Quelli che tradiscono la Ferrari

11 Novembre 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Nel mondo del tifo esiste qualcosa di più stupido e ipocrita del ‘dobbiamo tifare per le italiane quando giocano in Europa’? Sì, esiste. E’ il tifo obbligatorio ed incondizionato per la Ferrari, come se Alonso ci rappresentasse più di Vettel o Stefano Domenicali fosse più simpatico di Chris Horner. Nel 1983 a Imola ci fu una becera esultanza sulle tribune per l’incidente a Riccardo Patrese (Brabham), che lasciò la testa al ferrarista Tambay, ma a quasi trent’anni di distanza troviamo sempre inconcepibile questo dogma del tifo obbligatorio per le macchine di Maranello.

O tifi Italia o sei un traditore, come se Prandelli (o Lippi, o Bearzot, o Pozzo) fosse stato eletto dal popolo: idea discutibile, ma stiamo comunque pur sempre parlando di un’entità che si chiama Italia. Invece la Ferrari non è l’Italia, ma un’azienda che fa più o meno bene il suo lavoro e che per mille motivi (non ultimo il falllimento o l’inglobamento nel gruppo Fiat delle sue concorrenti) è rimasta l’unica scuderia italiana. Che oltretutto si è arrogata il diritto di rappresentare nel mondo una certa idea di Italia. Quella molto provinciale delle ‘eccellenze’: poca energia elettrica ma molti vini doc, in estrema sintesi.

Pensieri profondi, che solo un degno italiano come Montezemolo poteva ispirarci, criticando il sindaco di Lesmo (Marco Desiderati, Lega) perché aveva osato confessare il suo tifo per la McLaren. Fra l’altro contro i suoi stessi interessi, visto l’indotto che può generare per Monza e dintorni una Ferrari vincente. ”Uno scandalo che un italiano tifi McLaren”, ha detto Montezemolo senza prendersi pernacchie. Non si stava discutendo di Formula Uno, ma di trasporto ferroviario, però questa idea del ferrarismo obbligatorio è ormai indiscutibile: le telecronache tifose, che tanto ci fanno indignare quando si parla di calcio (quando il tifo non è per la ‘nostra’ squadra, ovviamente), nell’automobilismo sono considerate una manifestazione di amor patrio.

(pubblicato sul Guerin Sportivo)

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