Ranieri e gli esoneri poco inglesi

24 Febbraio 2017 di Indiscreto

La storia del calcio è piena di esoneri folli, ma quello di Claudio Ranieri dalla guida del Leicester City riesce lo stesso a distinguersi anche se queste scelte fanno parte del gioco. Perché stiamo parlando di quello che nel 2016 è stato allenatore dell’anno FIFA, perché la sua squadra è campione d’Inghilterra in carica dopo un’impresa storica, sia pure favorita dal suicidio delle grandi annunciate, perché una rosa che in Premier League è da lotta per la salvezza (come del resto lo era quella dell’anno scorso) sta giustamente lottando per la salvezza ed è negli ottavi di Champions League, perché in estate è stato perso il giocatore chiave (Kanté, decisivo anche nel Chelsea di Conte) e gli altri eroi del titolo, a partire da Vardy, sono tutti tornati alla normalità come era prevedibile, senza che i tanti acquisti riuscissero a dare qualcosa di importante. Insomma, non c’è da gridare allo scandalo perché di esoneri demenziali è pieno anche il calcio italiano e Ranieri lo sa meglio di noi, ma bisogna sottolineare che questo è ben lontano dalla mentalità di dirigenti e tifosi inglesi. Non che i 27 anni di Ferguson sulla stessa panchina siano la norma, ma di sicuro un allenatore che ha fatto bene raramente è stato cacciato, dallo stesso club in cui ha fatto bene, dopo pochi mesi. Guarda caso, questo fenomeno si verifica spesso con proprietari non inglesi (esempi recenti: Chelsea con Mourinho, Manchester City con Mancini e Pellegrini). Continua sul Guerin Sportivo.

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