Buona fortuna, l’EP dei Modà

24 Novembre 2021 di Stefano Olivari

L’ultimo disco dei Modà, l’EP Buona fortuna, è uscito lo scorso 12 novembre e ci è piaciuto molto perché sintetizza bene l’anima musicale del gruppo milanese che da qualche anno si sente di meno nelle radio e non per caso, visto che la loro vecchia casa discografica, Ultrasuoni, significava in pratica RTL 102.5, RDS e Radio Italia. Comunque sia, Buona fortuna è secondo noi un disco riuscito a partire proprio dall’inizio, dalla trascinante Comincia lo show, sul tema degli odiatori da tastiera, toni dark e sound Modà al 100%.

Quasi acustica Non ti mancherà mai il mare, con Kekko Silvestre che pare imitare Ermal Meta. Per le ragazze la romantica Buona fortuna buona vita buona luna, quella con più futuro ai loro concerti dopo Comincia lo show. 22 metri quadri non è niente di che, ma l’idea di mettere qualcosa di più aggressivo è pienamente nel DNA dei Modà (ed infatti c’è molto di già sentito). La nostra preferita è Fottuto inverno, quel pop malinconico che fa venire nostalgia di qualsiasi cosa, mentre ambiziosa e delicata è Scusa se non lo ricordo più, in cui il tema è l’Alzheimer. Insomma, un disco per chi ha sempre amato i Modà ma che funziona benissimo anche come primo loro disco per chi non li conosce. Forse mancano le canzoni gridazzare e super-enfatiche, quelle da cantare con Emma, ma non sono un cartellino da timbrare e magari torneranno al prossimo giro.

Con il pretesto di Buona fortuna chiudiamo con una domanda che da un po’ di tempo ci gira in testa: che senso ha l’EP? Sigla che sta per Extended Play, ma che non ha mai avuto una definizione chiara. Può essere la prima parte di un album o di un progetto più articolato, sembra essere questo il caso dei Modà. Può essere un album di serie B, quando non si hanno abbastanza idee decenti per otto tracce. Ma otto canzoni le abbiamo scritte anche noi… Può essere la versione moderna del Mini LP, visto che in origine l’EP si limitava a stiracchiare o a proporre versioni diverse di un paio di tracce. Noi vecchi lo vediamo anche come un parente del Qdisc, che di solito aveva quattro canzoni. In ogni caso sono distinzioni che avevano senso nell’era del vinile, e che comunque generavano discussioni anche allora: La donna cannone era un EP o un Qdisc? Nel 1981 Lucio Dalla stravinse, non dando un nome ad un suo Qdisc, che da allora è ricordato con il titolo Q Disc.

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