Esercizi di ciclostile
Teoria dei Giochi
Stefano Olivari 23/06/2008
1. “Julien Absalon abandonne”. Il ritiro del francese ha fatto più notizia dell’avanzata rossocrociata, nel cross country mondiale della Val di Sole: primo Christoph Sauser, secondo Florian Vogel, terzo Ralph Naef. Ma prima ancora e prima di tutti e tutto, ecco l’inverosimile sconfitta di un vero vincente. “All’inizio ho avuto un problema con la catena e ho perso concentrazione. Quindi non mi sono sufficientemente idratato, e mi è venuto un colpo di calore. Infine credo proprio di aver voluto strafare. Chissà, forse sentivo troppo la pressione”. Il campione non si spiega ma nemmeno si spezza. E a Pechino tornerà il biker da battere, anche se lui non lo sa. “Ormai i Giochi sono fatti per gli svizzeri, non ci sono dubbi”. Tra le donne Margarita Fullana ha girato sui tempi di un uomo (anch’egli spagnolo: Sergio Mantecon Gutierrez). Tra i discesisti Samuel Hill ha reso facile la parte difficile del tracciato, in sé molto tecnico e poco scorrevole. Per poi scivolare terzo alla penultima curva. Nel medagliere meglio la Colombia di Australia, Italia, Russia e altre nazionali storiche.
2. Non è colpa sua, è che li disdegnano così i Campionati italiani di cronometro individuale, troppi altri connazionali professionisti. Una bella bigiata di gruppo e via, al brutto andazzo di una scuola di specialità in grave, gravissima crisi. Anzitutto di vocazione e di reclutamento, ancorché di risultati. Ad Atene 2004 Filippo Pozzato non prese neanche il via, nella gara olimpica poi appannaggio di Tyler Hamilton. Era il 1994 quando Andrea Chiurato conquistò la prima e ultima medaglia della storia, ai Mondiali contro il tempo. Era il 1988 quando Guido Bontempi giunse primo nel cronoprologo di Pornichet-La Baule, ultimo italien ad accendere il ritmo nella prova del tic-tac, Oltralpe. A Marco Pinotti, migliore di tredici (tredici) e tricolore per la terza volta in quattro anni, solo un grande plauso e piccoli meriti: quello di partecipare, quello di partecipare vincendo, quello di partecipare vincendo e ricercando la prestazione. A Montichiari completati 33,1 Km in neanche 40 minuti, a una media oraria di 50 e passa. Qualcuno in grado d’andargli in scia? C’è nessuno?
3. Niente spritz, siamo svizzeri. All’ora (italiana) dell’aperitivo non si è aggiunto uno spettatore ch’è uno, alla platea feriale del Tour de Suisse. Né sulle strade né davanti alla tv, e nonostante le cronotabelle di ben sette tappe su nove, si siano adeguate ai tempi dei palinsesti nei giorni dell’Europeo: diretta video dalle 17:00, arrivo da programma alle 18:30. Rispettivamente, su Sf Zwei prima di “Euro 2008: Countdown”, sulla Tsi 2 prima di “Destinazione stadio”, sulla Tsr 2 prima di “Samantha Oups!”. Oups!, appunto. L’effetto traino del ciclismo (pedalato) sul calcio (parlato) si è dimostrato pressoché nullo. Tanto peggio, allora, per chi s’è perso un impressionante Frank Schleck su e giù dal Cademario. E i numeri di Fabian Cancellara a Lyss e Berna. E la performance di Roman Kreuziger sul Klausenpass. Tanto meglio, prossimamente su questi schermi, inquadrare i corridori fin da metà pomeriggio, com’è d’uso da che mondo è mondo. A Flumserberg, quota 1391 m, quasi metà gruppo ha tagliato il traguardo dopo le 18:45. Tutti ai massaggi dopo Carosello.
4. Sull’ultimo Le Scienze, edizione italiana L’Espresso di Scientific American, una prima applicazione della teoria dei giochi alla pratica ciclistica: attività sportiva (scientificamente) associata all’assunzione di sostanze dopanti. E a corredo dell’articolo, più o meno saggio, di Michael Shermer – il guru di Skeptic terzo su quattro nella Great American Bike Race del 1982, da Santa Monica a New York in 10d19h54′ – ecco la risoluzione comparata di “dilemma del prigioniero” e “dilemma dell’atleta positivo a un controllo”. Come due complici si ritrovano interrogati in separata sede, dopo che si erano accordati per tacere entrambi, così due corridori del gruppo, anche loro si vedono infine costretti a decidere, ponderando payoff (guadagno) personale e reciproco. Cooperare o tradire, non parlare o confessare, rispettare le regole o fare uso di doping? Il redattore Peter Brown ipotizza il sommarsi di un guadagno comunque molto alto, in tasca al ciclista che fa uso di doping. E cce credo, co’ ‘sti prezzi: http://www.sciam.com/article.cfm?id=the-doping-game-payoffs.
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it