Scommettiamo che

29 Maggio 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni dalla sala privata del Caesar (Sisar per chi usa un vocabolario lecca lecca dato gratuitamente ai nuovi abbonati Sky) fra la sabbia di Las Vegas, nella più grande sala scommesse che si possa trovare in giro per il mondo. Puoi giocare su tutto, basta avere fantasia. Ci si diverte, si perde il giusto, si recrimina sulle cose che non hai previsto, tipo sapere come esce una squadra dal minuto di sospensione: se c’è l’allenatore che i ragazzi choupa choupa amano allora vedi subito l’effetto, se c’è quello che li saluta ma non s’inchina, allora è chiaro che si nota la confusione, a metà strada il gruppo di chi svela i segreti delle giocate da lavagna e chi tace su quasi tutto. Insomma se scommetti devi stare attento alle sfumature e allora inutile portarsi dietro l’arbitro che giura sui figli altrui nella previsione di certi risultati in base a certe designazioni.
Correre per centomila chilometri sotto la luna e le nubi, diceva un generale cinese, combattere per trent’anni e avere in premio sabbia o polvere. Questo ci toccherà, ma è anche il destino dei finalisti che non vincono perché prima di una sfida importante le speranze sono alte come il cielo, sapendo che esiste un destino sottile come carta. Il basket che sperimenta la finale su sette partite parte per il suo viaggio schivando la montagna di ghiaccio del lunedì calcistico, così fra le partite di Siena e quelle di Roma ci sarà un giorno di respiro in più. Buona notizia per chi temeva, ma non faceva i conti con i pupari del nuovo millennio, una finale fra Siena ed Avellino, le città più piccole, pazienza se poi erano le più grandi. Nessuna paura, là dove si vuole e si puote era tutto sistemato.
Ma cosa dici? Dico quello che viene in mente a molti nella sala scommesse del Sisar e cioè che se devi scommettere hai bisogno anche di un gruzzolo sostanzioso. Scommettiamo che Roma nelle finali non potrà mai difendere come ha fatto contro Avellino? Per forza, quelli di Bonicioli e Zorzi giocavano in modo che la difesa di Gelsomino fosse esaltata, molto diversa la strategia d’attacco del Pianigiani. Visto. Ci sarà una spiegazione per ogni cosa.
Scommettiamo che la finale può finire quattro a zero per Siena? Non sembra esserci quota, ma una partita a Roma che torna nelle finali 25 anni dopo si potrebbe anche lasciarla pur sapendo che la versione più pericolosa del Montepaschi non è quella casalinga, bensì la metamorfosi da cobra per le trasferte dove si pensa meglio tutti insieme. Scommettiamo che McIntyre non farà la fine di Green? Ne siamo quasi convinti, diversi compagni, diverso il gioco, diverso tutto, forse anche il talento e, magari, anche la statura. Scommettiamo che Lorbek non reggerà l’urto contro Eze e Lavrinovic? Sembra logico e per Repesa non esistono speranze se la soluzione si chiama Crosariol che a Siena ricordano bene soltanto perché nella finale dell’anno scorso sfasciò un tabellone aggrappandosi ai ferri dopo la faticosa ascesa verso una schiacciata da duro che non dura. Scommettiamo che Jaaber non ruberà tanti palloni ai centrocampisti di Pianigiani? Altra vita, altri sistemi. Scommettiamo che Fucka dondolerà la testolina incredulo più di 50 volte nella serie ? Gli capita da quando sulla linea di tiro libero vede nebbia.
Va bene, basta con la finale scudetto perché altrimenti viene fuori che Boniciolli ad Avellino, come dicevano dal primo giorno quelli che adesso lo hanno spinto ad andarsene, ha soltanto trovato combinazioni fortunate che contro Repesa non potevano funzionare, 5 a 0 nella stagione, che esiste una bella differenza fra i video senesi e le chiacchierate con il paron Zorzi. Tutto vero come urlano le nostre erinni. A proposito scommettiamo che Boniciolli, l’uomo che sussurrava ai cavalli, che portava i ragazzini in palestra alle sei del mattino per armonizzare lavoro e scuola, che negli anni da disoccupato allenava nelle giovanili, sarebbe pronto a partire anche dalla Bi due nella sua Trieste? Non esiste quota. Quello è fatto così. Vola, si ferma, cambia direzione, sogna studia, legge, pensa. Ecco l’errore, lui pensa.
