Zanetti e le scimmie

10 Novembre 2012 di Oscar Eleni

A proposito di eurolega televisiva: la notte in cui Milano e Cantù giocavano in concomitanza,  qualcuno farà capire perchè la gara del Forum è durata 20 minuti in più rovinando i pochi giornali aperti e in attesa? Ci siamo chiesti chi fosse il genio per questi autogol da calo degli ascolti. Un crimen perfecto direbbero in casa del Gaudì Bertomeu, ma noi gli diciamo andate a farvi fottere.

Prima di lasciarci non chiedete perché fra le angosce della settimana c’è la solita situazione che rende difficile lavorare a Caserta. Lo sapevamo, lo sapevano, lo sanno in Lega se sta avanzando il movimento no retrocessioni.

Non è vero che  i dirigenti farlocchi cacciano gli allenatori perché non possono cacciare giocatori in vitro, perché angosciati dalla caduta in una serie inferiore. A New York e Los Angeles, nel grande calcio, lo fanno a presciondere da certe regole. Certo sarebbe delizioso se il D’Antoni silurato dai Knicks che volano andasse a Los Angeles per quel Brown che Messina aveva scelto come nuovo guru nell’anno del pensiero debole da assistente.

Interessante, sempre su Sportweek dove il direttore pensa e anche dovendo mischiare Gazzamarket e sport trova comunque  pianure come quelle della Waterloo wellingtoniana per sconfiggere i Napoleone del “voi non sapete cosa vuole davvero il pubblico”, l’intervista al Gigi Datome che  non deve marciarci troppo sula storia della rinuncia a migliori compensi per stare nella città che, almeno per lui, senza un referendum, è la città magica. Dice cose interessanti che gli allenatoroni dovrebbero leggere, forse anche  noi che non comprendendone il disagio, lo avevamo dato perduto alla ricerca di un io guerriero che non è sempre uguale per tutti.

Sulle cadute dei generali si aggancia questa dolorosa teoria che per avere l’uovo oggi, senza valutare la gallina di domani, molti siano andati a vendere l’ingiustizia  nel campo del lavoro, mancando di pazienza, di fede più sulla fatica individuale che sugli allenamenti da parata come pretendevano i maestri di ginnastica ai tempi dei saggi per sua eccellenza che li guardava comunque in cagnesco. Siamo allarmati per  aver ascoltato tante panzane sull’oggi e il domani del basket italiota. Su quello di ieri non possono prenderci per i fondelli. Questi te la raccontano e con la scusa che tengono la luce accesa nella stanza video vorrebbero farci credere che è soltanto nella spelonca che puoi trovare  la strada per far diventare scadente chi sembra più forte.

Millantatori superpagati, ma devono fare attenzione perché questi principi che costruiscono da zero, dal pane e cicoria, prima o poi, vorranno verificare, in palestra, tutto questo fermento creativo degli staff, chiedendosi sempre, sapete come sono i principi che partono dalla Bicocca e puntano su Parigi, se non vale più un discorso da Hugh Fennyman negli amori scespiriani che quello dell’’autore che, come diceva l’impresario, crede sempre di essere importante. C’è confusione nell’aria e pagare senza vedere cammelli, senza capire dove porta un certo disegno fa venire il nervoso e lascia troppe sedie vuote. Non tutti abbiamo la fede di Alceo Rapa, l’uomo che capisce i cani e i giornalisti affamati, il genio di Colle Ardizio e del Club Nautico pesarese, convinto che la Scavolini andrà ai play off anche dopo il tradimento di qualche giocatore.

Oscar Eleni, sabato 10 novembre 2012

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