Pillola spiona

18 Aprile 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni nascosto in una scatola di scarpe, lavorate a mano sotto il cielo di Montegranaro, dopo aver fatto inghiottire centinaia di pillole Sayaka a questo basket che, come noi prigionieri delle bizze pancreatiche, aveva bisogno di una telecamera inserita nell’organismo per scoprire malattie, difetti senza dove invadere, senza endoscopie, senza veleni. La sognavamo, questa pillola, e presto ce ne sarà una che gira da tutte le parti persino nel cervello portando fuori i residuati di materia grigia che affliggono i venditori di società che non trovano mai il compratore giusto e sull’argomento il prode Corbelli terrà una lezione magistrale all’ateneo dell’arancio tarocco.
Con un po’ di zucchero la pillola andrà giù e ci dirà subito che non avevamo motivo per farci venire la gastrite quando a Torino, incontrando faccia d’angelo Bodiroga, gli avevamo urlato che quella sua Lottomatica non aveva dentro niente di bello da vedere, coltivare. Ci avevamo riso sopra, ma poi i fatti hanno dimostrato che avevamo visto davvero bene e adesso che i giocatori stessi ammettono di non essere nessuno, buttando fuori dallo spogliatoio l’Allan Ray coperto d’oro che aspetta eventuali play off per dichiararsi guarito, ora che Toti grida vergogna, che Veltroni scopre di aver bisogno della nostra stessa pillola in una settimana dove il suo apparato digerente è stato messo davvero a dura prova, insomma in questo momento in cui la Lottomatica è diventata un pezzo di sushi per la voracità di Siena, ammesso che non sia la quinta classificata a mangiarsela prima che la proprietà mandi tutti al cantiere più vicino dove hanno bisogno di tanta manualità così ben descritta sul canale lecca lecca di SKY, dobbiamo proprio dire che mai tanti soldi erano stati buttati via per gente fasulla.
Non scopriamo niente, dopo la coppa Italia, dicendo che la vera rivale di Siena sarà Avellino o, magari, Montegranaro, così come non diciamo niente di nuovo annunciando per tempo che sarà difficile eccitare algidi capi servizio dello sport, capi redattori nei giornali sportivi, se davvero si arrivasse all’epilogo senza grandi città, perché Milano e Roma potrebbero elidersi, perché la Fortitudo dovrà chiedere proprio all’Armani, nell’ultima giornata, l’ultimo posto che si contenderà a quota 32 punti con Biella e Cantù.
Avessimo incontrato a Torino anche Buzzavo, oltre al povero Atripaldi che alla vigilia della quindicesima di ritorno si era fatto ingolosire firmando un carta d’Arabia che gli garantiva felicità e progresso se Biella avesse trovato i play off e la Benetton il nono posto utile per tornare nell’Eurolega a contratto, insomma se ci fosse capitato davanti Giorgione avremmo detto anche a lui che non ci è piaciuto niente, ma proprio niente, di quello che hanno fatto a Treviso dopo la “puttanata” del fornaretto poi messo all’indice sapendo che era colpevole solo di troppo amore, sicuramente il meno colpevole. Certo non glielo avremmo detto, al sior Gilberto, giovedì sera quando la pallavolo ha fatto splash e il basket ha fatto blob.della libertà, sia che vada spulciare le varie edizioni della Provincia, dobbiamo anche aggiungere
Lottando con furore contro il presidente Maifredi che non trova questo sito, contro il Crippa moscovita di ritorno in Italia che non sa più dove leggerci, soffrendo per la fedeltà di Carlo Recalcati che invece risponde ad ogni addebito con puntualità, sia che la trovi su questo muro che non sbagliavamo, in passato, a difendere e sostenere il Finelli che a Montegranaro ha dato il tocco in più, il cemento per arrivare al massimo, come direbbe la moglie di Garris, soprano di grande dolcezza, persino allo scudetto anche se va ripetuto che questo titolo non avrà altra padrona che Siena e per le altre ci sarà l’orgoglio di aver partecipato alla stagione dorata della Mens Sana. Ma come, direte voi, Avellino e Montegranaro hanno già battuto Siena, perché non potrebbero ripetersi? Perché nei play off sarà tutto diverso, anche se i lupi di Boniciolli hanno aggiunto pelo per evitare morsi, perché il Montepaschi a noi è sempre apparso più bello in trasferta che in casa pur avendo perso per stanchezza fisica e mentale in Irpinia e nelle Marche, lasciando perdere la caduta di Varese che dimostra soltanto quanto sia inutile beatificare i giocatori, salvo poi prenderli a legnate per piccole cose, non mollando mai la presa. Siena aveva bisogno del suo bagno freddo, ha scelto Varese, poi è andata ad espiare fra palloni di cioccolato sui campi di Lugano, aspettando di capire se contro Cantù varrà la pena riaccendere il motore o sarà meglio rilassarsi ancora un paio di giorni prima di pensare a Madrid, alla semifinale contro il Maccabi che si porterà dietro più di seimila persone come è sempre successo quando al grande ballo europeo ha partecipato la squadra campione d’Israele che in questa stagione non conosceva le sue potenzialità fino a quando non è arrivato Zvi Sherf.
