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Ciclismo

Armstrong o Pantani?

Indiscreto 16/03/2016

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La solita pseudo-riapertura del caso Pantani, basata su testimonianze e intercettazioni di camorristi ma anche su presupposti strampalati (le presunte decine di miliardi di lire giocate su Pantani al Totonero, in realtà poche centinaia di milioni), difficilmente farà chiarezza sui prelievi di Madonna di Campiglio e su come sono stati effettuati, né tanto meno sulla morte di Pantani avvenuta cinque anni dopo. Rimane il fatto che nel gruppo molti sapessero con largo anticipo quanto stava per accadere e quindi le versioni ufficiali sono in ogni caso piene di buchi. Si tratta comunque di un’ottima occasione, dopo l’accesa discussione avvenuta su Indiscreto intorno a ‘The Program’, per ripensare al ciclismo degli anni Novanta che un po’ tutti all’epoca abbiamo amato salvo poi abiurarlo di fronte all’evidenza. Il ‘Di qua o di là’ prescinde quindi da considerazioni in punta di diritto su doping e antidoping, ma riguarda soltanto l’aspetto sportivo ed emotivo. Era più vero, qualsiasi cosa possa significare vero, Pantani o lo era Armstrong? Perché il romagnolo, volendo essere cattivi, è diventato vittima soltanto dopo la sua morte. Ce li ricordiamo, i media che inneggiavano al magistrato-spettacolo di turno (parentesi: perché la cronaca giudiziaria è al 90% colpevolista, fatta eccezione per il grande Frank Cimini, Facci e pochi altri?)… Diciamo che se adesso dopo aver perso quasi tutto il suo patrimonio, con cause pendenti da ogni dove, Armstrong si sparasse o, meglio ancora, morisse in circostanze oscure, parleremmo di lui in altri termini. Ma parliamo di ciclismo: Pantani o Armstrong?

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