Un giornalista ogni 526 abitanti

11 Novembre 2013 di Stefano Olivari

Qual è la terra promessa dei giornalisti, a patto che non pretendano di essere pagati? Risposta troppo facile. L’Italia è in cima al mondo almeno in questa classifica, con un giornalista ogni 526 abitanti, contro 1 su 1.778 in Francia, 1 su 4.303 in Cina e 1 su 5.333 negli Stati Uniti. Statistica fornita da un interessante studio di Lsdi presentato la scorsa settimana, corredato da spiegazioni che aiutano a inquadrare meglio il fenomeno. E’ vero che a fine 2012 gli iscritti all’Ordine risultavano essere 112.046, ma è ancora più vero che meno della metà di questi, esattamente 47.727 (di cui solo 19.319 dipendenti in senso stretto) versa contributi previdenziali all’INPGI. Qualcuno evaderà anche, cosa peraltro difficile visto che i controlli vengono effettuati sulle aziende editoriali e non sui singoli, ma siamo vicini al vero affermando che la metà di chi ha l’inutile (non serve a niente, se non è accompagnato dall’accredito: non ci si va insomma allo stadio o al cinema gratis, per dire) tesserino ce l’ha solo per fare il figo: decisamente c’è chi si accontenta di poco… Anche se va detto che abituati come siamo a considerare il giornalista come uno sfigato, anche quando ha situazioni contrattuali buone, spesso dimentichiamo che in molte zone d’Italia questa qualifica è ancora un discreto biglietto da visita. Tornando allo studio curato da Pino Rea, bisogna anche dire che dal 2000 ad oggi questo ormai ex lavoro si è inserito nel quadro della precarizzazione di tutto: sarà stata colpa di Clinton e del WTO, del piano Kalergi o degli svenditori dell’Italia (con Letta, neo-portasfiga di Montolivo, che non perde occasione per parlare di ‘cessione di sovranità’), non lo sappiamo, mentre sappiamo il risultato. Nel 2.000 era free lance un terzo dei giornalisti attivi, oggi lo è il 60%. Musica, per i cantori più o meno ironici del declino e della sfiga, ormai un genere giornalistico a sé. Però… guardiamo i valori assoluti e non le percentuali. Nel 2.000 i giornalisti dipendenti risultavano essere 13.731, mentre oggi sono, come già detto, 19.319. Tutto questo è avvenuto nel quadro di fallimenti, di lettura sempre più spostata sul web, di tagli spesso indiscriminati. Ecco, se l’industria metalmennica avesse oggi il 50% in più dei dipendenti di 13 anni anni fa staremmo parlando di boom e di ‘La Cina siamo noi’, con interviste in ginocchio a Marchionne e a John Elkann (le interviste in ginocchio per la verità ci sono, a mancare all’appello sono gli operai). Conclusione: i piagnistei dei giornalisti sono spesso esagerati. A margine di tutto rimaniamo dell’idea che l’unico modo davvero onesto per fare il giornalista sia avere un altro lavoro che lasci molto tempo libero.

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