Soffitti crollati

7 Marzo 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni dal cielo stellato sopra il museo di arte moderna di Rovereto, capolavoro geniale, dove scopri di non essere ancora pronto per raccontare la vita del roveretano De Pero, per capire tutto, per sentirti legato al futurismo, al dadaismo, ma dove puoi vedere il borgo di Santa Maria e scoprire che il Grigo sta bene e lotta ancora insieme a noi. Cacciato da casa, con soffitti crollati, meglio cercare fra i ricordi davanti ai canederli di Franca Menghini, mandando al diavolo un po’ tutti, come si faceva una volta nei lunghi viaggi dove il basket era la miccia, ma dove tutto era felicità su una due cavalli. A tutti quelli che ci chiedono dove vive adesso Franco Grigoletti, l’uomo che al Giorno ha inventato il piacere dello sport alternativo, un giornalista che sapeva raccontare, criticare, entusiasmare, raccontandolo davvero alla gente, legandola a questo sogno, cominciando dal suo amato basket, si capisce, insomma ai vedovi del Grigo, leggibile sui giornali del Trentino e, ai nostalgici della sua lista di palle lesse dove si sono aggiunti, negli anni, moltissimi pseudogiocatori abbacinanti come quelli che li raccontano senza aver seguito l’esempio dei bifidi. Diciamo che vive fra Rovereto, casa sua da sempre, e Amblar, casa nella montagna aspettando al varco le trote giuste da prendere e ridare al torrente.
Sfruttando questo esilio imposto dai muratori, abbiamo approfittato del viaggio per commemorare dentro di noi, accarezzando Marzemino e Teroldego con il palato, il posto dove un tempo si celebrava il trofeo Menichelli, amico carissimo mai perduto, anche se non è più fra i suoi ranuncoli da frittata, vecchio gatto paratutto che adesso si chiederà, come tutti, se davvero Cantù, quella che amava più di ogni altra società, è intenzionata a lasciar perdere il grande basket cedendolo in affitto a Torino dove hanno passione, impianti, ma non squadre da serie A. Mistero di ogni primavera che fa meditare, che obbligherebbe almeno al dibattito, anche se un tempo pensavamo che la squadra della grande Brianza avrebbe avuto una giusta collocazione come antagonista dell’Olimpia, magari scegliendo il palazzo di Desio, aspettando quello di Como, ma sfruttando anche quello che c’era nella Milano appisolata in attesa del salvatore che, come sappiamo, è arrivato, ma non è stato riconosciuto mentre si adoperava per avere, finalmente, cartelloni pubblicitari luminosi come direbbe il Corbelli che ha trovato qualche scudetto, qualche coppa, ma, povero lui, non ha visto altro in via Caltanisetta come gli deve aver spiegato l’Iggino Natali che adesso lavorerà per la ricostruzione del Milan. Lo farà, immaginiamo, con la stessa fantasia con cui ha costruito l’Armani di quest’anno dove l’unico sopravvissuto alla ricerca accurata è Vukcevic, a meno che non si vogliano vantare del chicchirichì del Gengis Gallo Gallinari, perché non ci sono limiti nell’appropriazione indebita nella casa delle aste sportive, a Milano, come altrove, si capisce. Ricordare solo il bene, del male non preoccuparsi, ci penseranno altri. A proposito di male ecco le pagelle roveretane nel nome del Grigo.
10 Ancora al nostro leone STONEROOK perché ci vuole acciaio fra i nervi per allontanare chi gli proponeva la stanchezza come scusa per i liberi falliti a Belgrado, diciamo il primo libero, il secondo poteva essere logico: la fatica non c’entrava, è stato un errore grave. Questo è un uomo, questo ci penserà ogni notte, questo è uno che può fare il capitano più che il priore, questo è l’uomo dell’anno anche se si ostina a non parlare italiano nelle interviste per paura di essere frainteso e in questo, forse, ha ragione, perché nella patria dove il beato Biscardi urla da tanti anni è facile che la gente si confonda.
9 Ai razzi di HOUSTON che senza il totem Yao Ming hanno infilato una bella serie di vittorie dimostrando che non sempre il pivottone è alla base del gioco, anche se lo lasciano pasteggiare in area pitturata come direbbero i ragazzi del cielo che sognano un conto corrente a Malaga. Lo doveva capire subito D’Antoni quando ha tradito la promessa nel dopo Dawkins, giurando che non avrebbe più preso un semovente. Glielo hanno imposto, questo è vero, ma lui doveva mandarli a farsi benedire con lo schema maglietta, facendo ascoltare in spogliatoio le dirette del basket, prima quello italiano, poi quello di Taucer per far capire la differenza fra il risotto e altre cose che non si possono più mangiare.
