Repesa e gli allenatori estinti

8 Gennaio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il massaggio della Clijsters, la volata per la Coppa Italia e l’emergenza di Bologna…

Il desiderio, dopo certe sconfitte, certe partite, sarebbe quello di farsi massaggiare da un elefante come la tennista belga Kim Clijsters. Tutto bene fino a quando la bestia usa la proboscide, ma poi quando ti mette il piedone sui glutei, be’, allora comincia la paura. Deve essere questo il mistero che tiene in piedi un campionato dove 9 squadre si battono per gli ultimi 5 posti nelle finali di coppa Italia che si giocheranno a Torino. A molti fa comodo dire che il basket va in prima pagina soltanto per cose clamorose, che il basket è piccolo piccolo se ha bisogno ancora di vecchi miti come l’indiano dell’Illinois Dan Peterson per far parlare, ma troviamo tutta questa gente un po’ anemica, con il nasino all’insù, incapace di spiegarci perché mai ci si dovrebbe vergognare della riesumazione di Tutankamen Dan visto che proprio il basket lo aveva così ben imbalsamato sognando che sarebbe tornato, prima o poi. E’ avvenuto molto poi, ma qui chi può entrare nella testa di Livio Proli che arrivando da terre lontane, come competenza sportiva e specificamente cestistica, ha pensato bene di riformare quello che andava invece reso più solido leggendo pagina per pagina una storia che poteva e doveva educarlo.

Massaggi d’elefante per guarire dalla presunzione.
Magari la Bennet la pensasse davvero così domani che arriva Treviso guidata da Jasmin Repesa, il geniale Shrek, uno che non massaggia gli avversari. Cerca, piuttosto, di lasciarli senza fiato appoggiando le sue manone sulla fronte dei nemici. Trinchieri lo sa benissimo perché Repesa è sempre stato uno dei suoi evangelisti preferiti, perché era lui a consolare questo eccellente allenatore che è riuscito a mettere in campo persino il 2.22 Cuccarolo, quando si tolse il laticlavio e disse, giustamente, a quelli della Roma bella degli allenatori estinti, andate un po’ voi a guardare dentro la testa dei presunti campioni che avete ingaggiato. Anche a Treviso le cose non gli sono andate tutte bene e, infatti, domani sera si gioca un posto nelle finali di coppa Italia dove Cantù ha già il suo posto privilegiato sulla stessa montagna dove predica Siena, sul crinale dove Dan Peterson spinge il mulo chiamato Armani. Fame, garroni, come dicevano i grandi corridori, voglia di farsi perdonare: Cantù deve pensare soltanto a questo. Per Treviso tutto diverso perché stare fuori dalla Coppa Italia non è gravissimo, pensando poi alle fatiche europee, ma conoscendo i polli della Marca, potrebbe anche diventare un oggetto volante che torna in faccia.

Tornando alla penultima di andata vediamo l’elefante alzare il piedone per decidere se massaggiare o calpestare la Bologna che è sempre dimezzata, quella targata Virtus e Sabatini che doveva dare a Lardo i giocatori per l’emergenza
e, soprattutto, adesso che Sacrati ha sfrattato la Fortitudo dal Paladozza perché se fai del male, diceva uno storico, fallo fino in fondo. Si piange per Bologna ex caput del mondo basket italiota perché è su quel fronte che si fa più ironia sulla riesumazione. Non è vero che il basket è fermo a Peterson e Meneghin, comunque avercene di gente così, anche anziana. Abbiamo in Europa Messina e Scariolo, nella NBA tre che vanno benino, in Italia il Pianigiani non ci sembra uno da niente anche se capiamo che è difficile celebrarlo se corre una pista davanti agli altri. Non è colpa sua, ma il personaggio esiste volendolo coltivare senza lasciargli prendere in mano le lavagnette che richiamano le allodole di Sky, quelle che Bianchini, giustamente, romperebbe a Campo dei Fiori invocando la luce per chi non può creare personaggi essendo troppo geloso del personaggio che sta inventando per se stesso. E’ gente che vola più alto, sono nel cielo afgano, sono nel cuore della mafia, sono dappertutto, per il basket cifre e protocolli.

Oscar Eleni

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