Sport per i Gallinari

25 Luglio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
La sculture di Evans, egoismi da Under 20, forza alla Tanjevic, l’argento della tecnica, la scelta di Consolini e la preparazione senza base.

Oscar Eleni da Castronno dove siamo andati di corsa, a piedi, non in bicicletta, per vedere la casa atelier dove lo scultore Pietro Scampini ospitò per dieci anni Cadel Evans l’australiano che ha vinto il Tour de France, dandoci la possibilità di brindare con spumante italiano contro chi sostiene che sono sempre i cattivi a vincere. No, cara gente, qualche volta tocca anche ai buoni e ai giusti della terra, a quelli che non parlano troppo, ma poi spingono sui pedali della vita e arrivano al traguardo. Cadel e le sue lacrime, quel bacio al leoncino di Francia, quella dolcezza di un uomo che ne ha viste davvero tante e quando sei sui pedali e ti fanno scalare l’inferno devi avere una vista d’aquila per schivare il male e non sputare in faccia a chi ti vorrebbe spiare anche quando sei ad un funerale. A trentaquattro anni il suo sogno è diventato realtà, anche se in passato, come gli diceva il professor Sassi, uno scienziato che ai campioni dello sport ha dedicato tutto, persino la vita, studiandone i muscoli, l’allenamento, ma anche la testa, l’anima, non si era dimenticato di lasciare un segno come ad esempio la vittoria in un Mondiale. Spumante e lasagne per il canguro cresciuto in un villaggio di aborigeni, invidiando chi potrà festeggiarlo all’agroturismo di Groppello dove la moglie di Cadel, Chiara Passerini, suonerà il piano per il suo uomo, per il campione che in casa Scampini, artista che espone da New York a Johannesburg, che regala le sue sculture a gente come Evans, ha conosciuto l’arte, la compagna della vita, le lasagne e il vino.
Perché vi raccontiamo questa storia legata al ciclismo noi che dovremmo essere insieme a Meneghin nella plaza di Bilbao per celebrare i ragazzi della under 20 allenati dall’abate Sacripanti, un maestro anche per rose difficili? Perché Evans è un viaggiatore nel cosmo dello sport e come tanti argonauti ha trovato se stesso, la sua forza vera, perché prima ha scoperto un mondo dove aiutare gli altri, portarli verso la luce ha un senso e una meta. Lo diciamo ai ragazzi della Under 20 che in Spagna hanno scoperto una nuova dimensione cercandosi, aiutandosi, lavorando da gregari per i capi giocatori, facendo finta di non vedere l’egoismo che in qualcuno di loro è ancora troppo evidente perché in quella bella squadra si è notato, alla fine, che prevale ancora il concetto io sono io e voi? Ci vuole la fede del Pino, ci vuole la testa di un Cadel, serve guardarsi intorno pensando che ogni giorno c’è qualcosa da imparare dagli altri, rispettandoli e non vivendo in una gabbia dorata ascoltando i dottor Mabuse che ti riempiono la testa di cose inutili. Siamo andati a cercare le radici varesine di Evans per farci forza , cercando le parole giuste nel momento in cui si forma il piccolo esercito di nuovi crociati, tutti anziani combattenti della vita a cui hanno chiesto più di quello che potevano e che adesso si trovano nelle mani di un chiururgo, della perfida chemio, sapendo che la candela finisce, elefanti che hanno già accompagnato tanti cari amici al campo in cima alla collina di Spoon River, dall’abulico al buffone, dall’ubriacone al rissoso, dai grandi ai meno famosi.