Pagelle con starnuto perché questi sono i giorni maledetti dove se sbagli giacca sei rovinato:
10 A Luca VITALI piccolo diavolo di Montegranaro che ora vorrebbero in tanti, speriamo la Nazionale prima di tutto, interprete della sinfonia del Finelli allenatore che nella carriera non ha mai chiesto favori, mettendoci sempre quella faccia da moschettiere.
9 Al RIGHETTI rivitalizzato dalla cura Boniciolli-Zorzi in quel di Avellino, terra dove, si dice, avevano inventato tutto prima dei due cacciatori separati dai bianchi di Trieste e Gorizia, ma, dove, ci consentiranno, persino il calcio di Sibilia mai era arrivato alla coppa Italia e ad una possibile finale scudetto. Premio aggiuntivo se non riderà troppo della sua brutta Roma caduta un’altra volta sul traguardo come in Europa, come nella coppa Nazionale. Certo se aveva ancora fame il primo a capirlo doveva essere l’allenatore o il compagno Bodiroga.
8 A Valerio BIANCHINI a cui tutti concederanno l’onore delle armi dopo la chiusura in grande stile contro i campioni in carica, i favoriti per lo scudetto. L’evangelista meritava un coro di angeli per questa uscita dalla scena che avverrà veramente nella trasferta di Capo d’Orlando e poi in casa contro Scafati.
7 Al BLIZZARD ritrovato da Pasquali anche se ormai per questa Virtus è troppo tardi. Ora dicono, ma in pochi riescono a credere quando il passato ha sempre dimostrato il contrario, che Sabatini confermerà l’allenatore che ha comunque fatto la finale di coppa Italia e lavorato per bonificare il territorio dopo tanti pasticci. Sarebbe logico. Per questo ci sembra così difficile in un basket che si prepara a festeggiare con i soliti tromboni il ritorno in Roseto, con ambizione per comprare diritti di società in fallimento, del Martinelli che aveva giurato di non avere più voglia, stanco di un basket che sembrava non meritarlo anche se in questo caso quel basket era sostenuto da tutti.
6 A Romeo SACCHETTI che meriterebbe anche 10 perché Capo d’Orlando ha rappresentato qualcosa di speciale, Pozzecco a parte, raggiungendo risultati che la Sicilia non aveva mai ottenuto, che una società allegra, simpatica, inseguiva, ma senza disperarsi se, come è accaduto l’anno scorso, il finale fosse stato di tormento.
5 Ad Aito RENESES, allenatore del Badalona che ha imperato per anni sul mondi blaugrana del Barcellona, perché quando vince, incanta, quando lancia un talento come Rubio, affina un fenomeno come Rudy Fernandez, ti obbliga anche a difenderlo da quegli invidiosi che mai pensavano di trovarlo ancora con una coppa europea da alzare, mai sospettavano che sarebbe stata la sua lama a far sanguinare la gola del Real come nell’ultima di campionato con 18 triple nella canasta. Anche per lui ci vorrebbero dei 10 di scorta.
4 Al CORBELLI che invece di vantarsi dei correttivi giusti dovrebbe accusarsi dei rinforzi sbagliati, che invece di considerare Caja allenatore confermato per gratitudine dovrebbe dire che non esiste allenatore migliore e che non hanno senso le voci di un preaccordo fra Messina ed Armani considerando che il Barcellona ha già pront

a la casa per il nostro Tancredi, che non vale l’accanimento sulla notizia di possibile contratto con Scariolo, che non ci sono ostacoli per andare avanti con l’Olimpia anche senza blue jeans.
3 A Cesare PANCOTTO perché non ne possiamo più di sentire che alla Snaidero manca il cinismo, perché ci piacerebbe sentire, una volta tanto, una bella ammissione di colpa per una stagione andata davvero molto male, anche se questo non vuol dire divorzio dal Friuli, anche se per molto meno certi suoi colleghi hanno dovuto fare le valigie pur avendo costruito la casa dove oggi vivono così male gli arancione di Edy.
2 A Dan PETERSON se davvero ha creduto ai malvagi che gli avevano fatto sapere dell’ostilità di Carlo Recalcati dopo la lezione al Palalido chiusa prima delle due ore previste. Non è così, il cittì circondato dai cammellati di Mattioli, ma non protetto nell’oasi federale, ci ha fatto sapere di avere invece apprezzato molto, rammaricandosi soltanto che la lezione infilata nelle finali di Lega nazionale non avesse avuto più spazio. Ai pettegoli l’ardua risposta e anche le prove.
1 A Svetislav PESIC che sembra non avere più fortuna: scappato da Roma, dalla Spagna, è rimasto di ghiaccio a Mosca dove pure allenava la Dynamo. Anche i maestri sbagliano quando inseguono soltanto il denaro. Fa bene Bodiroga a difenderlo ad amarlo, ma ammetterà che due stagioni bucate fanno già una prova d’imborghesimento.
0 A Gelsomino REPESA che guarda sorpreso al tonfo contro Montegranaro prendendosi tutte le colpe, coprendo ancora una volta una squadra fatta senza una logica, vuota nell’anima, una squadra costata una esagerazione dove i più costosi, da Allan Ray e Drejer, per non parlare del recupero forzato di Hawkins, per non parlare degli ultimi acquisti Crosariol ed Amadori assolutamente inutili, sono stati davvero deleteri al gruppo, alla costruzione di qualcosa che potesse durare più di qualche balletto al Circo Massimo.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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