Volandri alto

15 Maggio 2008 di Marco Lombardo

W FILO, W POTITO – Di sicuro per il tennis italiano è stata una bella settimana: Internazionali pieni di gente sugli spalti, un azzurro in semifinale. E il tutto alla vigilia della costruzione del nuovo stadio. Insomma: c’è da esultare, anche se con la dovuta moderazione. L’importante ora e non disperdere le ceneri di questo successo, sia dal punto di vista organizzativo che da quello sportivo. Da quest’ultimo punto di vista le considerazioni sono due: 1) Volandri ha giocato al massimo e forse più dopo un inizio di stagione disastroso. Non era un brocco prima, non è un fenomeno adesso: è – ma non lo si scopre solo oggi – un ottimo giocatore che sulla terra non vale i primi cinque del mondo ma i primi dieci sì e che, se ci mette la testa, può fare ben di più anche sulle altre superfici. In pratica: Filo può andare più su dell’attuale numero 34, se ne convinca; 2) Starace si è fermato prima di Volandri ma forse ha fatto ancora meglio: ha perso, e di un soffio, con Davydenko, dimostrando però di essere un giocatore finalmente maturo. Se gli infortuni non lo martelleranno ancora farà meglio di Filippo.
E W NADAL – In tribuna (stampa e non solo) meraviglia a fiumi per il Nadal della finale. Ma come – si chiedevano – non era stanco? Ma come – insinuavano – non era caduto in Basso (con la b maiuscola)? Inutile negarlo, il sospetto è dietro l’angolo, forse oltre. Ed è quindi l’ora di dirlo forte e chiaro: se qualcuno ha le prove, parli. Se qualcuno riesce a estrarre dalla lista del Dottor Fuentes tutti i nomi che non abbiano a che fare col ciclismo, lo faccia (e si parla pure di calciatori che giocano in Italia, tanto per spargere altri sospetti). Fino ad allora però lascino che il tennis si goda Nadal. Dopo, semmai, vedremo di assorbire la delusione.
ADDIO – Cosa passi nella testa di Roger Federer nessuno lo sa. Di certo è già partito il tiro al piccione, sport praticato con quelli che non perdono mai quando cominciano a perdere. Se invece ci fermiamo a guardare i conti forse ci si può spiegare il perché del divorzio tra Roger e Tony Roche. Scrive Gianluca Comuniello sul blog di Ubaldo Scanagatta: “Lo svizzero da quando è numero 1 ha collezionato 36 partite sull’erba con 36 vittorie. La percentuale fatela da soli. Sul duro outdoor ha giocato 139 partite, vincendone 132. Percentuale quasi 95%. Indoor 38 partite giocate e 36 vittorie: ancora vicini al 95%. Sulla terra il quadro è ben diverso: 59 partite giocate, 50 vittorie e nove sconfitte, si scende all’84%. Prima di assumere Roche il bilancio era, nel solo 2004, 14 contro 2 (con le vittorie di Amburgo 2004 e Gstaad 2004). Con Roche è stato 35 vittorie contro 7 sconfitte. Percentuali comunque fantascientifiche, direte: ma la differenza è evidente rispetto alle altre superfici”. Infatti, la differenza è evidente per uno che ha già dimostrato di non aver bisogno di un allenatore. E forse è il caso che torni a non averlo.
FOTOGRAFIA – Lo stacco tra la finale uomini e il primo turno donne è fotografato dalle tribune desolatamente vuote di ieri. In pratica: la programmazione di Roma è sbagliata, lo si sa da anni e poco si può fare, a meno che il nuovo calendario dal 2009 lasci opzioni diverse. Ma ancor di più lo svuotamento degli spalti fa pensare che la tanto sbandierata parità tra uomini e donne nel tennis sia solo un’illusione. Si dice che il tennis femminile si avvicini di più a quello di club e quindi sia più godibile: ma di gente da club ieri (e oggi) al Foro Italico ce n’era ben poca. Insomma: si può pretendere di avere gli stessi premi, ma di suscitare lo stesso interesse – almeno fino alle semifinali – proprio no.
SERENA E’ – Di sicuro gli spalti si riempiranno per Serena Williams, uno dei pochi volti riconoscibili del tennis, non solo femminile. Serena in versione Spiderwoman che si dice appunto orgogliosa della parità di premi conseguita nel Grande Slam. “Io sudo e lotto come Federer – è il suo discorso – merito di guadagnare come lui”. Lei forse sì, per le altre però potremmo considerare la durata media della carriera e fare due conti.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

Share this article