Scommettiamo che il gruppo Armani scoprirà che qualcosa non funziona nei conti dell’Olimpia il giorno dopo aver rilevato la società? Non è vero, ci hanno pensato così tanto che dovrebbero avere ben chiaro davanti il libro mastro della più scudettata delle società italiane. Scommettiamo che il Corbelli capace di fare gli auguri ad Armani, chiamandosi fuori dal basket che non lo ha meritato, potrebbe rientrare da qualche parte. In lui credono ancora tanti perché nel tempo ha ripulito situazioni difficili, “salvato” società importanti. Dicono che Snaidero lo vorrebbe come compagno di viaggio, ma anche Sabatini sembra interessato a mettere nuovi quadri all’Arcoveggio.
Scommettiamo che aspettate le pagelle? Abbiamo quasi vinto.
10 A Matteo BONICIOLLI perché devi essere davvero un tipo speciale se dopo aver fatto un capolavoro, vinto la coppa Italia, il premio come miglior allenatore, scopri che sei l’unico in Italia a cui non hanno fatto offerte anche se hai un biennale con Avellino. Lui è stupito che ci sia stata e ci sia battaglia su altri allenatori, già forniti di contratto, ma non su di lui. Beata ingenuità.
9 Ad Attilio CAJA che ha fatto benissimo, in puro stile Artiglio, in purissimo vestito di luce come capita agli interisti che quando vincono dicono di averlo fatto contro tutto e tutti. Anche Caja meriterebbe rispetto, rinnovi, ma, si sa, questo è un mondo dove si mandano via più facilmente gli allenatori capaci di vincere piuttosto di quelli che la raccontano su da anni, ma poi, nella sostanza, fanno allevare i talenti dagli altri, non prendono mai un rischio.
8 A Carlo RECALCATI, spiato nei minuti di sospensione da Rai sport, perché parla ai legionari delle sue nazionali balneari come se fossimo davvero nella campagna per arrivare in alto. Crede in tutto quello che fa e ci mancherebbe altro. Mitico.
7 A Giacomo GALANDA che contrariamente a Pozzecco non vuole proprio uscire di scena, si presenta sul palcoscenico delle città dove gli piacerebbe andare e spiega come vede il futuro, come pensa di poter essere utile. Lo dice a Varese, in attesa di progetto serio, lo dice alla Fortitudo in attesa di scoprire quanti allenatori riuscirà a pagare Sacrati più del miliardario Moratti.
6 A Danilo GALLINARI che riesce a ragionare sul futuro con una calma invidiabile per la sua età. Certo per uno che se la gode in vacanza a Milano Marittima con gli amici pensare alle grandi mele può diventare un problema. Una volta Meneghin venne contattato dai Knicks per essere il primo vero giocatore italiano nell’allunaggio, ma lui ci pensò bene e, alla fine, è rimasto dove gli volevano bene persino i nemici.
5 A Roberto DONADONI allenatore della nazionale di calcio che ha buttato fuori dal ritiro di Coverciano gli agenti dei giocatori perché in questo modo si è già accorciato la professione, perché ha dato un esempio che quelli del basket non sono in grado di seguire.
4 A Franco LAURO punito nel nome di tutte le testate televisive che neppure sfiorano l’argomento play off del basket visto che i diritti sono tutti di SKY. Ora possiamo capire certe storture, certe invidie, ma non servire il pubblico che ti sta seguendo è un crimine e questo dovrebbe saperlo alla Rai e a Mediaset quando urlano che stanno offrendo di tutto e di più.
3 Agli ARBITRI spocchiosi che inventano falli intenzionali visti soltanto da loro e non vedono andare sulla linea di tiro libero un giocatore diverso da quello che sarebbe stato duramente colpito nell’azione.
2 A Yannick NOAH grande del tennis, padre di Joachim, il toro di Chicago pescato con droga e senza patente, che ha cercato di spiegarci che quelle erano infrazioni veniali non certo da punire, non certo da pubblicizzare. Bella idea.
1 Alla LEGA che conosce benissimo la vicenda di quel giocatore straniero che aveva firmato un contratto per 275000 dollari e si è visto depositare nella sede di Bologna un accordo per soli 75000 dollari. Ora se questa non

è truffa diteci poi di cosa stiamo parlando, diteci se una cosa nota a tutti deve rimanere segreta, se gente del genere può ancora circolare vantando progetti per costruzioni meravigliose, naturalmente lontano dai posti dove hanno operato fino ad oggi.
0 A Gregg POPOVICH allenatore di San Antonio per il cattivo esempio dato ai colleghi italiani, ai dirigenti di tutto il mondo, per aver dichiarato, davanti ad un fallo evidente, che la botta di Fisher in faccia al suo Berry in azione di tiro per il sorpasso e la vittoria, non era stata determinante, mantenendo la stessa linea anche dopo la dichiarazione NBA in cui si ammetteva l’errore tecnico. Un tipo del genere in Lega italiana neppure lo farebbero entrare come giura di confessare appena possibile chi non ne può più di una organizzazione stile Commodo.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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