Professione sospeso

23 Febbraio 2007 di Stefano Olivari

1. Tutto quello che dice continua ad essere usato contro di lui. Anche solo il timido annuncio di una sfacciata conferenza stampa. Lunedì 26, senza rispondere ad alcuna domanda, Jan Ullrich comunicherà secco ai giornalisti non-si-sa-cosa. Forse il suo ritiro definitivo dalle corse. Più probabilmente, il raggiungimento di un accordo con la Volksbank o altro team. Resta il fatto che il vincitore del Tour ’97, oggi trentatreenne, sono otto-mesi-otto che si trova slicenziato senza giusta causa. Neanche la neutralissima federazione svizzera pare intenzionata a restituirgli il patentino di corridore. Tutta colpa della presunzione di colpevolezza, si presume. Quel processo mai innocente per il quale semplici indagati, indiziati o chiacchierati vanno comunque a finire male. Ponderare più che bene i giudizi espressi da un tribunale o patteggiare con le sentenze sputate dai soliti tribuni, al verdetto della giuria populista? La prima risposta non è quella che conta. Come in una commedia degli equivoci, Ullrich resta «tra color che son sospesi». Lo vediamo, vecchio e imbolsito, sbavare dietro al responso di un test del DNA. L’avevamo visto, dalla strada, zittire anche il pubblico più linguacciuto al mondo: quello del Trittico lombardo, che insulta gli staccati di Tre Valli, Agostoni e Bernocchi. Quel giorno, c’è chi giura d’averlo scoperto spianare il Lissolo col 53.
2. Avvertite Mikhail Ignatiev che la verdellea (già rosea) non intendeva esattamente gufargli contro, quando ha titolato: «Il Laigueglia incorona il nuovo Berzin».
3. Quasi-Bruno Tabacci: non è che siamo contro il dualismo in generale. È questo particolare dualismo, che proprio non ci convince. Del resto, non sta in piedi neanche secondo gli interessati Basso e Cunego. Il varesino si considera di un’altra generazione, rispetto al veronese. Questi riconosce che per battere quello dovrà lavorare ancora parecchio, specie a cronometro: se non altro, il futuro è nettamente dalla sua. Per il presente delle maggiori corse a tappe, invece, c’è ancora un uomo solo al comando. E la sua maglia è la stessa che indossava Lance Armstrong. Il suo nome, con l’accento sulla “o”, si spera ardentemente lo si possa pronunciare anche al Tour. Vogliamo parlare del dualismo UCI-organizzatori francesi?
4. Lévitan passò per mostro, come in Isaia, in Thomas Hobbes e altri ancora: prima di finire assolto, riabilitato e in ultimo salutato affettuosamente, ormai fuori concorso a Cannes. Fu Félix (12/10/1911-18/2/2007), giornalista ma soprattutto grande organizzatore: invitò i colombiani alla Grande Boucle, inventò il ciclismo femminile, pensò in grande tutta l’attività europea, scoprì l’America, fece e disfece chissà cos’altro. Grand homme, il piccolo e minuto redattore del «Parisien Libéré», poi temutissimo patron della corsa più importante al mondo. Ai corridori che gli chiedevano premi in denaro più cospicui, replicava tranchant: «Siete voi che dovreste pagarmi profumatamente: non sono forse io, a darvi modo di farvi conoscere?».
5. Quasi-segnalator. Per due pignolerie à la Mauro della Porta Raffo e per la registrazione di un fuori onda Fabretti-Sgarbozza (attenti a quei due). Sabato 10 febbraio – Donoratico. Si apre la stagione ciclistica italiana, RAI Sport c’è. Ore 16:35. Dagli studi di Saxa Rubra, Amedeo Goria lancia la sintesi differita del «GP degli etruschi» (GP Costa degli etruschi), dalla «provincia di Grosseto» (Livorno). E giusto alla “prima”, partono venti secondi stracult. In primo piano, la postazione dei telecronisti: un tavolo da pic-nic. Sullo sfondo il camper-regia. Alessandro a Giggi: «Bertogliati? Salerno? E di che squadre sono?». Giggi ad Alessandro, gli occhialini da intellettuale sul naso: «Subbito…», e scartabella l’elenco partenti. Zoom sui mocassini di Fabretti. Giggi arranca. Alessandro lo brucia e annota: «Palumbo è dell’Acqua…». Stacco, rientro in studio. Il gigante Goria resta in piedi. Occupa al meglio il tempo sospeso, come insegnano diciotto anni di Blob. «Inizia dunque una stagione… quanto mai attesa, con il… che chiaramente ci porterà…». Come dire, a chi non ha ancora rinnovato l’abbonamento: «Sorridi, peluche!».

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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