8 A Pierluigi MARZORATI che nei Soliti Ignoti ha vissuto l’esperienza che già aveva turbato Dino Meneghin, perché pure lui, il Pierlo che al Grigo faceva tenerezza, anche se non reggeva la bestemmia da partita, si è domandato: ma dobbiamo ancora essere noi a pubblicizzare questo basket italiano? Sembra di sì, in attesa che si mangino il Gallinari che in troppi vorrebbero spingere verso la NBA, tu quoque Galanda sembri non sapere cosa dici o, se lo sai, specifica, aiuta il mondo del basket a capire perché qui un talento del genere lo rovineremmo.
7 A Mario BLASONE, 68 anni, allenatore del mondo, uomo che ha conosciuto il mondo, uomo per tante stagioni nella vita cestistica di questo paese, poliglotta avvistato in Egitto e in Scandinavia, messo adesso alla guida della nazionale giovanile che era di Pillastrini. Finalmente l’acutil federale ha funzionato. Complimenti al professor Blasone che ha costretto il grande Dido Guerrieri ad odiare il maleducato Bobby Knight che lo prendeva in giro mentre faceva lezione.
6 A boccafresca CHIACIG, l’uomo di guardia al vittoriale italiano dei canestri, il toro da combattimento che ancora adesso ha qualcosa da dire ai pivottini che con un soffio mandi al bar, mandi a casa loro come dicono i ragazzi del cielo dopo banali finte, che dimostra quanto siano ottusi quelli che ancora pensano alla carta d’identità e non sanno guardare dentro il sospensorio di un giocatore.
5 A Walter MAGNIFICO e Marco BONAMICO che ancora si vantano per aver mandato le loro figlie nella grande pallavolo. Certo sono due tipi a cui abbiamo voluto e vogliamo ancora bene, ma li scomunichiamo accettando invece nella chiesa il figlio di Bernardi pallavolista del secolo.
4 Al tenace SACRATI presidente Fortitudo che si batte per un mitico parco delle stelle senza averci ancora convinto che nella sua testa il primo vero problema è ridare alle aquile la voglia di stare in questo nido, pensando a quello europeo soltanto quando sarà venuto il tempo giusto. C’è tanto da lavorare prima di avere un parco delle stelle.
3 Allo SLAY della Scovolini Pesaro che con la faccia dei grandi attori sibila al mondo intorno a lui: voglio i play off, non mi piacciono le sfide personali. Quando si dice bronzo.
2 A Zeliko REBRACA che saremmo felici di ritrovare nell’organizzazione Benetton, ma che non avremmo mai voluto ascoltare quando ha dovuto ammettere che c’è una strana tristezza intorno ai tutti verdi della Marca. Qualcosa che non può, non deve rendere felici neppure quelli che hanno fatto di tutto per raderla al suolo, per toglierle l’orgoglio tipico delle contrade dove la gente non ti ascolta e ti dice sempre “mi so”.
1 Ad HAWKINS e UKIC, in rappresentanza anche di lattemiele RAY, la stella preferita nel cielo delle televisioni lecca lecca, in rappresentanza della rometta cestistica che, dopo essere stata ridicolizzata a Barcellona, è diventata zerbino per far pulire i piedi e la mente al CSKA del crudele Messina che se avesse potuto sarebbe andato avanti tutta la notte a calpestare il povero Jasko, l’orco così vicino al fiasco che non ha saputo ascoltare chi gli diceva scappa fin che puoi, non ti faranno mai lavorare come sai.
0 A Carlo RECALCATI se andrà davvero con BARGNANI dal dentista di Toronto dopo aver saputo che il mago ha progetti diversi per la sua estate, progetti concordati con Sam (l’allenatore Mitchell) e Bryan ( il proprietario Colangelo), con il medico che dovrà asportargli le adenoidi. Non giustifichiamo viaggi di piacere per esplorazioni in terre lontane dove, al massimo, si rischia di scoprire come cambiano i ragazzi conquista

ti dalla polpetta del Mac di tutte le stragi.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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