Buona fede almeno presunta

5 Gennaio 2010 di Stefano Olivari

 di Stefano Olivari
Lo scandalo dei vaccini inutilizzati, un’idea basata sui contenuti e l’orgoglio dell’intrattenimento.


Dove eravamo rimasti? Ad un calciomercato meno fumoso del solito, nonostante il prezzolato entusiasmo per la porcata internazionale della fallimentare Dubai. L’idea di farne il centro del calcio mondiale è un po’ come costringere Spielberg e Ridley Scott a montare i loro film in Burkina Faso o far sfilare Armani e Dior a Caracas, ma per fortuna è tutto finto: il mercato continuerà ad essere fatto ovunque ci siano soldi e squadre disposte a spenderli.
Come primo post del 2010 ci piace scegliere un argomento apparentemente lontano dal giornalismo sportivo, proprio perché siamo felici di occuparci di sport ed in ultima analisi di intrattenimento. Parliamo dell’influenza da virus A. Che era una puttanata, non per quanto riguarda la sua esistenza ma per il suo impatto sul tasso di mortalità (addirittura inferiore alla media). Peccato che per mesi la tribù della comunicazione abbia battuto in molti paesi il tam tam della pandemia, della tragedia epocale, eccetera. Come è andata a finire lo sapete: sono morte solo persone che insieme alla debilitante influenza avevano problemi ben più gravi (cardiaci, renali, eccetera). E i professionisti del terrore?
Oggi al Tg4 abbiamo ascoltato un incredibile servizio che parlava di ‘allarmismo ingiustificato’ sul virus A, seguito da una ancora più incredibile intervista all’inevitabile Fabrizio Pregliasco. Passi per il Tg4, che deve occupare con qualcosa la metà di telegionale non occupata da meteo e viabilità, mentre le parole di Pregliasco meritano una riflessione. Virologo di fama ma che fino a tre mesi fa non era conosciuto nemmeno dalla sua portinaia: in un centinaio di giorni ha avuto più interviste di Lippi in tutta la sua vita, buon per lui e per la sua eventuale attività privata. In sostanza lo scienziato ha confermato che l’allarmismo era ingiustificato (ma in almeno cento occasioni, su tutti i canali e tutti i giornali, lui e i suoi colleghi avevano invitato a vaccinarsi) e ha anche seminato per il futuro, anticipando che nuovi ceppi infliuenzali potranno essere identificati al ritorno dalle vacanze.
In generale la stampa che conta, posseduta direttamente o indirettamente (attraverso la pubblicità) da proprietari di strutture sanitarie private e industrie farmaceutiche, ha totalmente ignorato questa scandalosa opera di disinformazione. Pagata dallo Stato italiano attraverso l’acquisto di 24 milioni di vaccini, in gran parte inutilizzati anche per un piccolo e simpatico problema: erano in confezioni da 4, come l’ultimo dei nostri conoscenti nel settore medico può confermare, ed una volta aperte le confezioni per vaccinare il vecchino terrorizzato le tre dosi rimanenti dovevano essere utlizzate entro poco. Risultato: grandi pacchetti da tre dosi buttati nel cesso, con l’ironia delle vendita sottocosto dei vaccini a qualche paese del Terzo Mondo con funzionari intortati.
Non vogliamo ovviamente occuparci di medicina, anche se questa non è medicina ma spazzatura. Il nostro intento era spiegare perché stiamo lavorando ad un progetto editoriale che prescinda dalla pubblicità e che si basi solo sui lettori: non anticipiamo nulla, se la cosa non partirà diremo che è per mancanza di stimoli. Se però ci occupassimo di medicina e la Novartis (produttrice dei 24 milioni di dosi) fosse main sponsor del nostro giornale, prima di scrivere queste poche righe sui vaccini ci avremmo pensato cento volte. Ecco, ripartiamo da qui: non dalla competenza specifica nelle materie trattate (discutibile) nè da proclami sui fatti separati dalle opinioni (tutti abbiamo pregiudizi, un aggettivo in una notizia d’agenzia può valere come un editoriale di tre pagine), ma dalla buona fede almeno presunta.

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