Sognando Artest alla Juve Stabia

31 Marzo 2009 di Stefano Olivari

Al momento del limoncello o del mirto i discorsi si basano spesso su slogan del tipo ‘Il cliente ha sempre ragione’ (varianti: ‘A questo mondo nessuno ti regala niente’ e ‘Una volta c’era maggiore professionalità’). Peccato che non sia vero, il cliente non ha sempre ragione e spesso è un idiota peggiore del medico che ha sbagliato la diagnosi, del pizzaiolo che ha messo sulla pizza funghi marci o del calciatore che non ha il rendimento atteso. E’ il caso della Juve Stabia, segnalatoci da Salvatore, che dopo la sconfitta di Pistoia e l’ultimo posto in classifica ha toccato un punto ancora più basso: il pullmann della squadra che stava facendo ritorno a casa è stato seguito da due altri automezzi con i tifosi in trasferta (in totale circa duecento): dopo la fermata all’autogrill dove erano parcheggiate le macchine dei giocatori, il confronto fra squadra e fan. I giocatori sono stati bloccati in maniera non simpatica ed ‘invitati’ a sfilarsi le divise sociali. Nel vero senso dell’espressione: sono infatti rimasti in mutande nella piazzola dell’autogrill, davanti ad una piccola folla minacciosa. Qualcuno si è lamentato, qualcun altro ha pianto maledicendo il proprio contratto. Alla fine fra tute ed altri abiti di fortuna sono riusciti a rivestirsi e la storia per il momento è finita qui. Inutile dire che in molti l’hanno trovata divertente, con titoli del tipo ‘La squadra rimane in mutande’. A noi è sembrata terribile, senza violenza fisica ma con un gusto per l’umiliazione che non riguarda ovviamente solo il calcio lontano da Sky. In un mondo perfetto nella Juve Stabia giocherebbe Ron Artest, che avrebbe da solo fatto a pezzi almeno metà di quegli eroi da autogrill. In questo mondo alla prima vittoria i giocatori ringrazieranno la curva per essere stata vicina alla squadra, una curva che come ha detto il direttore sportivo Roberto Amodio (proprio l’ex difensore del Napoli), ”si è comportata così solo per la grande amarezza”.

Share this article