Un decimo di privilegiati

24 Novembre 2008 di Stefano Olivari

I calciatori professionisti in Italia sono ufficialmente circa 5mila, da quando anche la serie D è uscita dall’ipocrisia (ma anche nelle serie minori c’è chi vive di calcio, con il solito nero), però i privilegiati sono solo quelli delle poche società di A e B con pagamenti regolari di ingaggi sopra il livello impiegatizio: parliamo quindi al massimo di 500 ragazzi, un decimo del totale. Per questo i 40 anni dell’Associazione Italiana Calciatori, celebrati oggi dalla solita compagnia di giro del taglio di nastro, non sono un compleanno banale. Al di là dell’ironia su Campana-Fidel Castro (non si ricordano corsivetti così ironici su Carraro, Matarrese o Petrucci: forse che i politologi sportivi ricevano notizie, a pensare bene, proprio da loro?) e su un’associazione che di fatto è tenuta in piedi solo dalla Panini, grazie ai diritti di immagine collettivi, abbiamo mille volte visto da vicino come opera l’AIC in realtà molto lontane dalla Champions League. Tutti conoscono le svolte verso la civiltà ispirate da Campana (abolizione del vincolo, firma contestuale, partecipazione alla politica sportiva degli atleti), così come le sue battaglie più vetero-sindacali come l’assurdo mese di vacanza natalizio, il muro suicida contro la sentenza Bosman e la conservazione dell’equivoco di volere essere al tempo stesso sia professionisti che dipendenti (porcheria cara a molte categorie, prima fra tutte quella giornalistica), mentre meno conosciuto è il contributo alla stabilità del calcio italiano ed all’unità nazionale. Sindacalisti più intransigenti avrebbero impedito lo svolgimento delle ultime trenta stagioni sportive, fra liberatorie firmate dai giocatori per stipendi mai ricevuti, contributi fantasma (per la serie ‘E’ colpa di Maradona, ma non di Ferlaino’), minacce oltre i confini del malavitoso per la restituzione in nero, da parte dei calciatori, di soldi ricevuti in bianco (non diciamo a cosa potrebbero servire i mitici ‘contratti depositati in Lega’). Senza la mediazione di Campana sarebbe scomparso mezzo calcio professionistico del Sud, a causa della rivolta dei tanti calciatori mai pagati, e dal punto di vista economico non sarebbe stato male visto che il calcio professionistico non è un genere di prima necessità. Però sai gli editoriali contro i miliardari privilegiati, sempre presenti negli hard disk degli ignoranti: e pensare che Rivera, Mazzola, Bulgarelli, De Sisti, eccetera, avrebbero potuto fregarsene.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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