Selva oscura

5 Luglio 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il Palio di Minucci, le epurazioni alla Proli, i Knicks a San Siro. Pensieri sparsi su Atripaldi, Mantica, Porlaluppi, Benetton, Tanjevic, Petrucci, Facchini, Cantù, Pini e Fortitudo.

Oscar Eleni dal puerto escondido sui monti del Guadarrama dove il fratello di Bertolt B. si è conquistato lo spazio che cercava sui giornali sportivi, quello che non ha mai avuto in vita: lunghezza un metro e ottanta, uno e cinquanta di profondità. Pessimismo da titoli in rosa, le sturmtruppen del coriandolo che non trovano un muro dove far rimbalzare le parole di Livi(d)o Proli, battesimo del soprannome accreditato al golfista Claudio Pea, che ha irritato e non poco il Minucci senese anche se poi ha dovuto fingere un sorriso largo come la piazza perché la moglie Rosanna ha camminato idealmente, insieme ai selvaioli e al professor Cardaioli, fino alla chiesa della madonna di Provenzano per aver aggiunto il Palio al quarto scudetto. Selva e non Istrice dove soffre con distacco l’uomo a cui puoi dire tutto, ma non che vince perché ha un budget superiore.
La sfida è aperta, si presentino i bilanci, con le spese in chiaro. Proli e la sua idea di fare del male a chi vuole veramente del bene a quell’Olimpia che è amore per tantissimi, anche se lui non se ne accorge e, non sapendo bene come farcelo notare, eccolo in piazza della discordia a tagliare teste. Ha cacciato in malo modo Matteo Mantica, uno che gli dava tutto, ma non era abbastanza, lui vorrebbe un addetto stampa che litiga con i giornalisti, ferma gli attacchi. Strana gente convince certi grandi artisti. Il mondo va così e sarà per questo che ora le notizie della società rimbalzano sui sassi di mari diversi e mentre Milano ”freme” aspettando di sapere chi sarà il vice del fantasmino Bucchi, soldato scelto che non sceglie gente troppo alta, troppo grande, uno da commedia boema, ecco la ronda dei cacciatori per il sostituto del Guido Saibene chiamato da Recalcati a Varese con sapienza tattica tenendo in piedi la grande famiglia: l’ultimo della lista potrebbe essere Vanterpool, grande con Siena, grande con Messina, in campo e fuori ai tempi della Mosca o bei o bei, lo dice il Tuttosport mentre la Gazza soffre aspettando LeBron James.
Il mercato basket ridotto alle brevi, la nazionale a Bormio neppure spiata nei primi importantissimi giorni di lavoro. Pazienza, intanto godiamoci queste cifre tempestose che fanno dire al Proli una cosa davvero strana: ”Il 3 ottobre con i Knicks avremmo potuto riempire San Siro”. Chi avrebbe riempito San Siro? D’Antoni, Danilo Gallinari, una squadra NBA calpestata, ma non derisa? Ah saperlo. Di sicuro non l’Armani finalista scudetto che ci racconta le sue sventure nell’anno, le conosciamo tutti fin troppo bene, ma poi facendoci sapere che Siena, la ricchissima, ha “fallito” in Europa, i calpestati dal Prokom possono ben dirlo, si dimentica che in quei giorni i campioni d’Italia avevano la squadra a pezzi e nessuno si è nascosto dietro questa foglia di ficus.
Prima delle vacanze, ma quali se non hai un euro?, pensieri sparsi. Questo Atripaldi che congeda con sarcasmo Luca Bechi riesce a farci arrabbiare anche quando non fa il cuoco nel puerto delle troiadas variadas. Voleva Cancellieri e lo ha avuto, ma ora si limiti ad ascoltarlo, senza imporgli brocchi in serie.
Doloroso congedo del giovane Mantica dalla sede Olimpia. Lavorare bene non può bastare fra gli adoratori del precariato anche per quanto riguarda le scelte del cuore. Ci vuole un pilo inttu stommaco come dice un tale a don Vito Corleone prima di farsi buttare giù dalle scale.
