Rally-X, tra i labirinti con una Formula 1

9 Aprile 2021 di Paolo Morati

Uno degli arcade con un’auto protagonista che abbiamo giocato di più è senz’altro Rally-X della giapponese Namco. Uscito nel 1980, il suo cabinet era spesso ospitato nei bar delle località di villeggiatura da noi frequentate, per cui ci capitava di investire quelle sudate 200 lire per raccogliere dieci bandierine al volante di una Formula 1 blu. Macchina che per chissà quale motivo girava tra le strade di un quartiere labirintico inseguita da veicoli gemelli ma di colore rosso, che si potevano bloccare con il fumo dello scappamento. Il tutto aiutati da una mappa per identificare la posizione delle bandierine e stando attenti a non finire il carburante, il famigerati ‘fuel’ che leggevamo all’italiana, presente in tanti altri giochi di quell’epoca indimenticabile.

Rally-X all’epoca fu considerato un’evoluzione del famoso Head On (classe 1979) della Sega, che in Giappone aveva avuto un successo strepitoso. Fu progettato da Hirohito Ito e Kouichi Tashiro, usando una scheda modificata di Pac-Man, gioco che poi avrebbe fatto la fortuna della Namco. Dettaglio tecnico che ha fatto sorgere tante leggende fra i video giocatori, prima fra tutte che il prodotto destinato al successo commerciale fosse Rally-X e non Pac-Man. Non sarebbe andata esattamente così, come ha detto la storia, anche se all’inizio soprattutto negli Stati Uniti i riscontri furono simili.

Rally-X era di fatto un arcade molto semplice da capire, in purissimo stile anni Ottanta, ma non così facile da dominare. A noi piaceva molto anche se non è in genere inserito tra i grandi classici dell’epoca, mentre ci ricordiamo anche di un suo clone con topi, gatti e pezzi di formaggio, Radar Rat Race, rilasciato per gli home computer della Commodore. Degna di nota anche la musica di sottofondo, ovviamente ripetitiva, di Toshio Kai che ci accompagnava durante il gioco. 

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