Calcio

Quello che i simil-Borriello dicono

Stefano Olivari 03/12/2008

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Presto torneranno le storielle di Cialtronia, vecchie (pubblicheremo a puntate il libro originale) e nuove. Per il momento ci accontentiamo di due vicende molto italiane di cui sta parlando mezzo sottobosco calcistico, di quello che riceve il cinque alto dai deejay spacciatori. La prima: c’è un grande club stranamente (diciamo stranamente perché quasi tutti i bilanci sono falsi, sceglierne uno è una questione di volontà) nel mirino della Guardia di Finanza, che negli ultimi tempi è stato molto attento a non movimentare i suoi conti svizzeri per pagare il nero di varie operazioni di mercato. La più grossa fra quelle recenti ha così dovuto essere integrata alla vecchia maniera, cioé con l’acquisto in chiaro ed a peso d’oro di due scarsi della scuderia di un procuratore collegato al mediatore ed al dirigente (sono i famosi anelli della distribuzione, cari agli studiosi di marketing) del club. Il problema è che nessuno, a parte forse il procuratore, pensava fossero così scarsi: non parliamo poi dei tifosi, indottrinati in estate nel solito modo da giornalisti non disinteressati. La società aveva pensato di recuperare rivendendoli a qualche debitore (di favori) almeno 3 o 4 milioni, ma finora ha ricevuto solo dei no: una commissione-tangente di 2 milioni di euro è così diventata di 6. La seconda storia da localaccio milanese della domenica sera, pieno di simil-Borriello (ma non del Borriello originale, stando ai testimoni) che la sanno lunga: molti procuratori da Lega Pro e dintorni invitano i propri assistiti a stare alla larga da una società che si dice essere nelle mani della ‘ndrangheta. Non abbiamo elementi per dire se questa situazione sia vera, ma due certezze sì: i calciatori sono velocissimi nel firmare le liberatorie a questo club, anche per stipendi non pagati, e questo club non ha sede nella Locride ma in Lombardia.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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