Liquidato anche il Portaluppi che forse non capiva tutte le strategie. Milano da bara e non da bere. Treviso e le sue scelte: ha riportato a casa Bulleri, che sia davvero casa senza tormenti, ha messo in mezzo all’area una roccia come Brunner, ha preso giovani interessanti e sta per liquidare giovani già vecchi e tarlati dentro. Vuoi vedere che se la gente gli allunga almeno una mano, con il trasporto di Valentina Vettor, che il 10 luglio porta all’altare Simone Fregonese, ci saranno delle sorprese anche in casa Benetton dove l’ufficio stampa funziona perché non è mai soltanto lavoro. Sul tatami di Fregonese si è svolta la grande battaglia della nuova generazione, quella di chi lavora mettendoci il cuore, forse ne usciranno cose anche belle perché la prima operazione nell’era Coldebella sarà riportare Gilberto al Palaverde insieme a quelli che si lamentano sempre e al campo ci vanno poco e malvolentieri.
Siamo curiosi di scoprire cosa farà Tanjevic per cambiare la faccia triste della Roma bagutta. Questa fusione con la Lazio del romanista Toti ha già scatenato chi non vuole proprio il progresso, ma soltanto una domus aurea dove sparlare degli altri.
Non diteci che Petrucci è diventato così perfido da tormentare ancora il povero Maifredi a cui prima fa sapere di essere favorevole per una candidatura come presidente del Coni regionale e poi sussurra alla solita maniera che potrebbe correre per la carica anche il Pierlo Marzorati. Dividere, creare tormenti. La solita brutta storia all’italiana.  
Vorremmo avere un volo in piedi, quelli che costano pochissimo, per essere in America, a Las Vegas, a vedere l’esordio nella lega estiva del pianista Facchini che qui in Italia, in Europa, accidenti, vorrerbbero mandare in pensione a 50 anni. Caro Meneghin gli arbitri, che sono stati tormento di una vita sul campo, che rappresentano la spina nel piede del leone uscito in questi mesi dove si è reso conto che si può ancora arginare l’orda sudamericana di chi trama nell’erba, non devono diventare una montagna di detriti adesso che li avete commissariati con lo Smiroldo che sembrava deciso a rimanere fuori da tutto dopo aver fatto di tutto per dare spago a chi voleva la Nazionale ed i poteri connessi, annessi a tutto quello che luccica. Facchini non va perduto e se davvero deve uscire dal campo alla fine del prossimo anno, allora blindarlo come dirigente.  
Attenti a Cantù. Conferma chi è andato bene, trova nuove risorse e si prende il Marconato che sperava di giocare di più a Siena. Anche noi pensavamo che sarebbe stato in campo qualche minuto decisivo nelle finali scudetto, ma davanti ai più venti che potevano essere più quaranta, salvo che per casa Proli-Pascucci-Bucchi, non possiamo dire nulla. Ci salvi Vanterpool dalla vendetta che presto farà diventare inferno persino gli accrediti come hanno già sperimentato a Milano i molti messi nelle mani dei pochissimi che non conoscono la gente di basket del territorio. Lo si era capito il giorno in cui se c’era da scegliere era preferito sempre uno che arrivava da lontano e non aveva un grado sulla giacca in tinta.  
Il balivo Pini conta più di 20 squadre pronte al Valtellina circuit, alla preparazione nei bagni rinnovati. Meriterebbe un pezzo più lungo di certe sbrodolate americane.
Angoscia nella villa reale di Monza, nel salone che il Piermarini aveva dedicato alla grande Maria Teresa: chi aveva fede non riusciva a vedere una via d’uscita per la Fortitudo messa in vendita ad un euro. Ora ci dicono che un tentativo di azionariato popolare, tipo Barca, tipo Real, ma in salsa piccante stile Rivabella, potrebbe aprire uno spiraglio. Siamo scettici, ma come il fratello sui monti del Guadarrama, bisogna fare in modo che lo spazio sia bello largo e non profondo.
Oscar Eleni

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