Forza Boscia che andremo a trovare a Bormio nel regno del Pini da combattimento perché lui, maltrattato dalla solita setta romana di allenatori mai nati, è su quella montagna insieme alla nazionale turca che prepara l’Europeo, nello stesso albergo dove Simone Pianigiani cerca di scoprire qauanto deve essere atipica la sua Italia per lasciare un segno in Lituania. Forza Alberto Bucci, guru del basket dell’anima, che a fine settimana andrà a farsi esplorare l’intestino scommettendo, ancora una volta, lui che ha preso a calci la poliomelite, sulla voglia di giacche sgargianti. Forza Franco Grigoletti che hai smesso di mangiare e non hai ancora deciso se vuoi lasciarci senza quella tua voce che era passaporto per scoprire la vita e la professione, il basket amato oltre il limite di guardia imposto dal proto. Forza Enzo Lefebre che con Coldebella combatti per far vivere alla grande la nuova Treviso, con la stessa rabbia che ha spaventato le infermiere quando ti toccava la seduta spiritica con le radiazioni.
Nuovi crociati che non hanno intenzione di lasciare il campo così presto, perché, come si è visto, nello stesso momento in cui scoprivamo di avere giovani talenti senza qualità atletiche, si è spalancato il settimo cielo dove la tecnica conta ancora, dove essere squadra conta più di ogni altra cosa. Non vi diremo nulla sul futuro di Gentile, Melli, Moraschini, De Nicolao, Cervi, Polonara, Traini, Santiangeli, Baldi Rossi, Vitali, Ceron o Fontecchio che ci ricorda sempre la rabbia di quel padre ostacolista che si batteva a livelli di eccellenza europea, perché tutti voi avrete un‘idea, perché tutti noi pensavamo di non poter più trovare ragazzi da mandare in giro per il mondo senza farci compatire. Crescono anche qui i talenti, certo bisogna farli giocare, ma è anche vero che bisogna lasciarli giocare senza rimbambirli, senza far credere loro che alla fine contano soltanto le statistiche. No, ci vuole molto di più ed è stato bello vedere alla fine che qualcuno piangeva e altri facevano la faccia dei duri sapendo di non esserlo stati. Si avanza in questo modo, dando ascolto a chi ti vuole educare.
Bravi gli allenatori, cominciando dal Giordano Consolini che ha dedicato la sua arte soltanto ai giovani della Virtus, rinunciando alla canea del mondo di sopra e di sotto dove le chiavi le tengono in mano agenti e dirigenti che spesso non hanno una coscienza, bravissimi gli educatori che hanno fornito questi giocatori alle under 20, bravi Sacripanti, Corbani e Steffè che ci hanno creduto e che hanno fatto tutto il possibile per restituire al sistema italbasket giocatori migliori come esseri umani. Siamo contenti anche per quello che fanno le altre giovanili e ci ha colpito scoprire che Amedeo Della Valle potrebbe essere anche più bravo di suo padre Carlo, il più atipico dei registi, uno che avrebbe davvero fatto comodo alla Nazionale maggiore dove aspettano Bargnani e Belinelli, ma dove tutti capiscono che il Danilo Gallinari che fa gruppo, che fa cose importanti dal primo minuto di allenamento, è così perché lo hanno allevato pensando che lo sport è importante, ma non può mai essere tutto.
Europeo under che ci ha detto quanto siamo indietro nella vecchia Europa nella preparazione di base, stiamo parlando di qualità muscolari mai educate dalla scuola elementare per non parlare delle medie e delle superiori. Riapriamo le selezioni regionali partendo dai campi di atletica. Sinergie, cara gente, e forse avremo anche noi i saltatori della Francia e della Spagna. Multietnie da coltivare. Fra i nuovi crociati metto anche Fiele Campana che un tempo ci faceva davvero arrabbiare, ma che oggi dimostra una grinta operativa straordinaria e il suo sito merita di essere visitato ogni giorno, se non altro per scoprire che il dottor Carletti, uno di quelli che a Varese hanno fatto cose importanti per il basket ai tempi dei Bulgheroni e anche dopo, lascerà la Cimberio per impegni professionali a più alto livello. Amava i giocatori di basket quasi come i suoi cavalli, e a tutti ha dato una mano per crescere meglio.

Oscar Eleni

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