Vorrei che Lapo

15 Marzo 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
La camera ardente del Palalido e la fantasia da poveri ricchi. Voti a Michelori, Caja, Green, Bucchi, Gordon, Taylor, Belinelli, Richardson, Repesa ed Elkann.

Oscar Eleni dalla secondaria del Palalido milanese, camera ardente per uno di noi, l’ex metalmeccanico Beppe Boggio, uno di quelli di cui non ci si accorge fino a quando mancano. Lo ha rubato una vita senza zucchero, quella che si deve sopportare adesso fra gente capace di mentire anche quando i fatti dimostrano che ruba, che non conosce l’etica e la grammatica della vita civile, non parliamo dello sport asfittico e ridotto e due ore scolastiche senza palestre. Il Palalido come camera ardente lo vuole anche Peterson, ma lo ha preceduto il Boggio brontolone che raccoglieva palloni, distruiva magliette e consigli, raccontava storie vere, sbalordito per queste storie finte che vorrebbero raccontarci oggi i bagnini del Lido, quelli che sono scappati, perdendo coppe e medaglie, dalla via Caltanisetta, quelli che ancora non sono riusciti a muovere un mattone nella vecchia casa del basket nata per il tennis, ma che stanno lavorando per un futuro radioso, veri portabandiera della squadra che dispensa amore e punti: basta perdere facendo segnare poco agli avversari per essere davverto contenti. Eh, caro Rubini, eh caro Peterson, ma cosa avete lasciato in eredità a questi ragazzi in corto? Corteo di vecchie glorie milanesi, quelli che al Boggio chiedevano una spalla per confessarsi. C’erano quasi tutti e chi non è venuto aveva sicuramente impegni che non poteva disdire. Si dice sempre così. Camminata mesta senza ricordare nulla della partita di Cantù che avrebbe fatto sussultare il Boggio, anche se era ormai rassegnato a vederla così quella squadra che non assomigliava davvero al suo vecchio amore, anche se deve avergli fatto piacere la scritta ricordo sulle scarpe del Mike Hall che stava partendo per la solita tangente. Ne aveva viste tante il Bibi della Barona, lo volevano mandare via tutti, proprio tutti, ma lui resisteva perché aveva fede, credeva nel mondo dei semplici ed è questo che il basket dovrebbe ricordare sempre: stare vicini vicini come diceva quel tipo di Striscia parlando di animali abbandonati. Salute e onore al milite quasi ignoto della vecchia Olimpia, viaggio nel tempo aspettando il proprio turno.
Camminando fra gli ontani un moto di rabbia repressa: Angelino viperino Costa sul Resto del Carlino ci ha servito in salsa creola la prestazione del Lapo sul campo dei Lakers. Avevamo la stessa idea, visto come la Gazzetta degli orgasmi strapazza le rubriche di sport per dare spazio a tutto quello che è coriandolo, considerando che Tuttosport ha relegato al calcio uno dei giornalisti più moderni che servivano la palla a spicchi, moderno anche se infelice adesso che deve seguire i tempi di altri giochi, di un settimanale che resta l’unica voce aperta su basketlandia, anche se gli abbonati non aumentano, anche se la fatica del vivere quotidiano snerva. Bravo Angelino perché, come diceva Petisso Pesaola ad un collega parlando di calcio, di catenaccio come coperta per un attacco mai nato, collega stupito nel vedere attaccare gli avversari invece del Bologna football club, ci hai lasciato senza fiato dal ridere: “ Eh me hano rubato la idea”. Esatto. Allora vado sul poetico, prendo in prestito Dante e invito Guido Cavalcanti Meneghin, Guido Calvalcanti Renzi, Marco Cavalcanti Bonamico, a recitare con noi: Io vorrei che tu Lapo ed io fossimo presi per incantamento e messi in un vasel…. Alt, fermi qui. Vasel ci sta bene. Dentro Elkann e il suo braccino corto, la sua fantasia da povero ricco che non riesce a far ridere neppure Bruno