rimanersene in barca. L’unica spiegazione dell’ufficio dietrologia è che abbia voluto giocare l’unica carta disponibile per il suo ripescaggio a partire da luglio, in un momento in cui Mourinho si sta offrendo altrove ed il futuro di Ibrahimovic è sul vago. Ma dovrebbe essere il primo a sapere che per orgoglio, spesso (come in questo caso) mal riposto, anche il Moratti impoverito (relativamente) degli ultimi tempi sarebbe disposto ad andare incontro a qualsiasi esborso e a qualsiasi errore. Insomma, il ‘Se fossi richiamato sarei obbligato’ è destinato a rimanere un’ipotesi accademica.
4. Accademia, ma buone per le due settimane con le nazionali, sono anche le discussioni sul futuro di Ibrahimovic. Da giocatore più pagato del mondo, fra annessi e connessi (ma basterebbero gli annessi), e leader indiscusso di una squadra già forte ma destinata a migliorare, sa di non poter bluffare: più soldi potrebbero arrivare solo dall’ipotetico sceicco pazzo, più vittorie non gliele garantirebbe nemmeno il Manchester United. Una specie di caso Kakà in cui i protagonisti invece di essere tutti buoni sono tutti cattivi, visto che i giornalisti scrivono (noi compresi) per chi li paga o li potrà pagare in futuro. Dovrebbe finire allo stesso modo, anche se in questo caso il procuratore (Mino Raiola) non è proprio un cane sciolto ma una diretta emanazione di Luciano Moggi, fra l’altro assiduo frequentatore di casa Ibra. E durante queste cenette le orecchie di Moratti fischiano come non mai.
5. Il devoto (fatti suoi, tranne quando fa il sant’uomo a mezzo stampa: lì diventano fatti nostri) operatore di mercato ci è venuto in mente ascoltando la ricusazione pubblica dell’arbitro Ayroldi fatta dall’Udinese. Anzi, non proprio dall’Udinese ma dal suo direttore generale Pietro Leonardi dopo la sconfitta con il Genoa, notoriamente squadra del Palazzo (per non farlo arrivare quarto gli stanno facendo anche la macumba, oltre ad annullare l’annullabile a Milito, però l’eterno emergente Prandelli e ‘livore semprevivo’ Spalletti dovrebbero anche metterci del loro). Piccolo quadro della situazione, nella nostra modestia: a) Ayroldi per motivi di età è a fine corsa, ma è uno dei preferiti di Collina; b) Moggi detesta Collina, e non certo per quell’illegale Perugia-Juve che regalò lo scudetto alla Lazio scippandolo ai bianconeri; c) Leonardi è una creatura dell’ex re del mercato, che lo impose come responsabile del settore giovanile bianconero e come consigliere della Lega di C ai tempi della Reggiana.
6. Dicono che un grande dirigente di un grande club sia diventato socio di un ristorante e che qualche giorno fa il locale (questa invece non è una diceria) sia stato chiuso dopo un’indagine dei Nas, che hanno riscontrato condizioni igieniche inimmaginabili nel cosiddetto primo mondo. Sono annate che nascono male.
7. Chi si ricorda dei ‘rinnovi in bianco’ del Milan? Cioè normali prolungamenti di contratto, con il giocatore che secondo la società sarebbe stato così attaccato alla maglia da firmare contratti senza una cifra indicata. Nemmeno il tifoso più beota ci ha mai creduto, ed in Lega non si sono del resto mai visti contratti del genere (sarebbero nulli, prima ancora che illegali), però la stampa ha stampato. Adesso la moda dice che bisogna ostentare austerità, quindi fioccheranno le autoriduzioni di ingaggio. Partendo dai suoi quasi 9 milioni lordi a stagione fino al 2011 Gattuso ha aperto la strada, ovviamente solo a parole. Tanto quale giornalista volete che fra un mese controlli?
8. Il centinaio di idioti che ieri sera a Napoli ha quasi tirato fuori Galliani dall’auto, sfasciandola e costringendo la polizia ad intervenire in forze, era formato da ultras o tifosi medi? Stando a testimonianze dirette più vicina al vero la seconda risposta, motivo di più per vergare editoriali virulenti contro la deriva del pubblico italiano. La facile previsione è che le penne migliori, si fa per dire, dedicheranno i pezzi di prima pagina all’ultima dichiarazione di Mourinho o al prossimo colpo della Juve, secondo il teorema che si può maramaldeggiare sugli ultras, che tanto non compreranno mai niente, ma non su quella parte di pubblico medio che ne condivide la filosofia (noi soli contro tutto il mondo che ci odia, in sintesi) ma non la stupida incoscienza fisica. A occhio e ad orecchio siamo a circa un terzo dei frequentatori dei nostri stadi, con la percentuale che nelle serie minori cresce.
9. L’immenso Aldo Giordani sosteneva che la in Italia la Nazionale (parlava ovviamente di quella di basket) ‘freguntubo’. La realtà è evidente, non si può
negare: siamo attaccati al campanile ed alla famiglia, nell’accezione più mafiosa delle espressioni. Ed anche al marketing editoriale, noi per primi non stiamo scrivendo degli schemi di Juande Ramos o del futuro del Feyenoord. Però la squadra di Lippi ci interessa, quindi è un obbligo spendere due parole sulle convocazioni per le partite mondiali con Montenegro e Irlanda. Tante alternative in attacco, tanto da rendere simili a quelli sul Baggio al capolinea i dibattiti su Cassano: che in questo momento è uno dei migliori giocatori italiani ma che in Nazionale, pur comportandosi quasi sempre bene dal punto di vista umano, non è mai stato lui. Non va dimenticato che Donadoni adesso allena il Napoli proprio per avere, a Euro 2008, blindato la squadra aspettando le sue invenzioni. In questa Nazionale Cassano starebbe benissimo ma non è un dramma se Lippi non lo chiama, a meno che non si vogliano ipotizzare i soliti giri di simpatie: la sicurezza del Mondiale in bacheca dovrebbe aver fatto dimenticare queste logiche a ‘Grazie Marcello’, ma non si sa mai. E comunque Lippi ha mostrato coraggio nel non volerlo a disposizione al San Nicola, quando gli sarebbe risultata più conveniente la geoconvocazione. Poi all’antipatia non si comanda: se Panucci si togliesse dieci anni, come fece Franco Fabrizi (nella storia del cinema non solo per i Vitelloni), non verrebbe chiamato lo stesso, idem se Pagliuca tornasse quello dello scudetto sampdoriano. Difficile contestare il c.t. anche sul resto: dietro al declinante Buffon continuano ad esserci i soliti, la difesa ha un futuro drammatico e un presente in cui solo Chiellini dà garanzie, mentre il centrocampo con il recupero futuro di Gattuso e Aquilani avrà tante alternative di alto livello. Rosa il futuro anche in attacco, non solo per via del patriota Amauri. Insomma, il disfattismo è fuori luogo. Come avrebbero titolato i quotidiani non solo sportivi in caso di passaggio del turno di Inter, Juve e Roma in Champions, ‘I campioni del mondo siamo noi’.
stefano@indiscreto.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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