Senza Sky non si può vivere

2 Dicembre 2008 di Stefano Olivari

Sky Italia è un genere di prima necessità? Ovviamente no, ma negli ultimi due giorni di delirio mediatico un marziano avrebbe potuto credere che l’emittente di Murdoch fosse un patrimonio italiano e non di Murdoch stesso, un utilissimo servizio ai cittadini invece di un aggregatore a pagamento di nicchie commerciali, un’isola di cultura in un mare di ignoranza. Insomma, un bene del paese: un po’ come ai tempi del famoso referendum del 1995 si disse e fu fatto dire ai mediaservi, però almeno senza unanimità, di Mediaset. Che in ogni trasmissione Sky si urli contro l’Iva portata al 20% (come per quasi tutti i prodotti o servizi, giova ricordare, non ultimo l’abbonamento al digitale terrestre) fa parte del gioco: è logico che Ilaria D’Amico ed i telegiornalisti Barbie e Big Jim facciano da megafono alla posizione di chi li paga, forse lo avremmo fatto tutti. Meno accettabile è che megafono di interessi privatissimi diventino politici di varia estrazione, soprattutto di sinistra, e giornali che a prima vista con Sky non dovrebbero avere niente a che fare. Davvero basta coprodurre filmacci con un regista ‘democratico’ per avere il sostegno di Veltroni e della indefinibile società civile? Davvero basta inondare di pubblicità aziende alla canna del gas per avere buone critiche ed editoriali amici? Sì, sì, queste le due risposte. Sono stati fatti i conti però senza i 4 milioni e 700mila abbonati a Sky, fino a prova contraria liberi di decidere se il prodotto vale la pena di essere acquistato ad un determinato prezzo (l’amministratore delegato Mockridge ha fatto capire che quasi tutta l’Iva supplementare sarà riversata sul consumatore finale): l’abbonamento a duecento canali che non si guardano, a meno di non fare i telespettatori di professione, non è un obbligo né un diritto costituzionale. Poi solo i servi più servi possono affermare che Berlusconi non abbia voluto colpire un concorrente, ma la distinzione fra il necessario ed il superfluo dovrebbe comunque essere chiara. E l’abbonamento a Sky, anche nel 2008, non fa parte del necessario: se il prezzo aumenterà a livelli insostenibili, basterà mandare la disdetta per raccomandata.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
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