Arena, allenatore di basket, comico per l’organizzazione dei Fichi d’India, come direbbero a SKY e a Sport Italia, costretto a rifugiarsi, con il suo compare Massimilano Cavallari nei divertenti promo per il rugby da insegnare ai più giovani. Ce hanno rubato un’altra idea quelli della palla ovale. Pazienza. Voti a perdere prima di correre nelle braccia di Azzurra presentata dove si fa luce, basta che non usino le stesse lampadine a basso consumo che danno aria spettrale alle sale più belle, figurarsi al giardino dei poteti estinti di un basket monocromatico, tendente soltanto al verde senese,
10 Ad Andrea MICHELORI, leone sul campo, primo mohicano a suonare i tamburi per ricordare alla famiglia Olimpia sparsa per il mondo la perdita di Beppe Boggio. Cuore grande, anima giusta. Milano lo perse per trenta denari, anche se la colpa era da dividere con l’avidità del mondo dove vive lui e viviamo tutti.
9 Ad Artiglio CAJA che ha il diritto di mandare al diavolo noi, perché, come sapete, voti buoni, copertine di riviste, interviste rosa, portano la massima sfortuna, ma anche chi non credeva che si potesse dare una impronta difensiva ad una squadra che era sul baratro, ma che ora è più salva di altre nate per stupire.
8 Al Jerry GREEN di Cantù perché in una sola partita ha fatto come il mago Houdini: lo stavano portando al rogo, lui si è liberato delle catene che devono aver condizionato la sua vita sportiva, ha spezzato la camicia di forza e ha fatto i due carpiati per ridare una classica a chi l’aspettava da tre anni.
7 A Piero BUCCHI, allenatore dell’Armani, perché non esiste uno più contento di lui quando la sua squadra perde facendo fare pochi punti agli avversari. Gli piace questa sofferenza da fachiro delle difese. Peccato che a Milano non siano tutti così benpensanti.
6 A GORDON e MO TAYLOR se davvero riusciranno a tornare nel basket italiano lucrando bellissimi stipendi. Poi vi chiedete perché domina Siena.
5 Alle GAZZE sportive che non si sono accorte dei 13.000 spettatori che hanno seguito il basket a Bologna nella stessa domenica in cui il calcio soffriva al Dall’Ara. Teniamone conto quando avremo le nuove formule, ma certo prima bisognerebbe trovare gente che ha idee e, soprattutto, quattrini per reggere l’urto in uno sport dove, al massimo ti ammali di fegato come spiegava il Barocci sul Corsport.
4 A Marco BELINELLI perché non può prendersela sempre con gli allenatori NBA incapaci di stargli dietro quando lui va in crisi fisica, e gli succede spesso. Visto che rimpiange così tanto la cucina di casa torni pure fra noi, un posto ci sarà sempre.
3 Alla FORMULA UNO che è tornata a smaniare per le rosse perché Jean Todt o raton ha deciso di querelare i creativi Armani dopo aver sentito dire che la squadra di Bucchi è proprio come una macchina da corsa: tossisce nelle lunghe prove, si allena in gara, ma sarà pronta per le finali. Quali? Ah saperlo.
2 A Sugar Ray RICHARDSON il grandissimo peccatore, il grandissimo giocatore, che si è proposto come allenatore Virtus proprio adesso che Sabatini ha quasi deciso di lasciare arrivare Lardo alla fine dell’opera senza inventarsi altri allenamenti in piazza Grande.
1 A Jasmin REPESA che ha voluto prendersi dentro il sacco la gatta più rognosa, nel posto dove meno lo amavano. I giocatori sono strani animali, anche quelli slavi, se punti sul loro carattere ti ritrovi nel Sile.
0 A Lapo ELKANN perché al basket, come del resto alla pallavolo, e sicuramente al calcio, non ha dato niente in una città che ha tre bei palazzi pronti, ma in compenso ha conquistato spazio per chi ama uno sport diverso, quello dove essere ignoranti conta molto di più che essere campioni.
Oscar Eleni

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