Kobe Doin’ Work, etica e Lakers

5 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

La morte di Kobe Bryant è ancora nella testa di tutti gli appassionati di pallacanestro e anche di chi ha orecchiato che si trattasse di ‘un personaggio importante’ e quindi indossa maglie Lakers 8 o 24 quando fino al giorno prima si interessava soltanto della garra di Vecino o delle coperture preventive di Rugani. Per tutti loro, anzi noi (con il cuore), appuntamento questa sera al Mexico per Kobe Doin’ Work.

Il Mexico è uno degli ultimi veri cinema di Milano, con un pubblico che segue la sua programmazione a prescindere dal titolo, mentre Kobe Doin’ Work è un documentario di una decina di anni fa girato da Spike Lee e incentrato su una giornata tipo di Kobe Bryant. Diciamo subito che non si tratta di un capolavoro, nonostante l’abbondanza di mezzi (30 telecamere), ma riesce a raccontare bene l’ossessività di Kobe e la sua influenza sui compagni, che poi al di là del mito sono quelle di tutti i campioni.

La serata, con inizio alle 21.30, sarà presentata da Dan Peterson e dall’ex assessore Massimiliano Finazzer Flory, con la presenza di Christian Burns e Keifer Sykes. E consigliamo comunque la visione del film a chi se lo fosse perso, perché comunque l’ambientazione (stagione 2007-2008, quella con la sconfitta nella Finals contro i Celtics, ma propedeutica a due anelli in quelle successive) è interessante, Kobe recita senza fatica nei panni di se stesso e il mondo Lakers è comunque la NBA come l’abbiamo sempre sognata.

Da Jabbar (presto pubblicheremo una sua foto esclusiva, che indegnamente ci collega a Kareem) a Vujacic, da Pau Gasol a Phil Jackson, passando per tanti altri, tutti costruiscono il monumento a un campione molto diverso dagli stereotipi NBA e non soltanto perché ha giocato a Pistoia e Reggio Emilia. In estrema sintesi: etica e Lakers. Cose che rendono questo mondo meno triste.

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